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Vecchio 15-08-2012, 03.17.15   #3086
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Alprando osservava e scrutava ogni riflesso e rilievo di quella pietra rossa, con una grande lente convessa, attraverso la luce di una candela.
“Allora...” disse l'uomo che aveva portato quella pietra “... ditemi qualcosa...”
“Ancora un momento...” zittendolo con un cenno Alprando “... già...” mormorò poi e riponendo la pietra sul tavolo.
“Dunque?” Chiese l'uomo. “Quanto vale secondo voi?”
“Beh...” rimettendo la lente in un astuccio Alprando “... così, su due piedi, non è facile a dirsi... di sicuro possiede un suo valore, un po' per la rarità della pietra, un po' per il taglio, la manifattura e il trattamento generale... ma ditemi... come ne siete entrato in possesso?”
“Ecco, io...”
“Un uomo come voi non può certo averla comprata” fissandolo Alprando “e di sicuro non l'avete vinta al gioco.”
“Come fate a dirlo?” Brontolò l'uomo. “Sono un giocatore, io.”
“Ed io non lo metto in dubbio.” Replicò Alprando. “Ma dubito che il possessore di un simile oggetto possa poi utilizzarlo come piatto in una volgare partita di dadi. Forse si tratta di merce rubata?”
“Ma cosa dite!” Esclamò l'uomo. “Sono un uomo onesto, io!”
“Riuscite a far convivere in voi l'animo del giocatore con l'indole dell'uomo onesto? I miei complimenti dunque.”
L'uomo non rispose niente.
“Ma comunque” continuò Alprando “a me non interessa questo. Sono invece molto più incuriosito dal modo in cui questa pietra sia entrata in vostro possesso.”
“Ebbene, l'ho trovata.” Disse l'uomo. “Si, l'ho trovata... presso il canale sotto le mura... e poi, quasi per caso, ho saputo che un certo cavaliere, il suo proprietario molto probabilmente, è intenzionato a ritrovarla... pare abbia promesso una lauta ricompensa...”
“Si, ora comprendo.” Annuì Alprando. “E voi siete venuto qui per capire se il valore di questa pietra sia più o meno lontano da quella ricompensa... giusto?”
“Beh, non ci vedo niente di male.”
“Oh, il Bene e il Male sono inversamente proporzionali tra loro e l'unica incognita è rappresentata, purtroppo, dalla coscienza umana.”
“Cosa significa?”
“Nulla, fandonie filosofiche di un cinico e passivo osservatore del mondo e dei suoi simili.” Rispose Alprando.
“Insomma, quante vale questa pietra?” Domandò l'uomo.
“Possiamo dire” fissandolo l'altro “che il suo valore può essere anche inestimabile, ammesso voi siate un innamorato.”
“Cosa intendete dire?”
“E' Carbonchio” rispose Alprando “e possiede un valore assoluto in Amore. Posso darvi un consiglio? Riportatelo al suo legittimo proprietario. Per lui, infatti, questa pietra non ha prezzo e vi ricompenserà a dovere, statene certo.”
A quelle parole, gli occhi dell'uomo si accesero di una forte avidità.
“E' un dono questo” continuò l'altro “d'altri tempi. Tempi di grandi amori e di grandi amanti. Il proprietario di questa pietra non è un uomo comune, come non è un sentimento comune quello che egli prova per la sua amata. Che voi sappiate, ha una donna, vero?”
“Si...” mormorò l'uomo “... credo di si...”
“Rendetegli la pietra” disse Alprando “e lui vi ricompenserà. Altrimenti, oltre alla sua ira, incapperete nel castigo di qualcuno ben più pericoloso.”
“Cosa intendete dire?”
“Parlo del castigo di messer Amore.” Sorridendo Alprando. “Mai dividere i suoi prediletti... un grande poeta una volta scrisse... Amor ch'a nullo amato, amar perdona...
“Come fate a sapere tutte queste cose?”
“Nella mia terra” spiegò Alprando “abbiamo conosciuto un amore simile... di un duca che donò una pietra uguale a questa alla sua amata... rendete questa pietra al suo possessore e sarete ricompensato...”



“Allora mi chiedo...” disse Guisgard fissando la regina “... perchè proprio io?”
“Perchè hai tutto da perdere.” Rispose lei.
Guisgard allora si voltò verso il gigantesco cavaliere di nome Anion.
“Se fallirò sarà dunque lui ad uccidermi?”
“Si.” annuì la regina.
“E sia...” fissandola Guisgard “... partirò adesso stesso. Ma non prima di aver riavuto Talia.”
“Più tempo passerai qui a cercarla” disse la regina “e meno ti resterà per trovare il Fiore.”
“Non lascerò questa città senza di lei.”
“Allora non abbiamo altro da dirci.” Alzandosi dal trono lei. “Fossi in te partirei subito. Ammesso che ti sia cara la vita.” E svanì dietro una grande porta che si richiuse subito dopo il suo passaggio.
Guisgard, allora, liberato dalle catene, fu accompagnato fuori dal palazzo reale.
Nello stesso momento, Talia, a casa di quei coniugi, si era appena destata da quel sogno.
L'angoscia per la sorte di Guisgard, che ella ignorava, la paura per la piega che avevano preso gli eventi e lo smarrimento causato dal non avere più con sé la pietra di Chymela, tormentavano l'animo della ragazza.
La donna si era allontanata appena Talia era stata colta da quel sonno leggero.
Tornò dopo alcuni istanti, con una nuova candela, che posò sul comodino accanto al letto, in sostituzione di quella consumata.
“La luce tiene compagnia...” mormorò la donna “... io non riesco a dormire se non brucia almeno una candela nella stanza...”
In quel momento qualcuno bussò alla porta.
La donna allora andò verso la soglia.
“Chi è?” Chiese senza aprire.
“Sono io, donna.” Rispose suo marito.
Lei allora aprì e l'uomo entrò.
Ma non era solo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO

Ultima modifica di Guisgard : 15-08-2012 alle ore 03.22.44.
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