Discussione: Maleficio d'Amore
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Vecchio 31-05-2009, 09.59.15   #1
Anton Guiscard
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Post Maleficio d'Amore

L’Estate appena finita aveva bruciato campi e boschi e capanne, arroventato le armature, prosciugato laghi, fiumi e cuori di donne giovani. Ero un superbo cavaliere, allora. Onore, gloria, fama, ricchezza. Nulla mi mancava.Passavo altero tra la folla con sguardo distaccato, inconsapevole di tanta boria, stupido nella vanagloria, inutile al mondo e a Dio.Il mio Re riservava per me il posto più vicino al suo. Gli altri cavalieri mi ammiravano e mi temevano. I nemici, al solo vedere le insegne sullo scudo, fuggivano a gambe levate.Nulla mi mancava, pensavo.Le damigelle di corte gareggiavano tra loro in tenere frivolezze per sedurmi. Principesse e regine si contendevano il mio sguardo.Io guardavo solo avanti. Non esiste l’amore, per chi ha consacrato la vita alla propria spada.L’amore è un giochetto per cuori teneri, mi dicevo.Al torneo di fine Estate, per uno di quei giochetti dispettosi, uno sfizio da gran signore, dopo la vittoria conquistata, portai la punta della mia lancia al cospetto di una giovane pulzella, meravigliosa nella sua tenerezza, casta, pura, elegante, bella come un cielo scoperchiato, e lei vi annodò la manica rossa della sua veste, come pegno immortale d’amore.La sera stessa m’imbarcai per il continente, già dimentico di lei e delle promesse.Tornai un anno dopo e ne trovai il nome scritto su una nuda tomba. A vent’anni è facile morire per amore, mi dissi, ancora annebbiato dalla stoltezza.Quell’Autunno fu breve. Si trasformò in un Inverno gelato. Cercavo le ragioni del mio polso non più saldo, delle mie esitazioni, dei miei sfinimenti improvvisi.Fin quando non mi apparve.Una Dea. Forse Nimue Nella sua forma che incute terrore, un occhio lampeggiante e l’indice accusatore contro di me.Non credi all’amore, cavaliere. Ti fai beffe dei cuori. Sei solo un corpo vuoto ricoperto di ferro. Ferro destinato ad arrugginire e corpo destinato a marcire. Avrai il destino che meriti.Scomparve tra tuoni, lampi e fulmini, lasciando la nebbia.Pensai ad un incubo.La primavera arrivò e mi vide nuovamente baldanzoso, a fianco del Re, vincitore di giostre, di nemici e di cavalli selvaggi.
Fu allora che la incontrai. Lei, il cui nome è inciso sull’elsa della spada. Una fiammata dritta dritta in petto. Uno sguardo che afferra il mio cuore e lo lancia verso il cielo. Un capogiro durevole, stordente, dolciastro, una vertigine assoluta.Una furiosa brama di possesso. Una mancanza di criterio. Una rivolta di ogni paradigma. Una ribellione contro tutto e tutti. Lei, lei, lei, soltanto lei.
Una follia lucida, che colpisce mendicanti e re(1).Le rivolsi la parola. Milady. Balbettavo. Le gambe tremavano. Sudavo copiosamente. Milady.Nulla. Non mi vede. Non mi sente. Non mi percepisce. Non sa che esisto.Ecco il maleficio. Ecco la condanna. La amo più di questa vita da guerriero, più di questa spada che è parte di me, più del mio Re, che mi è padre e fratello, più di me stesso e di questo corpo dannato che mi sostiene. La amo più delle stelle, della Luna, del Sole. La amo più di Dio.(2)Non ho altri motivi per vivere, se non lei. E lei non sa nulla. Non sa che esisto, che vivo, chi sono, che ho fatto, che farò. Una magia terrificante ci separa. Nulla può aiutarmi.
Non credevi all’amore, eccoti servito, mi disse in sogno Nimue.
L’eremita cieco, il vecchio amico al quale tante volte m’ero rivolto per consigli, mi diede l’indicazione: andarmene in giro per il mondo a cercare il senso più autentico e profondo dell’amore. Cercarlo e trovarlo per guarire e annullare il sortilegio.Così iniziò il mio vagabondare. Questo è l’inizio della mia storia. Questa la strada che ho percorso. Questi i miei passi. Questa la domanda: cosa è realmente l'amore ?

Voi che per li occhi mi passaste ‘l core
E destaste la mente che dormia,
guardate a l’angosciosa vita mia,
che sospirando la distrugge Amore.
(Guido Cavalcanti)


1cfr da “Excalibur” di John Boorman, Nicol Williamson-Merlino.
2cfr da “Robin e Marian” di R. Lester, la meravigliosa Audrey Hepburn- Marian
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