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Vecchio 15-01-2015, 01.47.23   #19
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Le grandi ricerche, spesso, o quasi sempre, impongono di giungere ad un punto fermo, di rottura, in cui tutto sembra fermarsi, perdersi, annullarsi.
Un momento in cui si viene quasi rigettati indietro, facendoci perdere ciò che si era così faticosamente raggiunto.
Quasi come una sconfitta definitiva, incomprensibile, assoluta.
Accadde ad Ulisse durante il suo ritorno verso l'amata Itaca, quando Eolo, a lui benevolo, racchiuse in un grosso otre tutti i venti contrari, lasciando libero solo quello favorevole a ricondurre in patria il grande eroe.
Ma poi i suoi compagni, credendo che nell'otre vi fossero nascoste chissà quali ricchezze, approfittando di Ulisse addormentato presero l'otre, lo aprirono, liberando così tutti i venti, che spinsero via, di nuovo indietro la nave, nonostante Itaca fosse ormai stata avvistata ed imponendo così all'eroe di ricominciare da capo il suo viaggio di ritorno.
Ma anche Parsifal dovette subire una Sorte simile, quando giunto finalmente al Castello del Re Pescatore, vedendo il Santo Graal alla fine di una Mistica Processione, peccò non ponendo la fatidica domanda al Re.
Ed al suo risveglio, il giorno successivo, trovò il Castello vuoto, così da dover riprendere, tempo dopo, la sua Sacra Ricerca dal principio.
Dunque, come si vede, spesso l'eroe vede interrompersi la propria ricerca, per motivi a lui ignoti o per qualche sua colpa, costretto poi a ricominciare da capo il cammino.
Come racconta questo frammento rubato all'imminente Gdr...

Il giovane attraversò i battenti della porta cigolante, mentre ormai fuori il Sole era alto a Mezzogiorno.
Il cane abbaiava nello spiazzo, rincorrendo le oche starnazzanti e spaventando le galline avventuratesi fuori dal pollaio.
Il cielo era velato da sottili e soffuse nuvole, simili a veli di opaca e sfuggente malinconia, che parevano scendere piano e ricoprire le sagome dei monti lontani e rendere muta ed enigmatica la campagna circostante.
Il giovane aveva con sé solo la sua ocarina, che aveva suonato, di una melanconica melodia, fino a qualche istante prima.
“Salute a te, ragazzo.” Disse vedendolo entrare il vecchio maniscalco. “Ti sei svegliato presto oggi. E' da un po' infatti che ti sento suonare quel tuo strumento.” Mentre accomodava alcune staffe di una sella.
“Ho fatto di nuovo un sogno strano...” mormorò il giovane.
“I sogni sono quasi sempre strani, ragazzo mio.” Sorridendo il maniscalco.
“I miei sono ricorrenti...”
“I saggi” bevendo dell'acqua il vecchio “affermano spesso che i sogni altro non sono che confusi pensieri notturni. Non badarci dunque.”
“Ho rivisto in sogno ancora quella nave...” fece il giovane “... quella gigantesca nave volante... stavolta sorgeva dal Lagno...” avvicinandosi ad una delle finestre e restando a guardare fuori “... e poi...”
“Poi?” Ripetè il vecchio.
“Poi ho veduto luoghi incredibili...” raccontò lui “... città sterminate... ed in ognuna vi era una donna... una donna bellissima... e ciascuna celava un segreto...”
“Beh...” ridendo appena il maniscalco “... non ci vedo nulla di strano in questo. Sei giovane ed è normale che i tuoi pensieri ed i tuoi sogni siano indirizzati verso belle donne.” Facendogli l'occhiolino.
“In quei sogni poi” ancora il giovane “io cercavo qualcosa... non so cosa di preciso... ma cercavo, anzi desideravo qualcosa più di qualsiasi altra mia aspirazione... mai, posso dire, di aver desiderato qualcosa in vita mia come ciò che cercavo in quei sogni...”
“Sarà stato di certo il cuore di qualcuna di quelle donne!” Divertito l'uomo.
“E' strano, non trovi?” Chiese il giovane.
“Suvvia, ragazzo mio.” Dandogli una pacca sulla spalla il vecchio. “Sono solo sogni. E tu hai una viva ed assurda immaginazione. Fossi in te non ci baderei neanche più. Sapessi io che razza di sogni faccio. Ora dimentica queste cose ed aiutami qui, piuttosto. Oggi verranno dal paese a prendere una bella quantità di latte e ci sono da mungere le pecore.”
“Una cosa non ti ho detto...” disse il giovane, fissandolo con i suoi limpidi occhi azzurri “... ho visto la Gabbianella Blu... come la sognai mesi fa...”
“Come la nave volante!” Ridendo di nuovo il vecchio. “Non mi meraviglia affatto! Navi volanti e Gabbianelle Blu si vedono solo in sogno! E magari dopo aver bevuto un bel po' e mangiato qualcosa di pesante!”
“No...” facendo per uscire il giovane “... la Gabbianella Blu stavolta non l'ho sognata... era fuori dalla finestra, su un albero... era lì, al mio risveglio... mi ha guardato per un istante e poi è volata via...”
Il maniscalco restò a guardarlo in silenzio, fino a quando il giovane oltrepassò la porta.
“Icarius, aspetta...” tentò di chiamarlo il vecchio, ma lui era già uscito.
L'uomo allora si avvicinò alla porta e rimase inquieto a fissare il giovane andare via in sella al suo cavallo, diretto all'ovile.
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