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Vecchio 01-02-2017, 02.28.58   #2
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, ci fu una guerra, lunga e potente.
Una guerra che sembrava non finire mai.
Una guerra che ora, dopo migliaia di anni, non trova ancora eguali.
Nulla fu mai più paragonabile alla Guerra Senza Nome.
Mondi diversi tra loro entrarono in contatto, guerrieri di ogni stirpe si affrontarono in scontri senza pari.
Eppure le sorti della guerra erano sempre in bilico.
Il potere di Cormonios era forte, inarrestabile e i Sette faticavano a tenergli testa, eppure resistevano.
Sette piccoli pianeti uniti contro il gigante rosso, che da solo era più grande di tutti loro messi insieme.
Fu allora che accadde qualcosa, qualcosa che nessuno ormai si aspettava, qualcosa capace di ribaltare le sorti della guerra.
Un’arma, potente e unica venne forgiata nelle miniere di Valstin.
Un’arma capace di veicolare l’energia delle Sette Stelle.
Ci fu una grande riunione intergalattica tra i capi supremi di ogni pianeta dell’alleanza, alcuni erano restii a consegnare la propria Stella, altri invece non esitarono.
Alla fine, devastati dalla lunga guerra, tutti i capi acconsentirono e Supernova entrò in azione.
Io stessa fui incaricata di scagliarla contro Cormonios.
Nessuno però, si aspettava quello che successe quel giorno.
Fu un giorno talmente terribile, da essere ricordato negli annali come il Giorno del Silenzio.
Silenzio, fu quello che si sentì quel giorno, dopo che Supernova entrò in azione.
Cormonios non venne solo sconfitto.
Cormonios venne cancellato, distrutto.
Nessun Cormoniano sopravvissuto, un'intera stirpe sterminata e perduta in un battito di ciglia.
Quell'arma era troppo potente, troppo imprevedibile.
Nessuno era al sicuro, nessuno poteva dormire sonni tranquilli.
Il consiglio discusse violentemente sul da farsi, ma tutti erano d'accordo: era troppo per tutti loro.
Stava sorgendo un'era di pace, nota come la Pace dei Sette, e non ci sarebbe mai stata pace con quell'arma in circolazione.
Fu deciso così di smembrarla.
Le singole Stelle vennero nascoste su un pianeta neutrale, un pianeta che non si era nemmeno reso conto della guerra: la Terra.
Mentre la Supernova venne affidata a noi Muse.
Un onore, indubbiamente, ma anche una responsabilità.
Ma se c’era un posto dove Supernova sarebbe stata al sicuro era Solaria, un luogo fuori dal tempo e immune alle bassezze che corrompono l’anima.
Un luogo di pace, conoscenza e contemplazione.
Un luogo però dove non si è dimenticato l’orrore della guerra, dove si ogni Musa è pronta alla guerra che verrà.
Fin dalla Grande Notte, quando tutto ebbe inizio.
Questo è il nostro destino, la nostra missione: conservare la Supernova.
Senza le Sette Stelle, però, essa non è altro che un bellissimo ornamento, una stella a sette punte di Metallo Solare.
Preziosa, per lo più, ma non pericolosa.
Ma se qualcuno dovesse trovare le Stelle e farla ripartire, sarebbe la fine.
La fine del mondo per come lo conosciamo.
Per questo, da millenni monitoriamo la terra, silenziose, eteree, lontane.
Il ritrovamento di una stella era quanto di più pericoloso potesse capitarci.
O almeno così pensavo...




“Signori, vi prego!” tuonai, mentre il silenzio tornava nella sala.
Avevo sentito abbastanza, e la mia pazienza stava per esaurirsi.
Era una situazione assurda, la cosa più assurda che avessi mai vissuto da dopo la guerra.
Restai in silenzio per un istante, e il vociare riprese.
Adesso si stava esagerando.
Mi alzai dal trono d’oro che dominava l’ampia stanza circolare.
Si trattava di una stanza rimasta immutata da migliaia di anni, con un colonnato esterno, in marmo bianco, diversi scranni usati durante il consiglio, una fonte zampillante al centro, e naturalmente il trono d’oro, su una pedana con leoni intarsiati al suo interno.
Aveva visto migliaia di sedute del consiglio dei Sette, centinaia di volti diversi, problemi diversi.
Ma mai, mai aveva dovuto affrontare una simile minaccia, un simile tradimento.
Ribollivo di rabbia, mentre guardavo tutti intorno a me.
Si erano zittiti al mio cospetto.
Non erano in molti a poter dire di aver sentito la mia voce, come garante del consiglio, io mi limitavo a supervisionare, a garantire le trattative, a sancire la sacralità dei patti.
Dopotutto io c’ero, io ci sarei sempre stata.
C’ero quando tutto era immutabile, c’ero quando Cormonios ci attaccò, c’ero quando la Supernova lo distrusse, c’ero per costruire la pace.
I mondi potevano nascere e crollare prima che su Solaria tramonti il sole, si diceva nella galassia.
Ma ora, ora anche il nostro pianeta era in pericolo, anzi, soprattutto il nostro pianeta.
“Ascoltate!” la mia voce risuonò nella sala “Tutti noi siamo stati ingannati, noi tutti siamo stati traditi..” li guardai, ad uno ad uno, dall’alto del trono “Ma io più di voi..”.
Un vocio sibilante si diffuse, ma alzai una mano per zittirli.
“La Supernova è stata affidata a noi Muse….” Annuendo gravemente “Ed è una di noi ad essersi macchiata del più infame ed efferato tradimento nella storia della galassia..” mentre sentivo il sangue ribollire nelle vene.
“È mio compito, dunque, risolvere la situazione… mio, non vostro..” guardandoli.
Era vero, e tirarmi indietro non era mai stata un’opzione.
“Andrò sulla terra, recupererò Supernova e consegnerò in catene la musa Athia a questo consiglio, perché le venga inflitta la più terribile delle punizioni..”.
Se solo pensavo all’amicizia che ci aveva legato da anni, a tutto quello che avevamo condiviso.
Dovevo andare io, volevo che mi guardasse negli occhi mentre mi diceva perché aveva tradito me e tutto il nostro mondo.
“Ma maestà..” una voce si fece largo tra le altre “Non potete andare sola, è pericoloso..”.
“Lasciare la Supernova nelle mani di chissà chi è pericoloso, generale..” ribattei, inflessibile “E poi è soltanto la terra..”.
“Un paese che non conosciamo..” azzardò un altro membro del consiglio.
“Che voi non conoscete..” ribattei, voltandomi di scatto verso di lui “Noi osserviamo la terra da millenni ormai, abbiamo visto costruire e distruggere, abbiamo visto guerre, imperi, singoli, piccole storie.. conosciamo quello strano mondo mortale meglio di chiunque di voi…” guardandoli con aria grave “Anche per questo andrò io..” annuendo.
“Estea!” chiamai, distendendo la mano di fronte a me, ad indicare la Musa che faceva il suo ingresso in quel momento “Vi guiderà in mia assenza, con saggezza e lungimiranza..” le sorrisi, facendole segno di raggiungermi sul trono, mentre io scendevo per farla salire.
Le strinsi la mano, e ci scambiammo uno sguardo in cui erano racchiusi millenni di storia, e infinite emozioni.
“Lei è mia sorella, il mio specchio…” portando elegantemente in alto la mano giunta alla sua “Portatele il medesimo rispetto che riservate a me, poiché le affiderei la mia vita, e ora le affido Solaria..”.
Ci fu un applauso per lei, a cui io sorrisi compiaciuta.
La strinsi a me per un istante e poi mi avviai in mezzo al consiglio, dove ogni generale, re o presidente volle farmi i suoi auguri per il viaggio.
Un viaggio che poteva essere il primo senza ritorno.




La sala dei comandi era in piena attività.
Una missione del genere andava studiata nei minimi dettagli, nulla poteva essere lasciato al caso.
Ormai era tutto pronto, l’astronave era stata impostata per Afragopolis, la città in cui era atterrata Athia, io stavo ultimando la mia decontaminazione interstellare per adeguare il mio corpo allo spazo-tempo della terra, e Vale pensava ai dettagli.
Vale, la mia inseparabile aiutante, mi sarebbe stata indispensabile sulla terra.
Vale era molto più di un robot, era un marchingegno di cui ormai non potevo fare a meno.
Di metallo Valisiano, era in grado di mutare le sue cellule in modo da ottenere la forma che più si aggradava alla situazione, munita di un processore di ultima generazione, era in grado di elaborare dati alla velocità della luce, cosa molto utile in quel frangente.
Mentre io sistemavo le ultime faccende burocratiche prima di partire, lei aveva effettuato una ricerca capillare su quella che era la situazione terrestre del momento, per quanto riguardava le cose più basilari e banali, a cui di solito noi non facevamo caso nel nostro monitoraggio.
Cose come la moda del momento, il modo di parlare, le abitudini elementari, e cose del genere.
Dovevo ricordarmi cose come i vari pasti della giornata, il fatto che avessero bisogno di dormire, ma la cosa più importante era non dimenticare mai che i terrestri erano convinti di essere l’unico pianeta abitato dell’universo, cosa per cui tutta la galassia li prendeva particolarmente in giro.
Però questa ignoranza ci aveva fatto comodo, ed ora che l’arma più potente mai costruita era sul loro pianeta.. beh, era meglio che non sapessero niente, in effetti.
La decontaminazione interstellare prevedeva anche l’installazione di un driver di lingue e la preparazione delle mie cellule Solaniane all’atmosfera terrestre.
Quando uscii dalla cabina stagna, Vale aveva già tutto pronto: gli abiti e la mia nuova identità.
Dovendo entrare in contatto con i terrestri, era fondamentale che ne avessi una, Vale aveva studiato tutte le varie opzioni, ma alla fine, come spesso accade, era meglio optare per la cosa più semplice.
Sarei stata semplicemente me stessa, una regina in vacanza, lontano dagli impegni di corte.
Questo mi avrebbe permesso di poter girare senza un vero motivo, di non tradirmi per il modo in cui mi relazionavo con gli altri, di poter essere bizzarra... era un’ottima strategia.
Vale mi stava mostrando dove doveva posizionarsi il mio piccolo regno, tra i monti urali, dove la geografia era ancora avvolta dal mito. Un piccolo regno sperduto non sarebbe stato un problema, e avrebbe spiegato anche il mio particolare pallore, che nemmeno la decontaminazione interstellare aveva alterato.
Ormai era tutto pronto per partire.
Indossai i bellissimi abiti che Vale aveva preparato per me, seguendo la moda del momento, insieme alle armi di ogni genere che affiancavano la mia Damasgrada e il mio Tamasco, e mi diressi nell’astronave.
Avevo salutato una ad una le mie Muse prima di entrare nella sala dei comandi, che a causa della decontaminazione era sigillata. Dunque la parte più difficile della partenza era andata, ora non mi restava che imbarcarmi verso quell’avventura.
Un po’ ero elettrizzata all’idea di lasciare Solaria, e di vedere finalmente la terra da vicino, dopo averla osservata per migliaia di anni.
Chissà com’erano gli umani, se il cibo era davvero così fondamentale, o il vino così inebriante, tutto il loro mondo ci appariva alquanto bizzatto.
Sì, anche se il destino della galassia dipendeva dalla riuscita della mia missione, infondo era un po’ anche un’avventura, anche se poteva essere un’armatura pericolosa, perché una volta oltrepassata la frontiera dello spazio-tempo, io stessa sarei diventata mortale, fatta di carne e sangue come qualunque essere umano.
L’atmosfera terrestre era sempre più vicina, apprima vidi solo mare e terra, poi pian piano che mi avvicinavo, protetta dallo Specchio, un meccanismo che rendeva l’astronave invisibile, iniziavo a vedere boschi, monti, distese senza fine.
Era davvero bellissimo, molto più di quanto non si capisse dai nostri monitor di sorveglianza.
Restai ad osservarla farsi sempre più vicina, mentre mi avvicinavo, sempre più.
Afragopolis era immensa e Vale aveva impostato il navigatore per un luogo appartato, lontano da occhi indiscreti, dove l'astronave sarebbe rimasta nascosta da occhi indiscreti, finchè non avessi portato a termine la missione.
Quando uscii dall’astronave per poco non soffocai, ma poi mi abituai pian piano a quella strana atmosfera, guardandomi intorno stranita.
Vale, che aveva assunto le sembianze di un simpatico animale chiamato "cane", particolarmente carino e coccoloso, aveva già tracciato una rotta, sui possibili spostamenti di Athia, anche se mi fece notare che prima dovevamo trovare un albergo degno di una regina in visita.
Così la seguii tra le vie del centro cittadino, perdendomi ad ammirare ogni particolare di quella città.

Ultima modifica di Clio : 01-02-2017 alle ore 03.10.25.
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