Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 12-11-2009, 02.45.51   #120
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

XXXVI

“E cos’è l’amore, se non una pazzia
mite, un’amarezza che soffoca,una
dolcezza che da sollievo?”
(Romeo e Giulietta, I, I)


Quella donna con una lampada scrutò con fare sospettoso l’oscurità sottostante la finestra.
Era una donna pasciuta e dall’aspetto severo quella che si era appena affacciata.
“Mia signora” gridò Ardea dal buio dello spiazzo “sono qui!”
“Per l’amor del Cielo!” Esclamò la donna. “Chi siete e cosa volete a quest’ora?”
“Cercavo una damigella…”
“Una damigella?” Rispose seccata la donna “E la cercate qui, svegliando la gente che dorme?”
“Sono sicuro che è passata da queste parti, mia signora!”
“Non ci sono damigelle per voi qui” tuonò la donna “ora allontanatevi o chiamerò uno dei guardiani!”
“Lasciate che ve la descriva” implorò Ardea “forse davvero l’avete intravista.”
La donna sbuffò spazientita.
“E’ una bellissima fanciulla” continuò a dire Ardea “ha la pelle bianca come la porcellana e vellutata come una pesca. Gli occhi sono quelli di una colomba e i capelli più scuri di una limpida notte d’inverno senza Luna!”
“Siete forse un poeta?” Chiese sempre più irritata la donna.
“No, signora” rispose lesto Ardea “sono un cavaliere errante.”
“Comunque, come vi ho detto” disse la donna “qui non c’è nessuna damigella che vi sta attendendo. Quindi allontanatevi, di grazia!”
“Sono io che cerco lei!”
“Messere, volete che chiami i guardiani? Se siete un cavaliere, allora non dimenticate le buone regole della cortesia e lasciateci dormire!”
Detto questo, la donna rientrò e chiuse la finestra.
Ma da dietro la tendina della finestra si mostrò un volto di ragazza.
Questa guardò Ardea coprendosi il volto con un velo, lasciando scoperti solo i suoi bellissimi occhi.
E dopo alcuni istanti richiuse la tendina, sparendo nel buio della stanza.
Ardea l’aveva però riconosciuta: era la ragazza della carrozza.
“Allora ella è davvero in quella stanza!” Pensò tra sé.
“Oh cielo notturno…mi hai donato una delle tue scintillanti stelle! Ma come si raggiunge una stella? Gli uomini possono solo sfiorare con i loro desideri quelle cadenti!”
Poi andò a sedersi sotto un alto albero.
“E il Cielo ben conosce i miei desideri e ciò che più sogno in questa notte che pare incantata.”
Poi, dopo aver sospirato ancora un po’ sotto l’immensità del firmamento, rientrò nella sua stanza.
Biago dormiva pesantemente.
Ardea invece restò alla finestra, invocando presto il sonno, per sognare la sua bellissima ninfa.
Poco dopo, all’albeggiare Biago si svegliò.
Voltandosi vide il letto di Ardea vuoto.
Si alzò di scatto e si accorse che il suo amico era addormentato accanto alla finestra.
Gli si avvicinò e lo coprì con una coperta.
“La notte è stata umida.” Pensò fra se.
Ma Ardea, si destò in quello stesso istante.
“Buongiorno, amico mio!” Disse sorridente Biagio.
“Ho la schiena a pezzi…”
“Immagino” gli rispose Biago “quella nuda pietra sembra tutt’altro che comoda!”
“Già…” Rispose Ardea massaggiandosi la schiena.
“Perché hai dormito qui?”
“Il sonno…credo mi abbia colto alla sprovvista.”
“Succede sai” rispose ironico Biago “di notte soprattutto.”
“Beh, ieri sera non ne avevo molto di sonno.”
“Preoccupato?”
“No…innamorato!”
“Per la barba del demonio!” Esclamò Biago.
“Oh, il diavolo non c’entra, mio buon amico!” disse Ardea. “L’amore viene solo dal Cielo.”
“Bel momento hai scelto per innamorarti!” Esclamò Biago.
A quelle parole Ardea fù come destato da un sogno.
“Hai ragione” rispose “forse è davvero opera del demonio…”
“Ora non esagerare!” Rispose Biago.
“Dimentichi questo nostro viaggio?” Disse Ardea. “Non sappiamo nemmeno cosa ci attenda!”
Poi dopo un momento di silenzio aggiunse:
“E poi…se anche risolvessimo tutte e sette le Questioni, tra meno di un anno mi attende un mortale duello con quel misterioso cavaliere.”
“Lo temi tanto dunque?”
“No…ma tu l’hai visto…sembra il diavolo bardato di armatura.” Rispose Ardea. “Con una simile spada di Damocle sulla testa quale promessa posso fare ad una fanciulla, se non quella, celata nel mio cuore, di amarla in silenzio per sempre.”
In quell’istante l’oste bussò alla porta.
“Lor signori quando vorranno” disse da dietro la porta “troveranno giù latte fresco e pane appena sfornato.”
Scesi, appresero dall’oste che la carrozza che aveva sostato alla taverna la sera precedente era partita poco prima dell’alba.
“Per dove?” Chiese Ardea.
“Hanno preso la strada per Acerna.” Rispose l’oste.
“Acerna, l’ultima contrada del feudo…” Pensò fra sé Ardea, mentre nel suo cuore una strana ansia si fece sempre più intensa.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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