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Vecchio 25-11-2017, 21.34.38   #88
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Fra sogno e realtà...

Stretti, nella fioca luce dell'alba, restavano in silenzio a contemplare quell'attimo fatto di eternità, dopo la notte d'amore che li aveva uniti.
Le mani si rincorrevano l'un l'altra, si accarezzavano, si stringevano, come se parlassero un linguaggio tutto loro, un linguaggio che nemmeno agli occhi e alle labbra era dato conoscere, ma soltanto al cuore.
D'un tratto lei alzò lo sguardo e lo trovò lì a guardarla, quegli occhi così belli, intensi e luminosi che la fissavano, allora si sporse verso di lui per baciarlo piano, una lieve carezza tra quelle labbra così soffici, che aumentò di intensità nel tempo di un battito accelerato.
"Non voglio partire..." sussurrò poi lei, sulle sue labbra.
Lui la strinse forte a sé senza dire niente.
"Abbiamo ancora tempo, non pensarci adesso..."
Ma gli occhi di lei, ormai, erano velati di malinconia, e si aggrappava a quell'abbraccio come se volesse scolpire nel cuore ogni sensazione, ogni emozione preziosa di quei momenti passati insieme.
"Sì.." sussurrò soltanto, cercando di scacciare l'inquietudine della partenza ormai prossima.
Restarono così, a godersi ogni istante che il tempo imperioso e implacabile concedeva loro, ogni attimo, minuto, ora diventavano preziosi ed unici.
Il sole che filtrava fuori dalla finestra divenne sempre più imponente, splendente ed immenso, finché non giunse all'apice del cielo, per poi iniziare lentamente la sua discesa verso il tramonto.
Il meriggio ormai era alle porte e loro erano ancora insieme, solo loro lontano dal mondo.
"Portami via..." sussurrò lei.
"Sì.." stringendola lui "Ti porterò via con me, lontano, dove nessuno potrà trovarti..."
Lei si crogiolò in quell'abbraccio, e in quel bellissimo sogno, baciandolo ancora, e ancora, e ancora, come se quei baci avessero il potere di fermare il tempo e di rallentare all'infinito quel treno che l'avrebbe portata via, lontano.
D'un tratto guardò l'ora, con occhi vuoti e inespressivi.
"Le 14.45.." sussurrò.
"È ora di andare..." continuando ad accarezzarla lui.
Lei annuì, ma non si mosse... "un istante, un istante ancora.." continuava a ripetere a sè stessa.
Poi, all'improvviso, trasalì, scattando seduta con un movimento brusco e repentino.
"Le 14.45!!" esclamò.
"Sì.." guardandola vagamente preoccupato "Perché?".
"Il treno!" con gli occhi sgranati lei "Il treno... parte alle 14.45! Adesso.."
"Ma avevi detto.."
"Lo so, lo so... ma è così, ora mi ricordo, è adesso!!!" preoccupata "L'ho perso.." in un filo di voce.
Lui si alzò a sedere e la strinse a sè.
"Vedrai che troveremo una soluzione, ce ne sarà un altro..."
"No no, non c'è.. era l'ultimo, avevo preso apposta l'ultimo..."
"Puoi partire domani.."
Gli occhi di lei erano ormai colmi di lacrime, lacrime perchè doveva partire, lacrime perchè voleva restare e insieme perchè non poteva restare.
"Non posso... stasera ho la cena.." disse, distrattamente, mentre poi i suoi occhi si spalancarono ancora di più.
Si tirò ancora più a sedere, e si portò il viso tra le mani.
"Il vestito, non ho preso il vestito!!" si rese conto.
Aveva dimenticato ogni cosa, tutto quello che non fosse inerente a loro, ai loro giochi e al loro mondo era stato relegato fuori, in un luogo non definito avvolto da una nebbia spettrale fatta d'oblio.
Non esistevano nient'altro che loro due.
"Quale vestito, piccola?" chiese lui, dolcemente.
"Il vestito..." sempre più spaventata lei "È una cena in costume, e io.. io l'ho dimenticato, non l'ho preso.. non posso andarci vestita così, non posso.." scoppiando a piangere lei.
Erano mesi che aspettava quella serata, mesi che insieme con l'amica più cara fantasticavano, sognavano, parlavano di quella sera. Una magica sera fuori dal tempo solo per loro due.
Ma lei, lei l'aveva dimenticato insieme a tuo il resto.
Perché niente aveva davvero importanza quando era con lui.
Nel frattempo, però, nella casa si unirono dei rumori e lei trasalì, stringendosi ancora di più al suo petto.
Era troppo sconvolta per parlare, ma lui la tenne lì con se, e le sussurrò dolcemente tra i capelli.
"Ci penso io..."
"Come?"
"Troverò un modo, vedrai.." dolcemente.
"Ma come?" guardandolo con gli occhi pieni di lacrime lei.
"Ti fidi di me?" sussurrò, guardandola.
"Sì.." sussurrò piano.
Lui allora sorrise, e la baciò.
Un bacio che era la promessa di mondi incantati, di giochi infiniti, di emozioni senza fine.
Un bacio che bastò a scacciare tutte le lacrime, ad eliminare ogni inquietudine dal suo cuore.
Un bacio unico... come loro.
Le voci e i rumori nella casa erano sempre più intense, sempre più vicine e incalzanti.
Lei trasalì e lo guardò.
Nessuno sapeva che lei era lì, nessuno avrebbe dovuto saperlo, nessuno...
"Vieni con me.." alzandosi lui e porgendole la mano.
Lei lo seguì senza fiatare, troppo sconvolta e sopraffatta dalle emozioni per rendersi conto di dove la stava portando.
Giù, per ripide scale sempre più fredde, verso un luogo buio e umido.
La cantina, quella era una cantina.
"Aspettami qui..." le disse, guardandola.
Lei si fece piccola, con gli occhi grandi, teneri e spaventati in quelli chiari di lui.
"Sì.." con il cuore che batteva fortissimo "Tornerai?" prendendogli le mani.
Lui rise.
"No, ti lascio rinchiusa qui..." divertito.
Lei la guardò con gli occhioni grandi ancora una volta.
"Certo che tornerò, scema!" rise lui prendendola tra le braccia "Presto...".
Lei si rintanò in quell'abbraccio, e poi sorrise.
"Ti aspetterò..."
"Brava..." facendogli l'occhiolino lui.
Lei sospirò, e lo guardò andare via, scomparire su quelle scale che lo riportavano nella casa, lasciandola lì, sola nell'oscurità umida e fredda di quella cantina.
E attese.
Attese a lungo che lui tornasse, attese con impazienza, fiducia, mentre le voci al piano di sopra si facevano ilari e spensierate.
Le sembrava passata un'eternità quando udì la porta scricchiolare e sentì i suoi passi lungo le scale.
Balzò in piedi e gli corse in contro, poi si fermò, guardandolo stupefatta.
Aveva tra le braccia un bellissimo abito settecentesco, bianco e oro, e la guardò sorridendo.
"Ti ho trovato un passaggio in macchina, arriverai in tempo per il ballo..." porgendole il vestito.
"Ma..." protestò, senza capire "Tu... tu mi accompagnerai?"
Lui le porse l'abito e le accarezzò la guancia, dolcemente.
"No, piccola, io devo restare qui.." con un sorriso malinconico "Devo lavorare, lo sai...".
"Ma io..." con gli occhi che si riempivano di lacrime.
Lui non le fece finire la frase, e la baciò.
La baciò con impeto e passione, la baciò come se la stesse perdendo e fosse pronto ad attraversare l'inferno pur di riprenderla con sè.
Ma lei non stava scappando, lei bramava di restare lì tra le sue braccia.
"Devi andare.." sussurrò lui, stringendola.
"Sì.." con un filo di voce lei.
"Vestiti, ti stanno aspettando..." guardandola tutta, come se volesse trattenere con sé ogni dettaglio di lei, ogni linea del suo viso, ogni sfumatura del suo sguardo ogni inclinazione del suo sorriso.
Lei annuì e si mise quel bellissimo abito, che non sapeva minimamente da dove provenisse.
Però le piaceva, l'idea che lui fosse andato in giro a cercarle un abito solo per lei, che avesse capito quanto quella serata fosse importante.
Eppure... ora era tutto diverso.
Mentre si vestiva, non riusciva a pensare ad altro.
Quella che doveva essere una serata spensierata in compagnia dell'amica più cara ora le provocava inquietudine e malinconia.
Il solo sfiorare quel vestito le ricordava lui, il suo sguardo, il suo sorriso, la sua vicinanza.
Ogni dettaglio l'avrebbe riportata con la mente a quella casa, a quei momenti a quella felicità quasi dolorosa perchè si fa incredibile malinconia nella sua assenza.
Il distacco fu tremendo, lei si aggrappò a lui che la sostenne, la strinse, la baciò.
E poi quello sguardo, quello sguardo in cui sapevano che un pezzo di ognuno di loro sarebbe rimasto nell'altro, e che fino al loro nuovo incontro non sarebbero mai stati completi.
Alla fine, con la morte nel cuore, lei salì sulla macchina che, moderna carrozza, l'avrebbe condotta al ballo.
Per tutto il tragitto guardò fuori dal finestrino, in silenzio.
Guardava la terra scorrere davanti a lei, la guardava mutare mentre ogni istante la allontanava da lui.
Guardava il cielo velarsi di tutti i colori del tramonto, e in ognuno di quelli vedeva lui.
Era ormai sera quando giunsero alla villa dove si teneva il ballo.
Lei scese, e subito cercò la sua amica, sperando che il suo spirito e la sua esuberanza fossero in grado di sopire quella malinconia che non voleva abbandonarla.
"Eccoti!" disse quella, dopo averla vista tra la folla.
Lei sorrise, le corse incontro e l'abbracciò, incapace di parlare.
"Accidenti che bel vestito!!" guardandola con un sorriso raggiante "Ma non avevi detto che avresti trovato un abito medievale?".
"Sì.." annuii lei "Beh, alla fine ho visto questo e mi sono innamorata, ti piace?" cercando di farsi contagiare dall'entusiasmo dell'amica.
"Tantissimo!!" entusiasta.
L'amica era bellissima, il suo abito ottocentesco, verde e nero era davvero unico e faceva risaltare la sua bellezza così elegante e sofisticata.
Davanti a tanto entusiasmo, lei non aveva coraggio di rivelare il suo stato d'animo, e si sforzò di essere più sorridente possibile.
Ma sapeva, in cuor suo, che non sarebbe bastato.
Infatti, l'amica ci mise poco ad accorgersi che qualcosa non andava, ma lei, chiusa nella sua malinconia, non volle rivelarle il motivo di quella sua tristezza, ella allora cercò in tutti i modi di distrarla, farla sorridere, in quel modo così premuroso di chi ci tiene davvero.
Giunto il momento delle danze, però, a nulla valsero le suppliche dell'amica, lei non si sarebbe mossa di lì, doveva rassegnarsi.
E lo sapeva, eccome se lo sapeva, molto probabilmente se ne sarebbe rimasta seduta lì anche se fosse stata del miglior umore del mondo: danzare proprio, non faceva per lei.
Rimase così sola, al tavolo, ad osservare da lontano le strane coppie colorate ed eleganti che si lanciavano in valzer senza tempo, accomunati tutti dalla voglia di fuggire dalla modernità per una sera appena.
Teneva, in modo poco elegante, i gomiti sul tavolo e sfregava lievemente le mani tra loro, guardandole senza vederle davvero.
La sua mente e il suo cuore erano altrove, erano con lui, tornavano continuamente ai momenti e agli attimi passati insieme, più ci pensava più la malinconia cresceva e contemporaneamente provava un lieve sollievo.
Come se quella malinconia fosse l'unico modo che aveva per sentirsi vicina a lui, che occupava ormai ogni suo pensiero.
Ma poi qualcosa sfiorò la sua mano, destandola da quei pensieri.
Un tocco leggero, delicato, che la fece quasi sobbalzare.
Una mano si era intrufolata tra le sue.
Una mano ora le accarezzava dolcemente.
Una mano che lei ben conosceva.
Una mano che lei desiderava ardentemente stringere forte.
Allora alzò gli occhi, e lo vide, nel suo bellissimo abito da nobile settecentesco, che così bene si abbinava a quello che lei stava indossando.
Lo fissò, con gli occhi spalancati, increduli, che mano a mano andarono velandosi di meraviglia, stupore, felicità incontrollata.
"Sto sognando.." si ripeteva "Sto sognando...".
Ma poi lui le sorrise e lei capì che no... non stava sognando, era davvero lì, era davvero lui.
"Vieni con me..." sussurrò, guardandola negli occhi.
Lei allora si alzò, rapita da tutto quello, sopraffatta dall'emozione incontrollata che le scuoteva l'anima, con un sorriso meravigliosamente luminoso, e il cuore che batteva così forte da impedirle persino di parlare.
Allora lui l'attirò a sé, in un gesto possessivo e virile.
Lei lo guardava come in un sogno.
"Te l'avevo detto che ti avrei portato via..." dolcemente lui, guardandola negli occhi.
"Sì..." sussurrò piano lei.
"Dove nessuno ti avrebbe mai trovata..."
"Sì.." il cuore batteva sempre più forte, sempre più intensamente.
"Solo io e te... insieme.."
"Sì.." con gli occhi luccicanti di una luce nuova.
Lui allora si chinò su di lei, e la baciò.
Un bacio fatto di eternità, e di Amore.
Così, in quella sera soffusa, fatta di maschere e giochi, di balli e di sogni, di musiche e di parole, i due amanti si presero per mano e scomparirono dalla folla, dalla festa dal resto del mondo.
Mano nella mano, raggiunsero quel posto che esisteva unicamente per loro.
Quel posto dove erano fuggiti notte dopo notte, e che ora non avrebbero più lasciato.
Quel posto dove nessuno li avrebbe mai trovati.


Ultima modifica di Clio : 25-11-2017 alle ore 21.48.03.
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