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Vecchio 03-02-2017, 16.16.23   #84
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Buio e maschere...

Cosa c’è di più fuggevole dell’attimo? Forse l’istante.
Ecco cos’è questo piccolo scritto.
Un istante vivido e chiaro.


Vi fu un tempo, in cui due esistevano anime unite eppure eternamente divise.
Condannate a celare il loro volto l’uno all’altra dietro maschere sempre nuove quando la notte lasciava spazio al giorno.
Ma quando calava la notte, il tempo si fermava, ed il buio rendeva superflua la maschera.
La notte era il loro vero mondo, mentre tutto il resto poteva aspettare fuori da quella stanza senza tempo.
Quella stanza in cui prendevano vita i sogni, in cui parlavano di mille cose, fantasticavano su storie sempre nuove, immaginavano luoghi, persone, avventure da vivere insieme, bisticciavano come una vecchia coppia brontolona, ridevano spensierati.
Notte dopo notte, sempre avvolti in quel buio a cui ormai erano abituati.
Notti di poesia, di racconti, di storie infinite.
Notti di sogni, di sfuriate, di dubbi dissolti, di sorrisi celati.
Notti ormai diventate parte di loro.
Notti buie ma illuminate dalle infinite parole che brillavano come stelle proibite.
Notti infinite che si susseguivano come fossero un rituale a cui nessuno dei due sapeva rinunciare.
E ad ogni notte che passava, le due anime erano più vicine, più complici, più intime.. senza mai potersi vedere, senza sfiorarsi mai.
Eppure sembravano non badarci, immersi in quella loro realtà che poteva aver senso solo per loro e apparire assurda al mondo intero.
Ma in verità, non si curavano molto di quello che accadeva all’infuori del loro mondo.
Un mondo in cui solo pochi potevano accedere.
Pochi privilegiati.
E loro lo erano, privilegiati, a vivere in quel buio che ormai era diventato speciale.
Ormai si muovevano con disinvoltura, e sembravano non badarci.
Durante il giorno poi, le maschere che indossavano li facevano vivere storie sempre nuove.
Ma c’era sempre qualcosa a nasconderli: il buio o la maschera.
Poi, arrivò quel giorno.
Un giorno come un altro all’apparenza.
Un giorno preceduto da una lunga notte.
L’alba stava per fare capolino, e i due si separarono per indossare le rispettive maschere.
Ma stavano ancora parlando, e continuarono a farlo, anche se lontani.
Finché non accadde qualcosa.
Un rumore.
Un rumore sordo di qualcosa che cadeva a terra.
Allora lei si mosse per raccoglierlo, distrattamente, mentre continuava a parlare.
Raccolse l’oggetto misterioso, senza guardarlo davvero.
Si accorse di avere tra le mani la sua maschera, solo quando rialzò lo sguardo e lo trovò lì davanti a lei.
Dapprima sorrise, senza rendersi conto di ciò che stava accadendo, poi sbiancò.
In quel momento realizzò che lei stessa non aveva ancora indossato la maschera.
Erano lì l’uno di fronte all’altra.
Senza maschera.
Alla luce.
Nessuno dei due parlò, nessuno si mosse.
Come se il tempo si fosse fermato.
Soltanto i loro respiri riempivano l'aria di quella stanza che ormai non era più buia.
Restarono così, immobili, quasi paralizzati, mentre la luce del nuovo giorno illuminava piano i loro volti, che ora né il buio né la maschera celavano alla vista dell’altro.

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