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Vecchio 29-07-2010, 19.41.21   #8
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

II

Il vento sibilava leggero sul colle, quasi a non voler turbare l’austera tranquillità di quel luogo.
L’aria era fresca e già il crepuscolo accennava i suoi primi colori nel cielo.
“Che posto è questo, Gaia?” Chiese Icaro come rapito da un qualcosa di magico che sembrava celarsi in quel luogo.
“Qui, proprio dove c è la cappellina di San Michele sorgeva un tempo un’antica città.” Rispose lei.
“Una città?” Ripeté lui.
“Si, una città fiera e fiorente.”
“Quale era il nome di quella città?” Domandò Icaro.
“Semifonte…” rispose lei quasi con un sospiro.
“E com’è perita?”
“A causa di una lunga e violenta guerra contro Firenze.” Rispose lei. “Una guerra che la condusse alla rovina. Vinta infatti dalle armate gigliate dei fiorenti, Semifonte fu rasata al suolo e su queste terre i vincitori imposero il veto assoluto di costruire. E come vedi non c’è nulla qui… nulla tranne che la piccola cappella di San Michele.”
Icaro ascoltò in silenzio quella storia.
Il silenzio che dominava intorno a loro sembrava solo scosso da quel mite sibilo di vento.
Un vento che pareva condurre sul suo alito i lamenti di quel luogo.
“Mio padre mi dice sempre” aggiunse Gaia “di ascoltare quando mi trovo qui. Per molti questo è un luogo maledetto, dimora di una città fantasma… ma se sai ascoltarlo esso ti saprà raccontare la vera storia di Semifonte.”
“Sei triste, gioia?” Chiese Icaro accorgendosi della malinconia che traspariva dal suo bellissimo sguardo.
“No…” rispose lei come destandosi “… sono qui con te… non posso essere triste.”
I due allora si unirono in un caldo bacio, dopo essersi sorrisi.
Passeggiarono poi nei dintorni, ammirando l’incanto del panorama che si apriva attorno a loro.
E quando furono stanchi, si riposarono all’ombra di un robusto albero.
“Sai che vi è un’antica leggenda legata a questo luogo?” Cominciò a dire lei.
“Una leggenda? Quale?” Chiese lui incuriosito.
“Si narra che poco prima della fine, alcuni tra gli abitanti di Semifonte siano riusciti ad uscire dalle mura assediate ed a portare fuori il tesoro della loro città.”
“Un tesoro? E dove si trova ora questo tesoro?” Chiese Icaro.
“Mio padre racconta di molte voci che giurano sia stato nascosto non lontano da qui.”
“Immagina trovarlo!” Esclamò lui. “Il tesoro di una città che fece tremare la grande Firenze, la Novella Atene! A cosa non si potrebbe ambire con un simile tesoro?”
“Non ne ho idea.” Rispose lei osservandolo.
“Io invece ne avrei di idee! Ed anche tante!” Esclamò lui. “Comprerei un feudo e ci vivrei come un gran signore! Avrei le migliori armi che mi renderebbero un invincibile cavaliere!”
Gaia lo ascoltava divertita.
Amava ascoltare i suoi sogni, i suoi desideri.
“E se la vita di palazzo cominciasse ad annoiarmi” continuò lui “allora partirei per mille e favolose avventure! Tanto grandi come la cavalleria mai ne ha conosciute!”
“Ed io?” Chiese lei. “Io non ci sono nei tuoi sogni?”
“Ma amore mio adorato…” rispose lui prendendola fra le braccia “… tu sei il mio sogno più grande… il mio vero ed unico tesoro.”
Trascorsero così tutto il giorno in quel luogo da molti ignorato e dimenticato.
E lì erano come un principe e la sua principessa.
Governavano sui colli addormentati ed i loro sogni potevano spaziare senza freni nell’infinito orizzonte che li circondava.
Ma una volta tornati a Barberino, l’incanto del pomeriggio svanì in un instante.
Il borgo infatti era ormai da tempo tartassato dagli scontri di due opposte e feroci fazioni: i Guelfi ed i Ghibellini.
I primi erano legati al papa, mentre i secondi erano fedelissimi della casa imperiale.
E proprio la notizia diffusasi da poco, della discesa dell’imperatore in Italia, aveva riacceso gli animi e l’astio fra le due parti.
Ovunque le strade erano luoghi pericolosi da evitare e ad ogni angolo scoppiavano risse e duelli.
L’odio non dava tregua, trasformando la cittadina in un posto dove era ormai diventato difficile non solo vivere, ma anche appena sopravvivere.
Quella notte Icaro non riuscì a prendere sonno.
Non erano la violenza e la paura a turbarlo, ma un singolare ed irrazionale pensiero.
Continuava infatti a pensare a quel luogo dimenticato, dove Gaia gli aveva parlato di Semifonte.
E davanti agli occhi tornava ad apparirgli la piccola cappella di San Michele Arcangelo.


(Continua...)
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