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Vecchio 24-08-2013, 01.15.17   #10
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Antefatto (aspettando il Gdr): un manoscritto...

Era una felice mattinata di Sole e di un fresco e chiaro vento di terra, dall'odore di eriche, di ginestre, di noci e di castagni vigorosi.
I monti prossimi all'orizzonte, ma abbastanza vicini da apparire macchiettati di verdeggianti e irregolari screziature erbose, si stagliavano contro un cielo terso e meravigliosamente azzurro, attraversato da fiotti bianchi, simili a trucioli perlati di nuvole ormai alla deriva verso chissà quali mondi fantastici.
La carrozza ducale risaliva la stradina che, ormai sentiero, avrebbe condotto i suoi passeggeri verso il vecchio borgo adagiato tra il Santuario dell'Apparizione dell'Arcangelo Michele, la Croce Giubilare e il Palazzo del Belvedere.
“Ci siamo quasi, milord...” disse Vincent de Biff “... tra un po', oltre quegli alberi, vedremo spuntare il Torrione del castello e il Palazzo dei Vescovi...”
“Conosco bene questa zona...” fissandolo l'Arciduca “... del resto sono miei domini, no? Anche se” guardando poi dal finestrino della carrozza “sono diversi anni che non metto piede da queste parti... ormai non lascio quasi più il Belvedere nei giorni in cui mi allontano dal Palazzo Ducale...” tornò a fissare Vincent “... allora, quando mi comunicherete il motivo di questa nostra visita qui?”
“Queste terre” fece Vincent “per morfologia richiamano un po' quelle di Toscana che voi amate tanto...”
“Già, somigliano vagamente...”
“E poi” mormorò Vincent “questi luoghi sono ricchi di tradizioni ed una in particolare sembra davvero lo specchio di una leggenda che voi conoscete bene, milord... e legata proprio alla vostra Toscana...”
L'Arciduca lo guardò con un'espressione indecifrabile.
“Qui sorgeva” continuò Vincent “una grande città, antica e potente... secondo alcuni risalente addirittura all'Età del Ferro... si estendeva in questa zona e solo dopo di essa i luoghi che noi oggi conosciamo in queste terre cominciarono ad avere fortuna e splendore...”
“Qual'era questa città?” Chiese l'Arciduca.
“Galazia, milord...”
“E cosa accadde?” Domandò il Taddeide.
“Fu rasa al suolo dai Saraceni.” Rispose Vincent. “Ed il vescovo trasferì la sede vescovile proprio qui.”
“Come Telesia!” Esclamò il poeta che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad ascoltare i loro discorsi. “Allora forse è legato ad essa anche il mito del...”
Vincent accennò in vago sorriso.
“Parlate in codice?” Seccato l'Arciduca.
“Perdonate, milord...” sorridendo il poeta “... ma mi sto occupando di un certo lavoro e alcune ricerche fatte a Wittenberg mi hanno portato qui... e fra queste ricerche vi era citata proprio la città di Telesia...”
“E cosa c'entra in tutto questo la Toscana?” Mormorò l'Arciduca.
“Una città completamente rasa al suolo...” guardandolo Vincent “... che non ha lasciato traccia... solo echi di leggenda... una città che ora il mito ha reso immortale... cosa vi fa tornare in mente?”
“Già...” annuì l'Arciduca tornando a guardare fuori “... Semifonte...”
“Esiste davvero il suo tesoro?” Domandò il poeta.
“Alcune leggende, come quella sul tesoro di Alarico, sono così a cavallo tra storia e meraviglia” spiegò Vincent “che appare difficile capire dove termina l'una ed inizia l'altra.”
“In ricordo di tutto questo” sorridendo il poeta “e di voi, di questa mattinata e del mio viaggio in queste nobilissime terre, vorrei scrivere una storia su Semifonte...”
“Esiste già una leggenda legata a quella città...” mormorò Vincent “... e anche in questo caso la storia verosimile si confonde con quella romanzata... dedicatevi dunque a quella vostra opera, mio giovane amico.”
“Vorrei ascoltare quella su Semifonte...” fece il poeta “... è possibile?”
“Il signor de Biff” disse l'Arciduca “ci racconterà la storia riguardante Semifonte e voi poi ci accennerete quella a cui state lavorando.”
Il giovane poeta sorrise ed annuì, mentre la carrozza giunse finalmente nel vecchio borgo.
E qui, quando furono in un'osteria del posto, davanti ad una buona brocca di vino, il poeta mostrò all'Arciduca e a Vincent de Biff quell'antico e misterioso manoscritto trovato nel monastero di Santa Maria delle dame monache...

“Io, Adso di Monmantes, abate del convento di Santa Croce, ho redatto questo scritto come testimonianza degli eventi fantastici, terribili e, mi concedano le Intelligenze Angeliche, misteriosi che in gioventù mi accadde di assistere.
Ciò non per soddisfare l'acume della natura umana o la subdola curiosità che muove le menti dei semplici, ma solo per fornire a chi vi troverà interesse a leggerlo un resoconto del tutto alieno da giudizi e convinzioni, volto ad offrire a coloro che verranno segni e sogni sui quali imporre il lume della Fede, della preghiera e dell'interpretazione...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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