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Vecchio 28-09-2012, 18.20.29   #104
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
In una grande sala rettangolare, ammobiliata con un deciso e sfarzoso cattivo gusto, tappezzata con parati dal sapore esotico, tende color porpora e arazzi di mussola del Madagascar, con seggiole e mobili d'ebano trattato con ottone, una figura anonima, dai modi bizzarri e dalle movenze teatrali, stava fissa davanti a tre parrucche incipriate.
“La bianca fa troppo giudice” disse fissandole “e quella scura... non so... mi sembra più adatta ad un circolo aristocratico... e qui di certo non ve ne sono, ahimè... voi cosa ne dite, caro ammiraglio?”
Era un uomo di bassa statura, dai lineamenti anonimi e con qualcosa di tremendamente borghese nell'espressione di un viso che tradiva un vistoso pallore, abituato com'era a vedere poco la luce del Sole.
“Forse questa castana...” continuò, prendendo in mano una di quelle parrucche e accomodandosela poi sul capo “... si, decisamente meglio... e poi castano è il colore naturale dei miei capelli...” sbuffò “... ah, disdetta averli dovuti tagliare così corti a causa di quei dannati pidocchi! Come si può vivere in un luogo del genere? Per questo gli indigeni riescono a starci... è una terra adatta agli animali, più che agli uomini!” E si voltò verso l'ammiraglio che invece gli dava le spalle e fissava la baia da una finestra, sorseggiando in piedi una tazza di tè.
Era un uomo di corporatura robusta, con i capelli rasati a zero ed un pizzetto folto a dar colore ad un viso dallo sguardo cupo e dall'espressione impenetrabile.
Alle sue spalle stava in piedi un servitore dalla pelle scura, immobile e con un vassoio in mano.
“Detesto” mormorò l'ammiraglio “chi non è capace di trattare e di sfruttare le risorse della propria terra... anche a voi flegeesi, benchè più vicini alle bestie che agli uomini, la natura ha voluto dare beni e possibilità per poter ambire ad una vita decente... beni capaci di attirare in questi sperduti angoli del globo le nazioni civilizzate... e fra questi doni c'è anche il tè... chissà poi perchè la natura ha voluto donarvi proprio il tè, adatto di certo ad un popolo raffinato e non invece a voi selvaggi...” e si sedette, posando sul tavolino la tazza di tè.
“Ah!” Esclamò divertito il governatore, ora ancora più ridicolo con quella monumentale parrucca posta sulla testa. “Egli non ama il tuo popolo, amico mio!” Rivolgendosi al servitore indigeno che stava sempre in piedi con il vassoio tra le mani.
“Cosa penseranno i nostri amici inglesi” fece l'ammiraglio, masticando un po' ti tabacco che prese dal sacchetto che aveva in tasca “quando, prima di essere impiccati, chiederanno come ultimo desiderio una bella tazza di tè, tanto per sentirsi un'ultima volta nella loro lercia isola?” E sputò a terra, dopo aver masticato, un po' di quel tabacco.
Il servitore, allora, subito si chinò per pulire e lesto l'ammiraglio cominciò a schiacciargli la mano col tacco del suo stivale.
“Non è tè questo che ci hai portato...” con disprezzo, mentre premeva sempre più con lo stivale sulla mano del povero indigeno “... è piuttosto acqua calda, solo sporcata appena da un po' d'ambra...”
L'indigeno tratteneva a stento un grido di dolore, tutto contratto, com'era, in un'espressione di sofferenza.
“Dite che riescono ad avvertire dolore come noi bianchi?” Chiese il governatore all'ammiraglio.
“Lo sapremo” rispose questi “quando ci porterà un'altra tazza di tè... se, come credo, sarà decente, allora anche queste scimmie possono sentire dolore quando si tenta di addomesticarle...”
In quel momento un altro servitore giunse ed annunciò l'arrivo di Philip Van Joynson e della sua famiglia.
A quelle parole, l'ammiraglio finalmente tolse il suo stivale dalla mano del servo, lasciando il poveretto chino a terra per il dolore, mentre stringeva a sé la mano insanguinata.
“Vattene ora.” Ordinò a quel miserabile.
“Phlip Van Joynson ?” Stupito il governatore. “E chi diavolo è?”
“Non rammentate?” Fissandolo l'ammiraglio.
“Ah, si...” rispose l'altro “... il mercante... che noia, l'avevo scordato... ma un governatore non può mica ricevere tutti i mercanti di Las Baias!”
“Quello che voi chiamate mercante” disse l'ammiraglio “altri non è che la più alta autorità della Compagnia delle Flegee Occidentali in queste terre. Ed è grazie alla Compagnia che voi avete ricevuto questa carica.”
Il governatore lo ascoltava in silenzio.
“Sarà meglio, allora, accoglierlo come si conviene.” Continuò l'ammiraglio. “Visto che, almeno per ora, è bene tenercelo come amico.”
“Io, un governatore, alla mercé di un pugno di commercianti!” Lasciandosi cadere su un grosso seggio. “In che mondo viviamo? Io qui rappresento la corona e il popolo d'Olanda!”
“Dite il vero...” replicò l'ammiraglio “... voi qui esprimete la nobiltà e la legge del nostro paese, mentre la Compagnia solo i suoi interessi economici e commerciali. Ma non è il sangue blu che porta avanti le nazioni oggigiorno, ma il denaro. Perchè solo il denaro porta il vero potere. Le teste coronate cadono, mentre l'oro invece dura per sempre.”
“Dite purtroppo il vero, amico mio...” insofferente il governatore “... sarò dunque obbligato a far buon viso a questi mercanti...”
“Si.” Con un ghigno l'ammiraglio. “Come avveniva nell'antica Roma, tra gli imperatori e il Senato... i senatori infatti, abituati com'erano a reggere da sempre le sorti dell'impero, mal vedevano il nuovo potere militare dei Princeps... per questo l'imperatore Caligola, per denigrarli, nominò il suo cavallo come nuovo senatore.”
“Mi suggerite dunque questo?” Ridendo il governatore. “Di nominare uno dei miei cavalli come nuovo membro della Compagnia delle Flegee Occidentali?”
“Vi suggerisco solo di attendere.” Rispose il militare. “Attendere... per ora, infatti, attenderemo... evitate dunque di toccare temi scottanti ora che incontreremo il nostro ospite... temi come politica, economia, Inghilterra e Spagna...”
“Di cosa allora dovrò discutere con lui?” Confuso il governatore. “Del clima? Del cibo? O delle mie parrucche?” Sorrise. “Si, questo potrebbe essere un argomento interessante... parlerò delle parrucche più in voga in questo momento in Europa. Cosa ne dite?”
“Philip Van Joynson...” mormorò l'ammiraglio “... ho già incaricato alcuni dei miei uomini di raccogliere informazioni sul nostro uomo e sulla sua famiglia... fa entrare il nostro ospite.” Ordinò poi al servitore. “Sua eccellenza il governatore è pronto a riceverlo.”
E così, Philip, sua moglie Maria e la loro figlia Talia furono ricevuti dal nuovo Governatore.
“Ma che piacere incontrarvi!” Fece questi nel vederli e andando loro incontro con la più credibile espressione di entusiasmo possibile. “Finalmente riesco ad incontrare l'uomo più importante di Las Baias! Ma che dico, del Nuovo Mondo! Anzi, dell'intero emisfero a est dell'Attlantico!” Sorrise. “Io sono Mark Van Bumin, nuovo governatore di Las Baias e questi” indicando l'uomo accanto a sé “è Rus Guidaux, ammiraglio della nostra flotta qui nelle Flegee Occidentali!”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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