Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 12-01-2010, 00.44.51   #145
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

LXXV

“L’eroe giunse nel palazzo reale di Puteoli.
Ma tra mille tesori favolosi solo lo sguardo
di lei gli parve inestimabile.”
(L’Imperiade, libro V)


E dopo quell’intenso e passionale bacio, i due si persero nell’azzurro dei loro occhi.
La pelle rosea e vellutata di lei, come una carezza si era posata sul volto di lui, che ancora sentiva le sue dolci labbra sulla sua bocca.
Lei non disse nulla.
Lui la guardava, cercando di leggere cosa celasse il fondo dei suoi meravigliosi occhi, mentre la teneva ancora fra le sue braccia.
E quegli attimi sembrarono essere stati abbandonati dallo scorrere naturale del tempo.
“Potrei farti mettere a morte per questo…” Disse lei.
“I tuoi occhi non dicono questo…” Rispose lui.
Lei allora si staccò da lui.
“Non puoi leggere nei miei occhi.” Disse lei. “Nessun uomo può.”
“Lo credi davvero?”
“Ricordati, uomo” intimò lei “che come tutto ciò che si trova a Cardizia, anche tu sei una mia proprietà! E come tale dipendi dal mio umore!”
Poi si incamminò verso la porta. Si voltò indietro e poi uscì.
Ardea rimase solo e turbato.
“Perché mi ha condotto qui?” Pensava. “Perché non sono dove si trovano ora gli altri condannati?”
Resto allora da solo, in balia di dubbi e pensieri, a passeggiare in quella favolosa quanto misteriosa sala.
Ma in tutto ciò non riusciva a togliersi quella donna dalla mente.
E così trascorsero indefiniti attimi e momenti, senza che Ardea riuscisse a quantificarne lo scorrere.
Fino a quando nella sala entrarono due donne.
Erano abbigliate come ancelle, senza indossare quindi armi e corazze.
Lo fissavano con curiosità, apparendo quasi divertite.
Posarono su un seggio pregevolmente intarsiato alcune vesti.
Poi, sorridendo con fare infantile, uscirono.
Ardea, che indossava solo i suoi attillati pantaloni di pelle e niente più, si avvicinò a quel seggio e prese le vesti portate da quelle donne.
C’era una camicia di lino bianchissima e profumata., una tunica di velluto verde senza maniche e dei pantaloni larghi e trapuntati.
Dopo un po’, giunsero nella sala altre tre donne. Anch’elle vestite come ancelle.
Condussero ben sei vassoi d’argento ricolmi di cibi artisticamente preparati, di mille colori e profumi come se fossero giunti dalla lontana Persia.
Posati i vassoi su una grossa tavola al centro della sala, le donne si avviarono verso la porta.
“Ma siete solo donne qui?” Chiese con tono sarcastico Ardea.
Una delle tre lo fissò con enigmatico sorriso. E senza rispondere nulla, le tre donne uscirono.
Ardea si avvicinò alla tavola.
“Sembra che non manchi niente.” Disse ad alta voce.
Ad un tratto, di nuovo la porta della sala si aprì.
E di nuovo la regina entrò.
Meravigliosamente vestita, con un abito di raso vermiglio, rifinito da purissima seta orientale. Ricami d’oro e d’argento poi abbellivano quello sfarzoso vestito.
La bellezza della regina era poi incorniciata da alcuni splenditi gioielli che impreziosivano la sua luminosa figura.
“Sono felice di rivederti.” Disse Ardea. “Tutto questo lusso e queste leccornie sarebbero andate sprecate se fossi rimasto da solo.”
Alaida non disse nulla. Si avvicinò alla tavola e riempì due coppe con un profumatissimo liquore ambrato.
“Potrei farti strappare la lingua” cominciò a dire, mentre porgeva la coppa al suo ospite “per la tua insolenza.”
“E perché allora” rispose divertito Ardea “sono ancora vivo, di grazia?”
Alaida sorrise.
“Forse perché” continuò Ardea “vostra maestà ha bisogno di compagnia per stasera?”
Alaida sorrise con fare malizioso.
“Forse come la mantide” aggiunse mentre prese la coppa che lei gli porgeva “che divora il suo compagno dopo un momento d’amore?”
“Pressappoco.” Rispose lei divertita, mentre sorseggiava la sua coppa.
“Cosa c’è qui dentro?” Chiese Ardea.
“Temi di essere avvelenato? Eppure hai assaporato le mie labbra…e sei ancora vivo.”
Ardea si avvicinò di nuovo a lei.
Ancora i loro occhi si incontrarono e si persero gli uni negli altri.
Ardea baciò ancora quella bellissima donna.
La baciò con ancora più passione.
Poi la prese e la stese sul soffice letto.
E lì si abbandonarono, con vivo e reciproco piacere, alle gioie dell’amore.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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