Visualizza messaggio singolo
Vecchio 09-01-2012, 02.54.10   #1
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
Messaggi: 51,903
Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Imagesc Tylesia e il perduto Fiore dell'Intelletto

Prologo

Anno del Signore 1347, Afragallia Nord Orientale.
Alte e spesse nuvole, come possedute da intense ed irrefrenabili inquietudini, si contorcevano ed avvolgevano le une sulle altre, squarciate da apocalittici bagliori e scosse da boati lontani.
Ovunque, come imprigionato dalle alte e invalicabili montagne, simili a sconsacrate cattedrali di pietra, correva il funereo e lamentevole sibilo del vento, che sembrava urlare in ogni dove angosce, tormenti e maledizioni fuoriuscite direttamente dall’Oltretomba.
Come se da quel tormentato Cielo stessero per discendere Angeli vendicatori, pronti ad infliggere il Giudizio Divino sulla Terra e sui suoi abitanti.
Il cavallo avanzava in quello scenario ormai in balia del freddo e delle tenebre, ora che anche le ultime luci del giorno si accingevano a svanire nel crepuscolo morente.
Il monastero sorgeva, muto e austero, su una sorta di spuntone roccioso avvolto da sterpi e rovi.
Giunto alle sue porte, il cavaliere vi trovò due monaci ad attenderlo.
Consegnò il suo cavallo a uno dei due e seguì l’altro all’interno del chiostro.
“E’ oggi il giorno?” Domandò il cavaliere, mentre si strofinava le mani rese quasi insensibili dal freddo.
“Si, accade il primo Venerdì di ogni mese.” Annuì il monaco.
“Come si manifestano le crisi?”
“Non le chiamerei crisi, milord…” rispose il chierico “… è come se sognasse. Ma Nostro Signore vi perdonerà, non essendo voi un religioso e dunque estraneo alla consapevolezza della Grazia Divina.”
“Sono tre lunghi anni che attendo un segno da Dio…” fissandolo il cavaliere “… e gli anni sono fatti di mesi… i mesi di settimane… e le settimane di giorni… e a ogni giorno succede una notte… e le notti racchiudono sogni… e i miei ormai sono più simili a incubi… e svegliandomi la realtà è ben peggiore…”
Risalirono una consumata scalinata di pietra e si ritrovarono in un lungo e semibuio corridoio.
Raggiunsero allora una celletta e vi entrarono.
Qui, poche candele, a fatica, tentavano di squarciare la silenziosa penombra.
Su un lettino, accanto al quale stavano due monaci, era steso un bambino.
Aveva gli occhi chiusi ed un’espressione di indecifrabile serenità.
Diceva qualcosa e uno dei due monaci riportava le parole del piccolo su una pergamena.
La voce del bambino sembrava mutare di tono e intensità di continuo.
Il monaco e il cavaliere si avvicinarono a quel giaciglio.
“Cosa sta dicendo?” Domandò il cavaliere.
“Parla di ciò che vede.” Rispose il monaco.
“E cosa vede?”
“E’ un mistero.” Accennando un sorriso il chierico. “Non credo vi sia nulla di simile a questo mondo.”
“E’ possibile rivolgergli parola?”
“Non abbiamo mai tentato…” fissandolo il religioso “… non sappiamo come potrebbe reagire…”
“Potrebbe destarsi di colpo e restare folle.” Intervenne uno dei due monaci al capezzale del bambino. “Non possiamo spezzare la sua estasi.”
“Se è al cospetto di Dio” replicò il cavaliere “allora l’Onnipotente lo proteggerà.” Fissò il bambino. “Qual è il suo nome?”
“Ilderico.” Rispose il monaco che lo aveva condotto in quella cella.
“Ilderico, puoi sentirmi?” Fece il cavaliere rivolgendosi al bambino. “Sono Redentos de’ Punici, capitano della guardia del Re… puoi dirmi dove si trova mia moglie? Ella ha nome Calunda…”
Per diversi istanti il piccolo Ilderico sembrò come non udire le parole del cavaliere, poi, d’un tratto, fece un impercettibile cenno con la mano, come a voler farsi seguire.
“E’…” sussurrò “… è nel verziere… ma non possiamo avvicinarci…”
“Il verziere?” Ripeté turbato Redentos. “Quale verziere? E perché non possiamo avvicinarci?”
“Loro…” con un fil di voce Ilderico “… loro non vogliono… non fanno avvicinare nessuno… altrimenti andranno in collera…”
“Loro?” Fece Redentos. “Di chi parli? Non aver paura, ci sono io con te!”
“Non vogliono che qualcuno si avvicini…” cominciando a tremare Ilderico “… neanche il mio Angelo vuole proseguire… non è più bianco… ma rosso… è in collera…”
“Dimmi dove si trova questo giardino, Ilderico!” Agitato il cavaliere. “Ti prego, in nome del Cielo… dimmelo!”
“E’…” sospirò il piccolo veggente “… è… a Tylesia…”
In quel momento un boato fece tremare il Cielo e tutto ciò che si trovava sotto di esso.
Ilderico allora riprese i sensi e, come ogni volta, al suo risveglio non rammentò più nulla delle sue mistiche visioni.





Tylesia e il perduto Fiore dell'Intelletto

I Quadro: Il Carrozzone delle Meraviglie di Goz

Anno del Signore 1349.
Camelot quella mattina era particolarmente vivace.
Le porte erano state aperte per la fiera d’inizio anno e non solo mercanti e artigiani erano giunti nel reame.
La gente per le strade sembrava tutta presa da un bizzarro avvenimento.
Attraverso uno dei corsi d’acqua che scorrevano in città, era arrivata una curiosa e caratteristica imbarcazione.
Tutti ne parlavano e da ogni parte del reame, grandi e piccini, accorrevano per vederla.
Ad un tratto un ragazzo di corporatura esile ed un altro dall’aspetto bonario e rassicurante raggiunsero la piazza davanti alla cattedrale.
“Popolo di Camelot!” Cominciò a dire il secondo. “Oggi vi viene fatto un grande regalo! Molti reami e contrade vorrebbero trovarsi al posto della vostra ridente città! Infatti, proprio in questo giorno di Gennaio, a Camelot è sbarcato il famoso Carrozzone delle Meraviglie di Goz! L’unico mezzo capace di condurvi dove solo i vostri più grandi desideri hanno accesso! Solo il favoloso Goz può abbattere l’orizzonte sconfinato che racchiude i mari, scalare i pilastri che sorreggono il Cielo o raggiungere il punto in cui il giorno e la notte arrivano a toccarsi!”
Intanto, mentre il ragazzo parlava, la piazza si era affollata all’inverosimile e tutti ascoltavano come rapiti.
“Ebbene, signori e signore di Camelot…” continuò il ragazzo “… il meraviglioso Carrozzone delle Meraviglie di Goz intraprenderà un viaggio verso una meta lontana e sconosciuta…” fissò quell’uditorio che sembrava totalmente alla sua mercè “… navigheremo sul fiume Calars, il fiume dalle acque perennemente calde, fino a risalire il suo corso sconosciuto… alla ricerca delle sue leggendarie sorgenti!”
Sospiri e gemiti allora salirono dalla piazza.
“Proprio così!” Aggiunse l’abile venditore di sogni. “Da sempre mercanti, avventurieri e missionari hanno cercato di raggiungere quelle favolose sorgenti, dove cantori, poeti e mistici visionari immaginano la presenza di mitici e splendidi reami! Cosa c’è davvero dove nascono le calde acque del Calars? E perché esse sono incessantemente attraversate da un caldo alito? Beh, amici ed amiche, Goz vi condurrà proprie in quelle terre da sogno, per scoprire cosa davvero dimora in quei luoghi ancora ignoti alla conoscenza degli uomini!”
“Quando partirà il Carrozzone delle Meraviglie?” Domandò qualcuno dalla piazza.
“E quanto denaro occorre per questo viaggio?” Chiese un’altra voce.
“Il biglietto” prendendo la parola l’altro ragazzo “costa un Taddeo! Una cifra che forse, a qualcuno di voi, sembrerà troppo grande, ma che in realtà è ben misera cosa se paragonata alle meraviglie che Goz vi donerà! Avanti, cittadini di Camelot! Quest’occasione non si ripresenterà più! Goz non torna mai due volte nello stesso luogo! Vi attendiamo tutti presso il Canale di Levante, dove è ormeggiato l’inimmaginabile Carrozzone delle Meraviglie di Goz!”






+++
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
Guisgard non è connesso