“Dite” disse Fyellon “che sono inquieto? Assolutamente. Ci vuol ben altro che qualche storiella sulle streghe per impressionarmi.” Si voltò poi verso Altea e si accorse che la ragazza si era ormai addormentata.
Allora sorrise e tentò anch'egli di dormire.
Altea vagava nella selva avvolta da nebbie e da un silenzio quasi irreale.
Tutto appariva tetro, cupo, avvilente e spettrale.
Ad un tratto cominciò a sentire degli strani versi.
Come di un animale affamato.
Continuò allora a camminare, per non restare ferma in quel luogo.
Poi, all'improvviso, giunta presso il Calars, vide due figure immobili.
Erano due bambine.
La fissavano e una delle due sembrava nascondere qualcosa.
“Non dovete star qui, bambine...” disse Altea “... credo ci sia qualche animale feroce, forse un lupo... venite, dobbiamo allontanarci...”
Ma le bambine restarono immobili a fissarla.
“Nostra madre è stata bruciata” fece una delle due “e poi gettata nel fiume... e ci hanno detto che siamo maledette, che nostra madre non doveva avere figli...”
L'altra bambina, allora, mostrò finalmente ciò che nascondeva: era un utero insanguinato.
“Non doveva avere figli...” mormorò la bambina.
In quel momento, facendo sussultare Altea, qualcuno emerse dalle acque del Calars.
Era una donna dalla pelle carbonizzata che si lanciò con rabbia verso di lei.
Altea si svegliò di soprassalto.
Era sudata e ancora scossa per quel sogno.
Albeggiava e Fyellon dormiva ancora.