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Vecchio 06-04-2018, 22.42.51   #18
Clio
Disattivato
 
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
"Ehi bellezza, dove te ne vai tutta sola?" ride una voce che spunta dalla vegetazione, inopportuna come la marmellata su una bistecca in quel momento.
Possibile che non vedesse che stavo passeggiando comodamente per i fatti miei?
Non si usava lasciare in pace le fanciulle che desideravano prendere del tempo per conoscere meglio i dintorni della propria dimora?
No, evidentemente.
"Ehi, diciamo a te.." un'altra voce, sempre vicina.
"Secondo me non ci ha sentiti!" ride, beffarda, una terza voce.
Cos'è una rimpatriata?
D'un tratto me li trovai davanti, tre briganti, spada sguainata, sguardo lussurioso e... accidenti, dei corpi niente male e dei lineamenti che sembrano scolpiti.
Improvvisamente la faccenda si fece interessante, molto interessante.
Dopotutto potevo capirli, una ragazza tutta sola in mezzo al bosco di Chanty, con un abito appariscente come il mio, nessuna scorta, nessuna protezione.
"Io, ecco.." farfugliai, sfoggiando uno sguardo ingenuo per fargli abbassare ancora di più le difese "Devo essermi persa..." con gli occhioni blu sempre più spalancati "Voi mi potete aiutare?".
Lo stratagemma funzionò, funzionava sempre, i tre uomini si avvicinarono ancora di più a me.
"Oh ci pensiamo noi a te adesso..".
"Tranquilla bambina, ti portiamo a casa..".
"Avanti, fidati di noi..".
Potevo vedere la lussuria nei loro occhi crescere, potevo sentirne l'eccitazione, i corpi che aumentavano la temperatura, i membri che si gonfiavano, il respiro che si faceva più corto.
Ora erano vicinissimi a me, le spade che mi avevano puntato contro per farmi paura ora erano reclinate verso il terreno, sapevano che non avevo scampo, sapevano che ero in loro potere.
Quello che ignoravano era che erano loro ad essere in mio potere.
Allungai le mani verso il petto di due di loro, accarezzandoli dolcemente.
Il terzo mi fissava con gli occhi di fuoco, sempre più preda della follia lussuriosa il cui odore potevo sentire distintamente, come fosse quello di un fiore lì accanto.
"Oh, siete così belli!" sempre con il tono da ragazzina impaurita, ma con lo sguardo che cominciava a mostrare ai tre la mia vera natura.
Li guardai, uno per uno, con lo sguardo ardente, intenso, luccicante di lussuria e perversione.
Allora portai le mani all'allacciatura dell'abito, che andava dalla scollatura fino al bacino, slacciai quei lacci uno dopo l'altro, senza mai smettere di guardarli, finchè non cadde a terra, con un rumore così leggero e soffice da essere quasi impercettibile.
Ero lì, nuda e immobile davanti a loro, con lo sguardo eccitato, il corpo bollente e un sorrisetto malizioso.
Loro erano immobili, increduli, mi fissavano a bocca aperta, senza dire nulla, con gli occhi spaventati e i calzoni sempre più gonfi.
"Volete levarveli quei vestiti o no?" con un tono completamente diverso, un tono autorevole, il tono di chi è abituata ad avere tutto e subito.
Quelle parole sembrarono ridestarli dal loro momentaneo stato di trance perchè in pochissimi secondi erano nudi accanto a me, i corpi perfetti come li avevo immaginati, lo sguardo eccitato, i membri ardenti e pronti.
"Ecco, così va meglio!" sorrisi io.
In un attimo sentii le loro mani su di me, poi le loro labbra, le loro lingue.
Erano come impazziti, folli, votati unicamente alla passione alla lussuria al desiderio sfrenato.
Non si chiedevano chi fossi né perchè mi fossi donata a loro in quel modo, non gli importava, non gli importava nulla in quel momento, le loro menti erano completamente ottenebrate dalla forza magnetica e irresistibile dei nostri corpi che si strusciavano l'uno sull'altro, che si cercavano, si trovavano, si mischiavano in un tripudio di sudore, umori, gemiti e sospiri.
Io ero in mezzo a loro, le loro mani su di me, mani che cercavano e trovavano ogni parte del mio corpo, dalla più intima e umida alla più calda e morbida, il mio corpo non aveva segreti, non aveva tabù, limiti, le loro bocche assaggiarono il mio sapore più e più volte, le lingue mi disegnarono addosso un vestito.
Mentre le mie mani cercavano i loro corpi perfetti, la mia lingua assaporava i loro membri strappando lunghi e intensi gemiti di piacere e rendendo quell'attesa ancora più insopportabile.
L'attesa dell'amplesso, di quando mi presero, violarono, con forza e potenza con ardore incontrollato, con lussuria sfrenata in una danza antica come il mondo, in cui il mio corpo si muoveva sul loro, ancora e ancora, mentre il piacere cresceva forte, intenso, incontrollato.
Lo potevo sentire nascere in me e poi via via diffondersi ovunque, le mie grida erano ormai fuori controllo, il mio corpo sempre più caldo, sempre più bollente, il piacere sempre più forte, più intenso, più insopportabile, più... finché non esplose, in un lungo grido liberatorio che gustai e assaporai dal primo all'ultimo istante.
Oh, questa sì che è vita!
Mi distesi sull'erba, in mezzo a quei tre corpi nudi, appagati, con ancora l'estasi dipinta sul viso, mi strinsero in un caldo abbraccio.
Ma che carini...
Ora, io non è che avessi tutto il giorno per star lì a indugiare in una tenerezza di cui non mi importava un accidente! Restai stesa quel tanto che mi bastò per riprendere le forze e godermi quella meravigliosa sensazione di avere ogni parte del corpo decisamente e completamente appagata.
Dopodiché, era ora di andare.
Anche perchè, se tanto mi dava tanto, il divertimento non era ancora finito.
Se ora era tutto troppo facile, sperai vivamente che le cose poi si sarebbero fatte più interessanti.
Allungai una mano per prendere il pugnale di uno dei tre, che era caduto a terra, completamente dimenticato, mentre si toglieva i vestiti in preda alla fretta e al desiderio.
Guardai il ragazzo accanto a me, doveva essere il più giovane dei tre, non sapevo il suo nome né mi importava, dormiva beato con un'espressione così eterea sul viso che quasi quasi mi venne il dubbio se procedere o meno. Scherzavo, ovviamente, sapevo perfettamente che non era il caso di lasciare testimoni come loro, finchè si trattava di principi, re, duchi e condottieri andava bene ma le mie scorribande con dei briganti, contadini, o chiunque mi andasse non era cosa che potesse aiutare il mio buon nome in società. Dopotutto ero appena arrivata e non vedevo l'ora di inserirmi a corte, dunque era meglio se di quel pomeriggio di svago non fosse rimasta alcuna traccia.
Perciò, presi il pugnale e lo puntai senza alcuno scrupolo al cuore del ragazzo per poi farlo penetrare nella carne, centimetro dopo centimetro, fino a raggiungere il centro pulsante del suo corpo e spegnerlo per sempre. Lui quasi non se ne accorse, spalancò gli occhi e mi guardò incredulo quando già aveva la bocca piena di sangue, e un attimo dopo spirò.
Gli altri si alzarono allarmati, puntandomi, ancora nudi le spade sguainate contro.
Avevano gli occhi terrorizzati, increduli, potevo percepire la loro paura.
"Chi sei?" mi urlò uno, puntandomi la spada contro.
Io non risposi e mi alzai, con tutta calma, col pugnale insanguinato ancora stretto nella mano destra e un altro nella mano sinistra.
Eccoli lì, a minacciarmi con le loro armi, a fare i duri quando avevano ancora il mio odore e il mio sapore addosso.
Di bene in meglio...
Il mio sguardo mutò ancora, mentre mi avvicinavo a loro, decisa, minacciosa, implacabile.
Loro si avventarono su di me.
Andiamo, due briganti grandi e grossi contro una povera fanciulla?
Ci sarà da divertirsi.
Iniziammo a combattere, ma io ero più veloce, più rapida di chiunque altro avessero mai affrontato.
Mi muovevo agile tra loro, schivando i loro colpi, tirando i miei, colpivo, schivavo, ancora e ancora.
Eravamo nudi, in una danza nuova, così diversa da quella dell'amplesso lussurioso e proibito che ci aveva unito fino a poco prima, qui non esisteva il piacere, solo il sangue e la morte.
O forse no, il piacere esisteva eccome... solo per me però.
Perché come altro potevo definire quell'adrenalina intensa che mi cresceva dentro mano a mano che mi destreggiavo in quel duello che sarebbe stato impari per chiunque? Cos'altro era quella sensazione di lucida follia, quella brama di sangue, quel desiderio di morte, quella volontà di sentire le grida di dolore allo stesso modo in cui avevo bramato quelle di piacere poco prima.
Sì, era un altro tipo di piacere e io non volevo perdermelo.
Non c'era piacere che non desiderassi, non c'era vizio che non avessi, non c'era perversione che non mi attirasse. Ero persa in quella danza di morte quando finalmente il mio pugnale trapassò la carne di uno dei due briganti e io restai lì, con estatica follia omicida a guardare la luce spegnersi dai suoi occhi in quello che per me poteva equivalere ad un piacere estatico, quasi erotico, proibito e meraviglioso.
Quando l'altro si accorse di quanto era accaduto iniziò a correre, a correre più forte che poteva da quella che ormai considerava pura follia.
Ma non ci riuscì, qualcosa lo prese per il collo e lo riportò indietro, sentiva una forza sovrumana afferrargli il collo e trascinarlo indietro, verso di me, volteggiava nell'aria, annaspava con i piedi che cercavano disperatamente il terreno senza però riuscrci, finchè non si voltò verso di me, sempre spinto da quella forza oscura e invisibile, e allora i suoi occhi si riempirono di un cieco terrore.
Io ero lì, in piedi, completamente nuda con il braccio disteso verso di lui, la mia mano era stretta in una morsa come se stesse stringendo il suo collo anche se questo era molto lontano da me, il mio sguardo era iniettato di sangue, determinato, crudele, folle.
Il mio braccio si alzò lievemente e il corpo sospeso per aria del brigante fece lo stesso.
Gli mancava l'aria, annaspava, muoveva disperatamente le gambe e mi guardava terrorizzato e supplice.
"Chi sei tu?" riuscì a farfugliare.
Io non risposi, ma strinsi un po' le dita e lui percepì la stretta della morsa sul suo collo ancora più stretta.
"Ti prego!" iniziò a piagnucolare "Ti prego, farò tutto quello che vuoi, ti prego!"
Io di nuovo non risposi, inclinai unicamente la testa di lato con un sorrisetto divertito.
Ma tu guarda che carino, pensa davvero di avere una speranza.
Tuttavia, il mio sguardo sadico, divertito, folle evidentemente gli fece cambiare idea.
"Chi sei?" piagnucolò di nuovo.
"Lys Marbrè!" dissi io, secca mentre con un movimento secco della mano gli rompevo l'osso del collo, uccidendolo sul colpo e facendo ricadere a terra il suo corpo perfetto con un tonfo sordo.
Allora, con tutta calma, tornai dal mio vestito, lo indossai come se nulla fosse.
Accanto a me i tre corpi nudi e sporchi di sangue giacevano in pose poco plastiche in mezzo ai vestiti lanciati qua e là poco prima. Gia che c'ero, perchè non approfittarne?
Presi le loro sacche piene di monete sonanti, che non fanno mai male, e le loro armi, perchè di armi non ne ho mai abbastanza. Solo allora sospirai, sorrisi e ripresi tranquillamente la strada di casa.


Il palazzo era immerso nella vegetazione, alle porte della città.
Si trattava di una villa nobiliare, non molto diversa da quelle disseminate in quelle terre, con un ampio giardino che lo circondava tutto attorno e lo divideva dal bosco di Chanty.
Superai il cancello ed entrai in casa recandomi immediatamente nel grande salone, ancora galvanizzata da quell'interessante e piacevole pomeriggio appena trascorso in compagnia di quei tre sconosciuti briganti.
Dopotutto, Monsperone non era così male, pensai, lasciandomi scivolare su un divanetto di broccato.
E dire che ero uscita solo per fare una passeggiata in paese e nel bosco qui intorno!
Avevo ancora addosso quel sorrisetto divertito quando feci tintinnare il campanello per chiamare la servitù e ordinare di portarmi qualcosa di forte da bere, dopo emozioni così forti, ci voleva proprio!

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