Discussione: Enigmi a Camelot
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Vecchio 16-10-2019, 02.08.03   #5021
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Il quadro della casa dai giardini di oleandri ed eriche

La vecchia casa dai giardini di oleandri e ginestre.
Con le vetrate alte e luminose, il frontone bianco e dalle semi colonne lungo i margini.
Il cancello in ferro battuto, con intrecci floreali ed i rampicanti che ricoprivano ed ammantavano il basso muretto di conta.
Noi bambini ci giocavamo spesso nei paraggi, perchè la strada intorno era isolata e non ci passava mai nessuno.
Fingevamo che fosse infestata dai fantasmi e talvolta passavamo pomeriggi a fissarne le finestre in attesa di vedere lo spettro di qualche dama antica, con la paura che teneva a bada la tentazione di prendere a sassate i vetri.
Un giorno poi cominciò a circolare fra noi la volontà di una sciocca scommessa, quella cioè di entrare e passarci dentro almeno un'ora, sfidando quasi la presenza di quei fantasmi su cui fantasticavamo da sempre.
Alla fine fui io che mi feci avanti per entrare nella casa.
Era un pomeriggio di inizio Autunno, di quelli trascorsi a giocare dopo aver fatto i compiti.
C'era il Sole e la casa all'interno era ben illuminata con le sue ampie vetrate e le stanze ampie dentro.
Si sentivano scricchiolii un po' ovunque, rumori vaghi ed indefiniti forse perchè la casa era parecchio vecchia, o almeno così credevo io.
C'erano tanti mobili, parecchi antichi, intarsiati, con tanti oggetti sopra, manufatti di ogni tipo.
Ma quello che mi colpì erano i molti animali impagliati come faine, volpi, alci ed uccelli vari.
Alcuni erano consumati, quasi tutti ricoperti di polvere.
Tutto era decadente e triste in quella casa, come se passati i suoi giorni più belli e felici ora ne fosse rimasto solo un vago ricordo, malinconico e logoro.
I dipinti alle pareti raffiguravano perlopiù paesaggi, nature morte e ritratti di epoche passate, con donne dai volti bellissimi e uomini dall'espressione fiera, austera e feroce.
Mi feci coraggio e cominciai a salire le grandi scale, ricoperte da un tappeto rosso e lacerato, scricchiolanti e giunsi al primo piano.
Se giù gli ambienti erano illuminati dalle finestre, sopra invece regnava una silenziosa penombra che rendeva ogni cosa mutevole e sfuggente.
Il lungo corridoio appariva semibuio davanti a me, dandomi una strana inquietudine.
Ad un tratto sentii una musica.
Mi bloccai di colpo.
Fui preso dalla voglia di scappare via, ma la paura mi bloccò.
Non riuscii a muovermi.
Poi quasi senza volerlo iniziai a camminare, penetrando nel corridoio, fino all'unica porta socchiusa, le altre erano tutte chiuse.
La musica proveniva proveniva proprio dalla porta semichiusa.
Vi entrai, era un salone grande.
Un uomo, anziano ma di bell'aspetto, stava suonando un vecchio pianoforte.
“Voi ragazzini siete sempre tra i piedi.” Disse lui smettendo di suonare. “Neanche i fantasmi servono a tenervi lontano.” Seccato.
“Siete... siete un fantasma?” Chiesi intimorito.
“A furia di stare in mezzo agli spettri” lui “si diventa come loro.” Contrariato. “Ora vattene e lasciami in pace.”
Io però restai bloccato a fissare la parete.
C'era un quadro ed i miei occhi ne furono attratti subito, al punto da non distoglierli più dalla tela.
“Insomma, vuoi andartene?” Il vecchio arrabbiato, ma poi notandomi davanti a quel quadro, stupito, si zittì.
Non avevo mai visto un quadro come quello ed una marea di pensieri mi sommerse la mente ed il cuore.
Aveva un che di magico ai miei occhi.
La sola cosa luminosa in quel salone fitto di penombra.
Come se l'intera casa si sorreggeva intorno a quel quadro.
Il vecchio, quasi per rispetto, non disse più nulla e restò a fissarmi, lasciandomi tutto il tempo per ammirare quel dipinto.
“E'... è vero questo quadro?” Io.
“Se tornerai qui tutti i Mercoledì ed i Venerdì” a me lui “io ti parlerò di questo quadro e forse ti insegnerò anche a tirare di spada...” notando la spada di legno nella mia mano.
Nei Mercoledì e nei Venerdì che seguirono in verità mi insegnò molte cose.
Cose belle e cose triste, delle quali non scriverò affinchè non si comprenda la natura del quadro.
Alla spada con la quale mi insegnò a tirare aveva dato anche un nome e nel donarmela l'ultimo giorno, un Venerdì piovoso, mi intimò di cambiarlo, poiché ogni uomo ha il proprio Destino, sempre diverso dagli altri.
“Posso conoscere il titolo del quadro?” Domandai.
“Solo se risponderai a questo indovinello...” rispose lui.
Poi recitò:

“Hector sposa Linda e dopo la cerimonia, alla quale presiedono numerosi invitati, gli sposi partono per il viaggio di nozze.
Un mese più tardi, dopo che gli sposi sono tornati, Hector sposa Clara e parte con lei per la Luna di Miele, senza che nessuno abbia alcunchè da ridire.
Eppure tutti i loro amici sono a conoscenza del precedente matrimonio.
Che spiegazione può avere questo fatto sconvolgente?”

Io risolsi l'indovinello ed andai via con la sua spada, ora mia, una maschera e conoscendo il titolo di quel bellissimo quadro che mi cambiò la vita.

E voi, dame e cavalieri di Camelot, sapete risolvere questo indovinello, badando bene che non si possono avere più di 2 possibilità a testa per riuscirci?
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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