L'Assunta finalmente partì, prendendo il largo, col litorale che pian piano si allontanava.
Destresya lasciò la sua cabina e raggiunse il ponte, dove la maggior parte dei passeggeri si era radunata.
Il vento soffiava forte, col suo odore di mare e quel senso di aria salmastra ovunque.
La bellissima manager poté così godersi il meraviglioso panorama tra monti e mare.
Qualcuno però, presso il bar del ponte, la guardava.
Gli stessi occhi azzurri che la stavano spiando dal molo.
La guardava tutta, col vento che accarezzava le sue sensuali e bionde curve, rendendo l'abito leggero aderente come una pellicola su quelle forme morbide e rese calde da Sole pomeridiano.
Era come una visione, una Venere sorta da quelle acque greche, una Circe giunta dal litorale con i suoi incanti sensuali, una Messalina arrivata in cerca di frescura dall'afa imperiale.
La guardò a lungo, immaginandola in mille vesti, fantasticando di spogliarla di tutte ogni volta e poi ricominciare.
Ormai la nave era salpata e lei non poteva rimandarlo indietro.
Si sarebbe arrabbiata, sarebbe stata seccata e delusa, ma poter stare vicino, anche se solo per questo viaggio, ad una creatura così sensuale e proibita era un sogno per quel ragazzo.
Deglutì, ingoiando anche la paura e l'emozione, decidendosi così di uscire allo scoperto.
Accaldato, rosso in viso ed eccitato, lasciò il bar e si avvicinò alle spalle di Destresya.
“Ciao, zia...” disse Icarius con voce incerta, imbarazzato e col cuore che batteva forte.