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Vecchio 06-02-2012, 01.13.05   #10
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
Registrazione: 05-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
La vita mi piace immaginarla in tanti modi.
Come un romanzo, come un cartone animato.
Stanotte, con un ricordo che mi scivola fra le dita che battono sulla tastiera, la vedo come un vecchio film in bianco e nero.
Alla mia margherita il compito di colorarlo col colore dei miei sogni…

I vecchi magazzini erano perfetti.
Di fronte al grande capannone, dove mio padre aveva l’esposizione in cui mettere in mostra i vari articoli da fa vedere ai clienti.
Con le sue scale di ferro con il pianerottolo in alto, le ampie e lunghe vetrate, poi i pannelli scorrevoli e le luci sui piani rialzati simili a tante stanze laterali, poteva prestarsi a qualsiasi cosa.
Da galeone dei pirati a fortino dei legionari, da maniero fortificato ad astronave per viaggi interstellari.
E molto altro ancora.
Ma quel giorno avevo promesso loro una città fumante e nebbiosa, come quella dei grandi noir degli anni’30 e degli anni’40.
E per quella promessa erano giunti da me subito dopo la scuola.
“Io sarò un gangster!” Disse uno di loro.
“Io il commissario di polizia!”
“Io un miliardario!”
“Io un killer a pagamento!”
“E io?” Domandò Elea.
“Tu chi vorresti essere?” Chiese uno di loro alla bambina.
“Una principessa…”
E tutti a ridere.
“Non ci sono principesse in una città malfamata e piena di misteri!” Spiegò uno di quei bambini.
“Allora è un gioco solo per i maschi?” Avvicinandosi Laska, la sorella maggiore di Elea.
“Già!” Risposero in coro i miei compagni.
Lei mi fissò.
“Ho promesso questo a loro” mormorai “e non posso deluderli. Magari domani giocheremo nella giungla malese o nelle foreste inglesi bardati di corazze.”
“Non esiste un gioco che possa escludere le femminucce.” Sentenziò lei. “E tu dovresti saperlo.”
“Allora partecipate…” sorridendo io “… la città è grande e tutta da scoprire…”
Lei mi fissò indispettita e poi annuì.
Andate via le due bambine, cominciammo a giocare.
Io ero un investigatore privato, in cerca di clienti e di avventure.
Oziavo alla scrivania che il ragioniere di mio padre usava per parlare con i clienti, tenendo in bocca un ramoscello di liquirizia per simulare una sigaretta.
E ad un tratto entrò lei.
Laska mi era sempre piaciuta.
Molti preferivano Elea, sua sorella.
Era carina, dolce e molto vivace.
Ma Laska era diversa.
Era intelligente, perspicace, ma non solo.
Aveva qualcosa di particolare, di speciale.
Quando mi fissava, sembrava quasi capace di leggermi dentro.
Come se fosse in grado di sognare e vivere come nessun altro il mio mondo.
Entrò con un capello preso dall’armadio di sua madre e con una borsa rubata forse a sua zia, che aveva una ricchissima collezione.
Aveva un chupa chups in bocca.
Si avvicinò alla scrivania e fece finta di accenderlo come se fosse una sigaretta.
Io sorrisi.
Ero felice che fosse venuta a giocare con noi.
“Vedo che ami giocare col fuoco, angelo…” feci io in puro stile Humphrey Bogart.
“Dipende…” fingendo di soffiare via il fumo lei “… dipende da chi poi arriverà a spegnerlo…”
“C’è da far restare bruciata tutta la città…”
“Mi avevano detto che eri il migliore…” sedendosi lei e accavallando le gambe.
“Per spegnere gli incedi, angelo?”
“O per accenderli…” fissandomi lei “… sei sposato?”
“Ho fatto molte sciocchezze in vita mia…” sedendomi sulla scrivania davanti a lei “… ma mai di così grosse…”
“E sbagli, sai… può essere piacevole… a volte…”
“Immagino…” fingendo di fumare io “… cosa posso fare per te? Tuo marito è geloso? O lo è il tuo amante?”
Lei sorrise in modo impercettibile.
“Mio marito è troppo sciocco” giocando col chupa chups lei “… ed il mio amante troppo pieno di sé…”
“Ma non mi dire…” caricando la pistola giocattolo che avevo sulla scrivania “… vuoi che li faccia fuori entrambi?”
“Poi resterei sola, non trovi?”
“Angelo, sei troppo pessimista…”
“Non vedo fiori qui…” disse lei “… non sei tipo da fiori?”
“Sono un duro, piccola…”
“Ci starebbero bene dei fiori qui…” fissandomi lei “… io adoro i fiori…”
Io sorrisi, accarezzandomi l’orecchio, come solitamente faceva Bogart nei suoi film.
“La tua parcella?” Domandò lei.
“Solitamente lavoro gratis per certi clienti…”
“Certi clienti?”
“Clienti particolari…” facendole l’occhiolino “… parlami del tuo amante, angelo…”
“Crede che io non sia in gamba…” fingendo di nuovo di soffiare via il fumo “… parte pòer avventure lontane e mi trascura…”
Io sorrisi nuovamente.
“Sono qui perché qualcuno ha rubato un oggetto di valore appartenuto alla mia famiglia da generazioni…”
“Lo troverò.”
“Lo troveremo!” Fissandomi lei. “Ci sono anche io… oppure pensi anche tu, come il mio amante, che io non sia in gamba?”
Così cominciammo a vagare per quella città immaginaria, tra i fumi della strada e l’odore pesante di bische clandestine.
Tra sparatorie all’ultimo sangue e agguati in vicoli bui, ingannando la malavita e gli sbirri troppo curiosi.
La salvai.
La salvai più volte.
La salvai dai contrabbandieri, dai gangster e dai sicari.
La salvai infinite volte.
Fino a quando recuperammo l’oggetto rubato.
E alla fine, tra il fumo della stazione, aspettando l’ultimo treno, mi donò qualcosa.
“Che cos’è?” Chiesi io.
“La tua parcella…” rispose lei “… non vuoi soldi ed io ti pagherò con questo… manca un fiore nel tuo ufficio…” sussurrò “… e questo ci starebbe bene…”
“Dove l’hai preso?” Domandai io. “In città non crescono fiori.”
“Ma nelle aiuole del tuo cortile si…” sorridendo lei “… nella tua città non c’è un parco?”
Io annuii e presi quel fiore.
“Domani attorno a questo fiore” disse mentre andava via “ruoterà il tuo prossimo gioco…”
“Tu ci sarai?”
Lei si voltò e mi sorrise, per poi accarezzarsi le labbra con un dito e soffiando verso di me un bacio.
Poi andò via, lasciandomi in quell’immaginaria stazione della mia città con quel fiore tra le mani.
Un fiore attorno al quale avrei dovuto immaginare un’altra storia.
Una storia con un eroe e col suo fiore.
L’eroe, naturalmente sono io, Guisgard e quel fiore è la mia magica margherita.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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