Mi voltai, lasciandogli le gambe da accarezzare, da massaggiare, leggermente divaricate.
Sentivo le sue mani sui piedi, che li accarezzavano, esploravano, tra le dita, sulla pianta, sulla caviglia.
Mi chiesi se avesse mai toccato così una donna.
Se gli fosse mai capitato di perdere la testa, di lasciarsi andare.
Dopotutto era così piccino, così tenero.
Il mondo esterno è pieno di mostri che potevano approfittarsi di lui.
Oh, tipo me...
Poi iniziò a risalire, sulle gambe, le cosce, l'inguine, finchè non lo sentii lambire i glutei, provocandomi un'intensa scarica che non potevo fraintendere era calda, umida, irriverente.
Allora aprii leggermente di più le gambe, e portai la testa appena all'indietro, per poi voltarmi a guardarlo.