Discussione: Il nome della perla
Visualizza messaggio singolo
Vecchio 24-05-2018, 15.08.32   #4
Dacey Starklan
Cittadino di Camelot
 
L'avatar di Dacey Starklan
Registrazione: 11-06-2015
Messaggi: 3,502
Dacey Starklan è sulla buona strada
Sant’Agata di Goya.
Rammentavo ancora il giorno del mio arrivo, ormai dieci anni fa.
All’epoca ero solo una bambina emozionata per il viaggio, alla quale brillavano gli occhi dinanzi alle costruzioni dell’uomo e alle opere della nature che addobbavamo quella perla di città.
Venivo da una famiglia fin troppo numerosa, ero la settima di ben nove figli e l’ultima delle femmine.
Per i miei genitori insomma ero poco più di un peso.
La povertà regnava assolutamente a casa nostra, una stanza unica con il pavimento in terra battuta, un fornello per scaldarci e cucinare le vivande al centro e qualche tappeto a terra da usare come sedie e letti per la notte.
Questo era tutto ciò che avevamo.
Mio padre non era altro che un perdigiorno, non amante del lavoro duro, che sperava di far fortuna stando seduto alla taverna.
Mia madre invece... Lei aveva avuto una vita migliore fino a che non si era invaghita di mio padre.
Naturalmente la sua famiglia si era opposta, avendo individuato il genere di uomo che mia madre ancora ragazza si era trovata.
Ma lei si era fatta guidare da uno sciocco amore adolescenziale, persa per quell’uomo dal fascino esotico, sempre pronto a corteggiarla.
Era rimasta incinta, di mio fratello Tòmas, e quando i genitori ne erano venuti a conoscenza l’avevano rinnegata, scacciandola di casa.
Mio padre non voleva un figlio, non voleva responsabilità e non voleva neanche una moglie ma sperava di ottenere qualcosa dalla famiglia di mia madre.
Così l’aveva sposata e dopo la nascita del bambino era andato a reclamare dei soldi dai nonni.
E così aveva fatto per ogni figlio, dicendo che sarebbero serviti per la loro istruzione e il loro futuro.
I miei nonni finivano per cedere, alla vista di un nuovo piccolo neonato ogni volta, dandogli una somma cospicua ma senza mai perdonare la figlia per la sua sconsiderata scelta .
Per questo eravamo tanti fratelli, ogni figlio portava nuovi soldi che mio padre poteva usare , o meglio, sperperare in vino e scommesse.
Lui non provava amore per noi, semplicemente eravamo una fonte di guadagno e lo dimostrò mandando tutti i miei fratelli maggiori a lavorare molto giovani e facendo sposare le mie sorelle appena raggiunta la pubertà.
A dieci anni era quasi il mio turno per essere data in sposa a qualcuno, al miglior offerente.
Mio padre già pregustava l’affare, diceva infatti che io ero la più bella delle sue figlie.
Un giorno stavo aiutando mia madre a prendersi cura dei miei fratellini più piccoli, Andres e Sylvain, quando in casa arrivarono degli ospiti.
Erano due uomini, entrambi con folte barbe, intorno ai trent’anni.
Mio padre li fece sedere con grandi sorrisi e mi ordinò di preparare loro del thé.
Solo quando andai a servirlo mi indicò uno dei due uomini, quello un poco più basso, dicendo che lui sarebbe stato mio marito, quindi mi prese per un polso e mi scaraventò a sedere vicino all’uomo, che mi rivolgeva occhiate lascive .
Sentii la nausea nel stargli vicino e intercettai lo sguardo di mia madre, supplicandola di risparmiarmi un tale destino.
Ma sapevo che nulla sarebbe successo, che avrei fatto la stessa fine delle mie sorelle, tutte spose bambine.
Quella notte rimasi sveglia, per me era impossibile dormire tormentata dalla paura di ciò che avrei dovuto affrontare.
Al mio risveglio trovai mio padre ancora addormentato e mia madre seduta sulla soglia, con un sacco tra le mani.
Mi fece cenno di andarle vicino e mi tese la mano.
Camminammo, andando oltre il villaggio, in completo silenzio.
Io ero terrorizzata, convinta che mi avrebbe portata alla casa dell’uomo a cui ero destinata.
Camminammo fino a che il sole non fu alto in cielo fino ad arrivare ad un crocevia.

“ Non scendere fino a che non sarai a Sant’Agata di Goya e lì cerca la chiesa più alta, troverai un uomo ben vestito, vedrai che mi assomiglia.
Dagli questo biglietto.
Andrà tutto bene. Tu almeno avrai una vita migliore.”

E così mi consegnò il sacco, che scoprii poi essere pieno con le mie poche cose, e una busta.
Non avevo mai visto mia madre scrivere prima di allora.
Arrivò una diligenza, su cui montai, spaesata ma confortata dai sorrisi di mia madre, che si sforzava di trattenere le lacrime.
Fu l’ultima volta che la vidi.

Sono passati dieci anni fa allora, dieci anni dal mio arrivo, dalla mia ricerca dell’uomo in chiesa.
Mio zio era il presbitero di Sant’Agata di Goya, una buona posizione che gli garantiva una vita tutto sommato agiata e confortevole.
Da sempre contrario alla decisione della famiglia di isolare sua sorella, quando gli consegnai la lettera mi accolse subito in casa, era convinto che fosse il volere di Dio per rimediare agli errori dei genitori.

“ Dacey è ora del thé !”

Udii la voce dello zio in lontananza, mentre io ero persa nel viale dei ricordi, lo sguardo fuori dalla finestra della mia stanza.
Andai subito di sotto, raggiungendo lui già al tavolo e gli preparai il thé.
Aveva il vizio di prenderlo sempre con molto zucchero e faceva orecchie da mercante quando gli facevo notare quanto fosse poco salutare per lui.
Era neanche un anno che era guarito da un episodio di gotta e ora stava tornando ai vecchi eccessi.
Era anche un anno da quando la vita tranquilla a Sant’Agata era stata interrotta da qualcosa di terribile e spaventoso, motivo per cui mio zio aveva aumentato la sua dose di zucchero.
Se devo morire di una morte tremenda, diceva, almeno avrò un po’ di dolcezza sulle labbra.



Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
__________________
It is saying that if you really desire something from the heart ... then the whole universe will work towards getting you that

Dacey "Karishma" Starklan
Dacey Starklan non è connesso