Discussione: Enigmi a Camelot
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Vecchio 25-02-2020, 04.10.24   #5148
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
In una notte come questa mi chiedo spesso quale sia il vero volto di un eroe, se il suo viso o quello della sua maschera...
Eppure entrambi, viso e maschera, sono la stessa faccia di un innamorato...

Era l'autista di mio padre, quello che guidava il camion, il furgone o l'auto per conto dei nostri negozi.
Ezio però non era solo un pilota abilissimo, ricordo quando la sua macchina ebbe problemi ai freni e guidò praticamente una settimana usando solo il freno a mano, roba che oggi ti farebbero multa e verbale anche solo a pensare di guidare così, ma anche un uomo ingegnoso come pochi.
La sua manualità e la sua creatività agli occhi di me bambino avevano un che di incredibile, di fantastico.
Perciò spesso gli chiedevo di aggiustare qualche giocattolo rotto o di costruirmi qualche arma o simile per uno dei miei giochi.
E proprio un giorno, non diverso da questo, quando fui invitato ad una festa di Carnevale organizzata a scuola dalle suore, corsi da lui, nell'ufficio che si era costruito da solo nel capannone in cui mio padre teneva la merce da portare poi ai vari negozi, per farmi aiutare.
Avevo il costume da Zorro, ma senza spada, poiché quella che avevo si era spezzata giocando e senza una maschera decente, visto che la mia era una mascherina nera, anonima e che copriva a stento gli occhi.
“Ezio...” disse io entrando un po' titubante nel suo ufficio “... non avresti qualcosa per aiutarmi?”
“Beh, dipende.”
“Da cosa?”
“Da ciò che devi fare.” Ridendo lui.
“Domani è Carnevale e dovrei andare ad una festa...” io fissandolo “... pensavo di usare il mio costume da principe alieno... però l'ho già messo...”
“E non ne hai un altro?”
“In realtà si...” annuì “... è di Zorro...”
“Bello!”
“Però non posso indossarlo...”
“E perchè mai?”
“Perchè mi mancano spada e maschera...”
“Il necessario insomma!” Ridendo lui. “Un po' come il sarto senza ago e il pittore senza pennello!” Divertito.
“Eh...” sospirai io.
“Beh, spada e maschera sono le cose che ti servono per essere Zorro.”
“Lo so...” sbuffai io.
“Dobbiamo perciò pensare a qualcosa di particolare, speciale.” Facendomi l'occhiolino.
“Si!” Raggiante io.
Allora si mise a cercare fra le scatole ammassate nel capannone ed infine tirò fuori qualcosa.
“Questo è flessibile al punto giusto...” tendendo fra le mani un tubo di plastica non troppo spesso “... e basterà aggiungerci un'anima di ferro filato dentro per darti la sensazione giusta... perchè una vera spada non deve essere né troppo leggera, ma neanche troppo pesante... insomma, non deve volare via e nemmeno risultare difficile da impugnare.” Mostrandomi il pollice.
Con plastica e gomma trasparente montò in breve una bellissima elsa, che poi completò con carta gommata e rendendola alla fine bellissima da vedere, come nessuna di quelle che avevo visto nelle vetrine dei negozi di giocattoli e che poco mi avevano ispirato.
“E sulla punta arrotondata ci infileremo questa...” sistemando una spugnetta nera imbevuta di inchiostro nel foro della punta “... così che potrai anche lasciare la zeta, il famoso segno di Zorro.”
“Urrà!” Saltando io felice.
“Ora la maschera!” Esclamò. “La cosa più importante. E' la maschera che ti renderà Zorro.” Lui a me, mentre lo guardavo ed ascoltavo rapito.
Prese così un pezzo di stoffa nero sul quale disegnò la forma della maschera con tanto di spazio per gli occhi.
La ritagliò e poi applicò della carta gommata, ovviamente anch'essa di colore nero, per prenderla sagomata all'altezza delle gote e del naso.
Allora ci legò un elastico scuro ben resistente e terminò quel lavoro con un pennarello bianco, col quale ricalcò il bordo interno degli occhi.
“Il contrasto del bianco metterà in risalto il colore azzurro dei tuoi occhi” mi disse “perchè lo sguardo di un eroe è importante e poi gli occhi devono essere espressivi per rendere la maschera vera ed unica.” Porgendomi quella maschera. “Ora sei pronto per sconfiggere il malvagio capitano Ramon e conquistare la bella Lolita, nipote del tirannico Alcalde!” Dandomi un pizzicotto sulla guancia.
E appena indossata quella maschera corsi nel furgone per guardarmi allo specchietto retrovisore.
Restai incantato, folgorato e mi sentì davvero un eroe da romanzo.
Corsi sopra per vestirmi e prepararmi.
Quando giunsi alla festa c'erano già tutti i miei compagni e forse nessuno di loro si aspettava di vedermi con quel costume da Zorro, visto che avevo detto di non poterlo indossare.
Infatti nessuno dei miei compagni mi riconobbe e questo mi divertì per gran parte della festa, con tutti che venivano a chiedermi chi fossi ed io a fare lo splendido ed il misterioso.
“Sei tu, vero?” Ad un tratto una voce alle mie spalle.
Mi voltai e la vidi.
Era vestita come una spagnola, con un costume rosso ed una rossa sgargiante dai petali cangianti.
Sarebbe potuta essere tante cose, come una ballerina gitana, l'amante di un torero, persino la bella catalana Mercedes del Conte di Montecristo.
Nel guardarla però mi parve essere una perfetta Lolita Quintero, la nipote dell'Alcalde e donna amata da Zorro.
La guardai per un istante che solo dopo un bel po' mi sembrò essere sconveniente.
“Come dici?” Mormorai.
“Sei tu, lo so...”
“E' facile dire così...” ridendo io “... tu chi? Tu me?” Sarcastico.
“Tu, cretino!” Lei scuotendo la testa.
“Ah, ecco.” Con gli occhi al cielo io.
“I tuoi occhi...” lei a me “... li riconoscerei fra mille...”
“Ovvio, sono unico!” Facendole l'occhiolino. “E tu chi saresti? Aspetta... non dirmelo...”
Lei rise.
“Sei Lolita Quintero!” Con un inchino io. “E se non lo sei dimmi lo stesso di si, almeno stasera!”
Lei mi fissò divertita.
“Mi dici di si?”
“Si...”
La presi per mano ed andammo insieme dagli altri, tutti in attesa della gara per vincere uno dei giocattoli messi in palio dalle suore.
“Allora, bambini...” Suor Roberta a tutti noi seduti intorno a lei, con gli occhi fissi sui giocattoli “... pronti con le domande per indovinare?”
E lesse l'enigma:

“Quinto.
Vescica di bue.
Canne di bambù.
Denti e conchiglie.
Frontale, laterale, basso.”

"A cosa si riferiscono questi indizi, bambini?" Aggiunse la suora.
Quell'indovinello cominciò ed io indovinai, vincendo una spada, che però non reggeva il paragone con la mia ed alla fine la barattai per una bambola che regalai alla bella Lolita, nipote dell'Alcalde e amata da Zorro.
Perchè quella sera io ero Zorro.

E voi, dame e cavalieri di Camelot, sapete risolvere questo enigma?
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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