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Vecchio 13-04-2015, 16.38.44   #67
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Un giardino inaspettato...

Ci sono momenti in cui vorrei davvero essere in grado di disegnare, di rappresentare forme e colori che mi si parano davanti.
Ed oggi è proprio uno di quei momenti, ma ho a disposizione soltanto le parole.
Oggi la ricerca mi ha portato in questa cittá così vicina eppure così diversa dalla mia.
Questa città in cui, incredibilmente, tutto si ferma in pausa pranzo, e la mia brillante idea di prendere solo una focaccia a portar via, per ottimizzare i tempi in puro stile Miralese, improvvisamente non sembrava più così brillante.
È tutto chiuso: la copisteria dove rilegare la mia pila di fotocopie, la libreria in cui volevo curiosare, per non parlare della banca in cui volevo pagare una bolletta.
Però è una splendida giornata, quindi mi metto a camminare, guardandomi intorno affascinata: è una realtà diversa, ma ho sempre adorato questa città, mi ricorda un giorno lontano, che è stato come un raggio di luce in uno dei periodi più oscuri della mia adolescenza, una rilassante passeggiata completamente sola, un po' come oggi, solo che allora avrei dovuto essere a scuola.
Poi, d'un tratto, vedo comparire davanti a me un parco fiorito intorno all'imponente castello che tanto somiglia a quello della mia città, e mi fa sentire un po' a casa.
Decido di raggiungerlo, ed è allora che mi toglie il fiato.
La Primavera sembra esplosa in tutto il suo splendore, gli alberi rigoliosi di un verde acceso e brillante sono intervallati da arbusti fioriti bianchi e rosa che creano come un pergolato per riparare il sentiero dai raggi diretti del sole.
C'è un atmosfera magica e surreale, i prati sono praticamente bianchi perché cosparsi quasi interamente di margherite, le pratoline, che se ne stanno lì, serene, a stendere i petali al sole.
D'un tratto, un lontanissimo ricordo attraversa i miei pensieri, e quasi senza accorgermene cammino verso un punto preciso del parco.
Sono già stata qui....
Sorrido vedendo spuntare il parco giochi, (naturalmente anche quello chiuso per pausa pranzo!) e allora rivedo una bambina troppo grande per la sua età, in quel doloroso gioco chiamato "un fine settimana con la mamma e uno col papà".
Quanto mi arrabbiavo quando riuscivo a prendere il peluche che faceva vincere un giro gratis sul trenino ma la simpatica signora che gestiva il parco giochi diceva che non era valido perché ero troppo alta, e il mio papà ci litigava.
Però c'erano anche i tappeti elastici, che mi regalavano alcuni momenti liberi e spensierati.
Ma è ora di lasciare quei ricordi a volte dolci a volte tristi della mia infanzia lá dove devono stare, nell'angolo fiorito di un vecchio parco giochi, per ricominciare a camminare senza meta, finché non trovo un posto perfetto.
Un posto che sembra immerso in una quiete senza tempo.
Allora mi fermo, come non faccio mai, immersa nella mia musica, (che sembra sapere esattamente dove mi trovo dato che la riproduzione casuale continua a farmi ascoltare canzoni che spesso parlano di questa città), immobile e rilassata, ad ammirare la sagoma del castello incorniciata dai fiori, cercando inutilmente una parola per descrivere il colore del cielo, come un pittore che deve scegliere la migliore sfumatura di azzurro, mentre una brezza leggera rende sopportabile la calura primaverile, incurante del sole che mi batte sulle braccia libere dall'altissima protezione solare che di solito le avvolge (anche se so che domani mi dannerò se hanno osato prendere anche un minimo colorito).
Lo so, potrei (anzi dovrei) iniziare a studiare le quattrocento pagine che ho fotocopiato, controllare se non ci siano altri libri che possano servirmi in questa città, oppure semplicemente tornare a casa.
Eppure c'è talmente tanta pace in questo angolo fiorito, che mi rapisce dolcemente.
E improvvisamene tutto quello che voglio è scrivere.
Vorrei davvero saper dipingere il quadro davanti ai miei occhi, per mostrarvelo e condividere con voi tanta meraviglia, ma posso solo descriverlo.
E le parole non sembrano più poca cosa, perché oltre alle immagini contengono le emozioni che sono indissolubilmente legate ad esse.
In questo angolo fiorito intorno al castello, io penso a voi, al nostro bellissimo giardino, rendendomi conto che l'ho sempre immaginato così, baciato dal sole, o reso magico dagli enigmatici raggi della luna, imperniato dei colori e dei profumi dei molteplici e diversi fiori che lo popolano.
Così provo a giocare ad immaginare che lo sia davvero, che il castello sia quello di Camelot.
Riesco a scorgere tra i merli i soldati che fanno il giro di ronda pomeridiano, vedo le dame che passeggiano chiacchierando allegramente nel giardino, sento il suono di un'arpa che racconta melodie lontane.
Chissà...
Magari c'è una dama che sospira a quella finestra sulla torre, magari guarda proprio il giardino sperando di scorgere il suo amato alzare gli occhi a cercare i suoi attraverso l'austero vetro che la nasconde.
Lo cerco quasi con lo sguardo, sperando di vederlo compiere quel gesto, e donare così un sorriso alla sua dama.
Non so perché, ma la immagino mora, con grandi occhi verdi, i capelli raccolti in una treccia di lato, e un abito azzurro, stile impetro, mentre il suo amato lo vedo un po' scanzonato, con i capelli castano chiaro tagliati a caschetto ma spettinati, vestito di verde e bordeaux con uno di quei cappelli che si vedono nei film in costume.
Chissà, magari li incontrerò.
Magari dovrei dar loro un nome.
Un nome che li renda reali.
Ma poi vengo distratta da un rumore sordo, e mi volto di scatto: il ponte levatoio si è abbassato e una compagnia di cavalieri avanza spensierata verso la campagna, in cerca di Avventura, e gli zoccoli dei loro cavalli fanno tremare il suolo sotto i miei piedi, mentre le loro risate scanzonate mi strappano un sorriso, anche se non riesco ad immaginare il motivo che le abbia generate.
Che sia tra quei cavalieri l'innamorato della bella alla finestra?
No, lui non è un cavaliere, è più.. Un musico?
Sì, un musico, uno di quelli che vanno in giro col liuto a cantare canzoni d'amore nelle corti.
Chissà che serenata dedicherà alla sua bella senza nome.
Però non mi piace, deve pur avere un nome..
Alzo gli occhi su quella finestra dove la posso vedere sospirare e cerco di indovinare il suo nome.
Chiara? No.. Giulia? Nemmeno...
Marta? Ni...
Posso vedere il suo sorriso divertito ogni volta che la immagino con un nome diverso, che evidentemente non le si addice, un po' come Ariel col principe Eric, in quel cartone visto mille volte.
Adesso so che non potrò alzarmi da questa panchina senza aver indovinato il suo nome, perché so che senza quel nome, lei sarà persa per sempre.
Ne penso uno dietro l'altro, cercando di abbinarlo al suo viso
Lili... No, non basta... Liliana... No, troppo.. Ma ci stiamo avvicinando...
Allora... Ileana!
Ileana? Pare di sì... Sì è perfetto, e la bella dama annuisce.
Ed è buffo, perché non conosco nessuno con quel nome.
Nessuno fino ad ora.
E il suo amato?
Vediamo un po'... Ha l'aria scanzonata, un andatura non troppo sicura e uno sguardo profondo.
Marco? Giulio? Oreste? No...
Nemmeno Michele...
No, ha un nome tipo.... Bartolo...
Beh, si è girato a quel nome, quindi direi che è giusto.
Bartolo e Ileana: chissà che ne sarà di loro.
Ma mi piace pensare che riusciranno a realizzare i loro sogni.

Si è fatto tardi, volevo scrivere solo dei colori di questo giardino ma mi sono lasciata trascinare dall'atmosfera di questo luogo, dalle emozioni, dai ricordi, dalle storie nascoste dietro una finestra antica.
È ora di tornare nella mia città, ma portando con me i colori e il profumo di questo giardino fiorito che tanto somiglia a quello di Camelot.
Gli stessi che ora lascio qui, per voi...

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