Discussione: Mito Il Faggio della Contessa
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Vecchio 11-04-2011, 12.06.15   #1
Talia
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Il Faggio della Contessa

Quest’oggi, prendendo spunto da qualcuna delle mie gite domenicali, ho pensato di raccontarvi una storia molto particolare... una storia che, fin dalla prima volta che la udii, esercitò sempre su di me un enorme fascino.
Sulle pendici del Monte Amiata, tra Castel del Piano e Santa Fiora (in provincia di Grosseto), vi è un grande pianoro, noto come Prato della Contessa, il quale ospita una pianta secolare detta il Faggio della Contessa. Ebbene questo luogo fu teatro di una vicenda sorprendente e meravigliosa che, fin dai tempi medievali, viene ancora oggi ricordata nella leggenda...
Gherarda degli Aldobrandeschi, contessa di Cana, era una giovane fanciulla che amava fare lunghe passeggiate e spesso vagava per la foresta sopra il suo cavallo (bianco, si dice...), andandosi sovente a riposare sotto un giovane faggio che si trovava al centro di una minuscola radura. E fu proprio lì che un giorno incontrò Adalberto, giovane feudatario di Chiusi, del quale subito si innamorò. Da quel momento quel faggio divenne il luogo d’incontro dei frequenti convegni d’amore dei due giovani.
Un triste giorno, tuttavia, il padre disse a Gherarda che sarebbe dovuta andare in sposa a Orsino, conte di Pitigliano... vane furono le lacrime, le supplice, le preghiere e inutili i lamenti della fanciulla, la quale presto partì per Pitigliano e, suo malgrado, sposò quell’uomo che non amava e che mai avrebbe amato.
Tuttavia Gherarda non dimenticò mai il suo primo ed unico amore e così, sia pure raramente, quando tornava nelle sue terre, la donna continuava a incontrare Adalberto sotto il faggio, fuggendo di notte dal sul castello e tornandovi subito prima dell’alba.
Una di queste fughe, però, fu purtroppo notata da una spia di Orsino che non esitò ad informare il suo signore, e questi decise di vendicarsi.
Così, una notte, il conte si appostò con i suoi sgherri tra gli alberi intorno alla radura e attese gli amanti, quando questi si incontrarono sotto la loro pianta Orsino dette il segnale e i suoi armigeri appiccarono il fuoco alla boscaglia. Le fiamme dilagarono rapidamente da ogni parte, bruciando piante ed arbusti e riducendo ben presto un gran tratto di bosco ad un rogo.
Orsino allora, visto il fuoco divampare, si ritirò con i suoi in una casa di caccia, in attesa che la notizia del rogo si spargesse e che qualcuno venisse ad annunciargli la morte della contessa. Ma nessuno venne dalla montagna, né si udiva in giro parlare dell’incendio.
Orsino tornò allora al suo castello e qui, sorprendentemente, trovò la moglie intenta alle sue abituali faccende in compagnia delle sue ancelle. Non sapendosi spiegare l’accaduto il conte, qualche giorno dopo, tornò quindi sul monte e qui trovò, con suo enorme stupore, che il luogo era ormai nient’altro che una conca di cenere, pietre annerite e carboni, dove il vento faceva ancora volare le scintille e l’aria era nebbiosa... però, al centro di quella desolazione, il faggio delle contessa si alzava ancora verde e affatto toccato dal fuoco.
Orsino tornò al suo palazzo, ma mai si dette pace dell’onta e in breve tempo morì.
Gherarda dette ordine che nessun albero venisse ripiantato in quel luogo ma che, invece, un grande prato venisse lasciato intorno al suo faggio.
La leggenda narra che ancora oggi, in certe notti speciali, si possa incontrare nel Prato della Contessa l’ombra di Gherarda che passeggia nell’oscurità e, dicono alcuni, con lei si vede camminare un bellissimo giovane che la tiene per mano e la conduce presso il faggio.





Ad onor di cronaca devo dirvi che questa non è la sola versione di questa storia... in verità ve ne sono diverse e tutte molto belle. Questa però è la prima che mi fu narrata ed è quella che è rimasta nel mio cuore!


Sperando di non avervi annoiato, vi saluto caramente.
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** Talia **


"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."

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