La sera.
Resa chiara dal vento che soffiava da nord, limpida di stelle ed intrisa di un argenteo pallore lunare.
L’Occidente, ormai spoglio anche dell’ultimo chiarore del Sole morente, era coronato da Venere, che luminosa brillava nel cielo.
Le foglie di quel verziere, animate dal fresco alito del vento, sembravano vibrare ai suoni che giungevano dalla taverna, dove erano i cavalieri.
Ma uno di quei suoni sembrava diverso dagli altri, più lento e malinconico.
Molto più vicino, tanto da destare Melisendra dai suoi pensieri.
Un suono che sembrava librarsi nell’aria, quasi cavalcando la sua stessa malinconia, per poi posarsi, come una carezza, sui pensieri della ragazza.