Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 07-07-2010, 00.57.07   #202
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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ARDEA DE' TADDEI

“Neppure dovete scordare le vostre azioni passate,
ma confessare innanzi a Dio tutto con diligenza.
Questo vi raccomando, nobilissimi guerrieri.
Se Dio non l’impedisce dal cielo, questa sarà l’ultima
messa.”
(I Nibelunghi, XXXI, 1856)


La tiepida luce che dominava nella grotta, frutto di quelle torce, generava bagliori ed ombre che sembravano prendere forma e vita sulle annerite pareti di granito.
Quasi a voler raccontare storie antiche, epiche, forse dimenticate e custodite per sempre nel seno della brughiera.
Il rumore della legna che si consumava echeggiava nel sordo silenzio di quel luogo, dando l’idea che tutto fosse fermo ed immutabile, proprio come l’angoscia e le pene di tutti loro.
Il corpo del molosso era ormai in un lago di sangue, vischioso e scuro, come se da quella carcassa fosse fuoriuscito il sangue di tutte le vittime della belva.
Ardea fissava quel corpo senza vita, mentre pensieri di turbamento ed ansia si accavallavano nella sua mente.
E all’improvviso, in un impeto di rabbia, conficcò al suolo la sua spada.
Parusia, incastrata nel terreno della grotta, colpita dai riflessi delle torce, emanava bagliori purpurei che sembravano quasi illuminare a giorno quella prigione di pietra.
“Quanti morti.” Disse Ardea. “Quanti innocenti sono stati vittima di quest’orrore e di questo delirio.”
“Quella belva ormai è morta” intervenne Biago “e la pace tornerà a Frattagrande.”
“Credi davvero che il vero colpevole fosse quel cane?” Rispose con rabbia Ardea.
“Ecco io…” tentò di rispondere Biago.
“No, i veri colpevoli sono costoro!” Disse Ardea indicando i due amanti a terra. “Costoro con la loro vigliaccheria e le loro miserie!”
“Sinceramente” intervenne Maria con un filo di voce “potete pensare e dire ciò che credete, cavaliere... nessuna offesa e nessuna punizione potrebbero farmi più male di quanto non ne abbia già subito in vita.”
“Se amavate davvero quest’uomo” chiese Ardea “perché non avete lottato per lui?”
“L’avete detto voi stesso... ” rispose Maria con un sorriso di beffa e rassegnazione insieme “... le miserie umane…”
“E voi!” Urlò Ardea prendendo per il collo Giovanni. “Voi, perché avete fatto scempio di tanti innocenti, pur di sfogare il vostro odio? Perché, in nome del Cielo? Perché?”
Giovanni lo guardò con uno sguardo di apatia, senza rispondere nulla.
Ad un tratto si udirono dei passi.
Un attimo dopo nella grotta entrarono Luigi, le altre sue sorelle ed alcune guardie del palazzo.
I loro sguardi erano di vivo stupore misto a terrore.
“Come avete trovato questo luogo?” Chiese Ardea a Luigi.
“Abbiamo seguito le vostre tracce con i cani” rispose dopo un attimo di smarrimento Luigi “e una volta trovati i vostri cavalli abbiamo fatto presto a scoprire questo triste luogo.”
“Tutta questa storia è triste. Triste ed infamante.” Disse Ardea. “Da quanto siete qui?”
“Da abbastanza tempo per aver udito ogni cosa.” Rispose Luigi con lo sguardo basso.
“Allora non vi è più nulla da aggiungere.” Disse Ardea. “Ora imporrò su Frattagrande la legge del mio signore, il duca.”
“E noi, come sempre, vi obbediremo.” Rispose Luigi.
Così, il feroce molosso fu seppellito nella brughiera e quella grotta purificata da riti e preghiere.
Il giorno seguente, al palazzo dei Mussoni, Ardea presentò il conto a tutti loro.
“Entro sette giorni a partire da oggi vi occuperete di far giungere al duca tutti i tributi arretrati.” Sentenziò Ardea. “Fra tre mesi a partire da oggi, comunicherete al Castello delle Cinque Vie come amministrerete questa contrada. Se continueranno ad esistere dissapori fra di voi, la vostra stirpe perderà il diritto di amministrare queste terre.”
“Tutto ciò che avete disposto” rispose Luigi “sarà compiuto. Avete la mia parola d’onore.”
“L’infamia che ha colpito la vostra famiglia” aggiunse Ardea “si potrà estinguere, se Dio vorrà, solo con una giusta amministrazione di queste terre.”
“E così sarà, a Dio piacendo.” Rispose Luigi.
Fatto ciò, Ardea e Biago si apprestarono a partire.
Ma prima del loro congedo, Maria avvicinò il cavaliere.
“Credete che Giovanni pagherà con la vita?” Chiese la donna.
“Il suo destino” rispose Ardea “dipenderà dal giudizio dei Migliori che sarà sancito alla presenza del re. Quel che i nobili del regno decideranno sarà il suo destino.”
“Se egli tornerà un giorno da me” chiese ancora Maria “credete che ci sarà un’altra possibilità per noi due?”
“Amore non è un tiranno, milady.” Rispose Ardea. “Ma bisogna essere degni dei suoi doni.”
“Cosa devo fare, dunque?” Chiese Maria.
“Continuare ad amare il vostro uomo.” Rispose Ardea. “Qualsiasi sia il suo destino.”
“Non potrei fare altrimenti, cavaliere.” Disse la donna.
“Lo so, milady.”
Detto questo, seguito dal fedele Biago, il cavaliere Disonorato si congedò da Frattagrande e dai suoi abitanti.
Un cielo velato salutava quella partenza.
Ed anche nell’animo di Ardea, dopo quei fatti, si addensavano alte e grigi nuvole, come se preannunciassero un forte temporale all’orizzonte.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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