Discussione: Personaggi Donne nel Medioevo
Visualizza messaggio singolo
Vecchio 13-08-2012, 13.26.55   #95
Taliesin
Cittadino di Camelot
 
L'avatar di Taliesin
Registrazione: 04-06-2011
Residenza: Broceliande
Messaggi: 914
Taliesin ha un'aura spettacolareTaliesin ha un'aura spettacolareTaliesin ha un'aura spettacolare
LA DONNA TEMPLARE DI CLY: JOHANNETA CAUDA

Per secoli gli storici valdostani hanno negato la presenza dell'inquisizione nel loro territorio. Solo negli ultimi vent'anni nuovi studi basati sull'analisi di documenti ignoti alla storiografia precedente hanno permesso di concludere diversamente.

Si è infatti osservato che almeno a partire dalla nomina a vescovo di Aosta di Oger Moriset nel 1416 è iniziata un'indagine che ha coinvolto le diverse parrocchie alla ricerca di eretici. Sin dai primi viceinquisitori attestati – Bartholomeus Revettini compare nel 1428 – la direzione delle inchieste pare essere stata saldamente in mano all'Ordine Francescano, salvo un breve periodo intorno al 1460 in cui ha ricoperto la carica Balduynus Scutifferii, vicario generale della Diocesi aostana.

Il vicario generale, rappresentante della diocesi di Aosta, affiancava il viceinquisitore formando con lui l’organo giudicante.

Degno di nota è anche l’importante ruolo svolto dal procuratore fiscale, ecclesiastico con il compito di difendere nella causa la fede cattolica, che si adoperò sia nella fase istruttoria precedente alla formulazione dell’accusa, sia nel corso del processo per richiedere la tortura e la condanna degli inquisiti. E’ da sottolineare, inoltre, che più volte è stato garantito alle persone inquisite il diritto alla difesa: un esperto in diritto le affiancava per fornire un sostegno quanto meno giuridico e per cercare di dimostrare l’infondatezza delle accuse. Altra funzione di garanzia può essere vista nel ruolo del consiglio di providi viri che ordinariamente il viceinquisitore interpellava prima di decidere in merito all’applicazione della tortura.

Bersaglio principale delle inchieste paiono essere state all'inizio le donne che praticavano forme di guarigione attraverso l'uso di formule e rituali particolari. Uno degli aspetti interessanti che risultano dalle inchieste a loro carico sono sicuramente da ricordare le preghiere e le formule impiegate nelle loro attività. Tra le altre cose le formule sono riportate nella forma originale nel volgare dell'epoca, espressione poco conosciuta nella documentazione medievale della Valle.

Assai presto, però, le inquisite videro aggiungersi al carico di reati loro ascritto anche quello di antropofagia, come avvenne nel 1428 per Johanneta Cauda, personaggio emblematico e misterioso probabilmente legato al sacro Ordine dei Cavalieri del Tempio, tanto da comparire non solo nella documentazione della castellania sabauda di Cly, ma anche nell' Errores gazariorum, importante testo relativo alla stregoneria dell'area alpina occidentale risalente all'incirca al primo trentennio del quattordicesimo secolo.

La donna, ritenuta colpevole di aver mangiato i nipoti in compagnia di un'amica, fu bruciata nel borgo di Chambave il giorno del patrono della parrocchia.

A partire dalla metà del secolo alle accuse di infanticidio e antropofagia si aggiunsero quelle di orge che si sarebbero svolte nel corso degli incontri tra adepti del diavolo. Le inquisite vi si sarebbero trasferite in volo grazie all'uso di un unguento particolare e di mezzi di trasporto disparati, bastoni, seggiole, ma anche animali. In questa nuova fase si assiste ad inchieste aperte a carico sia di donne, la maggioranza parrebbe, sia di uomini. Per ambedue i sessi le accuse erano corrispondenti così come le condanne.

Alle precedenti accuse venivano ad aggiungersi, a seconda dei momenti, altri sospetti. Spesso gli inquisiti erano accusati di aver ucciso, dopo averli seviziati, neonati che dormivano nelle culle. In altri casi li si riteneva responsabili di venefici, di aver generato l'impotenza negli uomini, aver procurato l'aborto nelle donne o fatto morire neonati e puerpere.

Obiettivo dei giudici era certamente ottenere la confessione dell’accusato, al fine di provarne la colpevolezza e per questo ricorrevano spesso alla tortura. La procedura prevedeva la richiesta di un parere preventivo ad un consiglio di uomini saggi – presumibilmente la Cour des Connaissances – che, messo al corrente per sommi capi della causa, esprimeva il proprio giudizio in ordine all’opportunità del ricorso ai tormenti. L’inquisito, quindi, veniva condotto nel luogo apposito e torturato. Il metodo utilizzato era la strappata, consistente nel legare le mani della persona ad una corda che era tirata con violenza più volte.

Soltanto Bartholomeus Bertaca subì un trattamento diverso: i suoi piedi furono avvicinati al fuoco e il calore lo convinse subito a parlare.

Frequentemente la sentenza del tribunale impose la condanna al rogo. Su una quarantina di casi esaminati la metà circa risulta aver subito tale supplizio, il numero però potrebbe essere più alto perchè per molti accusati non si conosce la sentenza definitiva. La pena del rogo, cosi come nella fase precedente la tortura, venivano eseguite dal braccio secolare.

Negli altri casi le condanne consistevano nell’esilio dal paese o dalla diocesi, in pellegrinaggi perpetui – condanna assai pesante perché imponeva l’abbandono per sempre della famiglia e della propria abitazione – e in pene cosiddette infamanti, consistenti nell’indossare croci di color porpora o zafferano per mostrare a tutti la propria colpa.

In ogni caso, il condannato era costretto ad abiurare le proprie colpe, promettendo di non ricadervi mai più.

Poco si conosce del periodo che segue alla metà del XVI secolo a causa della scarsità di documentazione presente. Parrebbe però che una nuova posizione presa dalla autorità del ducato abbia ridotto l'influenza dell'inquisizione facendo passare nelle mani del vicario episcopale le procedure per eresia.

Taliesin, il bardo

Ultima modifica di Taliesin : 13-08-2012 alle ore 13.32.13.
Taliesin non è connesso   Rispondi citando