Visualizza messaggio singolo
Vecchio 12-02-2013, 11.50.17   #1
Taliesin
Cittadino di Camelot
 
L'avatar di Taliesin
Registrazione: 04-06-2011
Residenza: Broceliande
Messaggi: 914
Taliesin ha un'aura spettacolareTaliesin ha un'aura spettacolareTaliesin ha un'aura spettacolare
La storia di un povero cristiano: Pietro da Morrone

...segue dal Giardino dei Saluti e dei Silenzi.
di Taliesin, il bardo


"...Superveniet itaque ultio tonantis quia omnis colonos decipiet.

Arripiet mortalis populum cunctasque nationes evacuabit.

"Residui natale solum desrent et exteras culturas seminabunt.

Rex Benedictus parabit navigium et in aula duodecim inter beatos annumerabitur.

Erit miseranda regni desolatio et aree messium infructuosos saltus redibunt..."

"Regum Britannie" l.VI Historia Propethie Merlini -
Goffredo di Monmouth v.5 A.D. 1138


...Merlino....
che le passate e le future cose a chi gli domandò, sempre rispose.
(L.Ariosto, Orlando Furioso, III 10-11)

Taliesin, il bardo

LA STORIA DI UN POVERO CRISTIANO: PIETRO DA MORRONE.

Pietro Angeleri, in seguito chiamato fra' Pietro da Morrone, poi divenuto papa col nome di Celestino V e infine canonizzato come San Pietro Celestino, nacque ad Isernia nel 1215 da Angelo Angelerio e Maria Leone, contadini poveri, onesti e profondamente religiosi.

Penultimo nato di 12 fratelli, dopo la morte prematura del padre, si dedicò fin da ragazzo al lavoro dei campi. Pur non essendo nato a Sulmona, la sua storia si intrecciò fortemente con la città.

Nel 1231 decise di vestire l'abito benedettino ma a 20 anni, insoddisfatto della vita spirituale dell'ordine, si ritirò da eremita in una grotta nelle vicinanze del fiume Aventino, nei pressi di Palena. Nel 1238 andò a Roma dove fu ordinato sacerdote nel 1241. Celebrò la prima messa nella chiesa di San Pietro in Montorio e tornò in Abruzzo, stabilendosi alle falde del monte Morrone, prendendo come modello di vita S. Giovanni Battista: non beveva vino, non mangiava carne e praticava quattro quaresime l'anno.

Nel 1259 fra' Pietro da Morrone ottene i finanziamenti per costruire l'Abbazia morronese che sorse attorno all'antica chiesetta di S. Maria del Morrone, poi detta di Santo Spirito. Poi verso il 1265 fra' Pietro fece costruire l'Eremo di Sant'Onofrio (patrono degli eremiti), dove si ritirò in preghiera ed eremitaggio solitario. Qui nel luglio del 1294 fu informato dell'avvenuta elezione a Pontefice. La decisione venne presa nel Conclave di Perugia il 5 luglio del 1294. La cerimonia di inconorazione avvenne il 29 agosto nella basilica di S. Maria di Collemaggio a L'Aquila, sede ancora oggi della "Perdonanza Celestiniana", e che egli stesso aveva fatto costruire qualche anno prima.

Il fatto rimasto alla storia non è tanto la sua elezione quanto la celebre rinuncia al papato avvenuta dopo soli cinque mesi e precisamente il 13 dicembre 1294.

Il suo successore, Bonifacio VIII, protagonista di numerose e poco nobili vicende, arrivò ad imprigionarlo nella rocca di Fumone (Frosinone) dove morì solo e dimenticato il 19 maggio del 1296.

La fama di Celestino, tuttavia, non morì e nel maggio del 1313, fra' Pietro venne elevato agli onori degli altari col nome di San Pietro del Morrone, con solenne cerimonia nella cattedrale di Avignone e alla presenza di Clemente V. Il festeggiamento avviene il 12 giugno, ma i pellegrini si recano negli eremi della regione anche il 19 maggio, giorno della sua morte. L'ordine dei Celestini fu istituito nel 1274 da Gregorio X (prima quindi della sua elezione) e arrivò a contare 96 monasteri italiani e 21 francesi. L'ordine scomparve in Francia nel 1789 e in Italia nel 1807.

Esistono in Abruzzo altre testimonianze della presenza di Celestino: la chiesetta della Croce in località Cerreto, il monastero di Santo Spirito a Majella (Roccamorice - PE), che fece ricostruire dopo un lungo periodo di abbandono, San Giovanni dell'Orfento, in cui visse per nove anni dal 1284 al 1293, S. Croce al Morrone (Sulmona), secondo romitorio fatto costruire dopo quello di S. Maria Morronese e infine sempre nella stessa zona S. Maria de Criptis (delle grotte), nominata anche in un documento del '500 e vicina alla grotta abitata da Celestino.

La vicenda della sua tribolata elezione ha ispirato l'opera di Ignazio Silone "La storia di un povero cristiano", un dramma teatrale in cui sono descritte molte delle vicende qui riassunte.

CELESTINO V E IL GRAN RIFIUTO.

"Io Celestino V, mosso da ragioni legittime, per bisogno di umiltà, di perfezionamento morale e per obbligo di coscienza, per debolezza del corpo, per difetto di dottrina e per cattiveria del mondo, per l'infermità della persona, al fine di recuperare la pace e le consolazioni del mio precedente modo di vivere, liberamente e spontaneamente, mi dimetto dal Pontificato..."
Celestino V si alzò dopo aver finito di leggere l'atto papale, scese dal trono, si tolse mitra, manto porporino e insegne e le depose per terra. Si rivestì del suo rozzo mantello e uscì dal Concistoro. Così si concluse l'avventura di fra' Pietro da Morrone, dopo soli cinque mesi di tormentato pontificato, unico esempio (fino a ieri 11 febbraio A.D. 2013) di dimissioni dalla carica di pontefice.

Per capire i motivi della rinuncia bisogna compredere il particolare momento che attraversava la chiesa in quel periodo, segnato dalla feroce lotta tra la famiglia degli Orsini, guelfi, e dei Colonna, ghibellini.

Dopo la morte di Nicolò IV nell'aprile del 1292, le riunioni del Conclave (l'organo predisposto all'elezione del papa) furono spostate da Roma a Rieti e infine a Perugia. Dopo 27 mesi di discussioni, con le quali non si riusciva a ottenere un'accordo, giunse al cardinale Malabranca, decano del Sacro Collegio, una lettera di fra' Pietro da Morrone, che lo pregava di giungere in fretta alla nomina, pena gravi castighi a lui rivelati da Dio in un sogno. La lettera fu letta nel Conclave e, raggiunta l'unanimità dei consensi sul nome di fra' Pietro, fu stilato il decreto di elezione in data 5 luglio 1294. L'annuncio venne inviato all'Eremo di Sant'Onofrio, dove l'eremita si trovava, tramite una delegazione di cui facevano parte Carlo II d'Angiò e suo figlio Carlo Martello.

Questo episodio è entrato nella storia anche grazie alla Divina Commedia nella quale Dante narra in un episodio di aver visto "colui che fece per viltà il gran rifiuto" (Inf III, 58-60). Il personaggio, volutamente ignoto, venne identificato in Celestino V, ma ci sono diversi studiosi che appoggiano tesi diverse.

Dante, che sceglieva nel modo più preciso possibile le parole, scrive di un " rifiuto" mentre fu quella del papa fu una "rinuncia" che è cosa ben diversa. Inoltre Dante era profondamente religioso e non avrebbe mai posto all'inferno un santo (il poema venne pubblicato nel 1319, sei anni dopo la proclamazione di santità di Celestino).

Oggi le ipotesi più accreditate sono quelle che riferiscono il personaggio a Ponzio Pilato o al cardinale Matteo Rosso Orsini. Quest'ultimo, subito dopo la rinuncia di Celestino, era stato eletto al primo scrutinio dal Conclave ma rifiutò l'elezione per poi sostenere con forza la candidatura del futuro papa Bonifacio VIII. Infatti se avvesse accettato il papato avrebbe dovuto mettersi al di sopra delle parti, mentre, con l'elezione dell'amico Caetani, riuscì a far espellere la famiglia dei Colonna, sequestrandone i beni e privandone dei titoli.

Al di là di queste vicende però rimane l'atto di umiltà e fede di Celestino, che rifiutava la "chiesa politica" a favore di una più alta spiritualità. Inoltre la figura di umile e sprovveduto frate di provincia non corrisponde a realtà: infatti Celestino fondò un proprio ordine e guidò monasteri. Il motivo vero della rinuncia è dunque riconducibile alla sua limpida condotta morale che è anche la ragione per la quale questo papa viene ancora oggi ricordato con ammirazione e a titolo d'esempio

tratto da: www.sulmona.org

Taliesin, il bardo
__________________
"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber)
Taliesin non è connesso   Rispondi citando