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Vecchio 27-08-2012, 18.24.59   #3129
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
“Sei...” disse Guisgard “... sei stata avventata, Talia... poteva accaderti qualcosa di male ed io...” prese la sua mano e la strinse “... ora però siamo insieme... e tu, giurami, che mai più mi nasconderai qualcosa...”
Sheylon emise un gemito, come a voler annuire.
“E comunque non devi temere nulla...” aggiunse il cavaliere “... perchè nessuno più ci separerà da oggi...”
Ad un tratto, davanti alla barca si mostrò una vasta barriera fatta di fumo, che sembrava voler salire fino al Cielo.
Erano i caldi fumi del Calars.
La barca era infatti giunta presso una grande cascata.
“Ecco le sorgenti del Calars...” disse il barcaiolo.
Le correnti però apparivano aumentate, tanto da scoraggiare di avvicinarsi oltre.
Questo perchè i recenti terremoti avevano stravolto il bacino che ospitava la cascata.
Inoltre ovunque c'era odore di zolfo che saliva dal sottosuolo.
“Oltre non possiamo andare...” fece il barcaiolo.
“Non importa.” Disse Guisgard.
Prese allora il carro e il barcaiolo li fece sbarcare sulla sponda più navigabile del fiume.
“Seguite sempre quel sentiero e non lasciatelo mai.” Indicò il barcaiolo. “E che Dio vi assista.”
Guisgard annuì e poi avviò il carro nella direzione del sentiero.
Un attimo dopo li affiancò il poderoso Anion.
Guisgard lo fissò e un ghigno apparve sul suo volto.
“Hai fame, vecchio mio?” Chiese ironico al misterioso suo custode. “Sai, mi sono sempre chiesto quanto cibo occorra per sfamare un colosso come te!”
Anion però non rispose nulla.
Camminarono per alcune miglia, fino a quando si ritrovarono davanti uno spettacolo maestoso.
Una città, sebbene molto danneggiata da terremoti, ancora meravigliosa, colossale, con i suoi marmi bianchi e policromi, il trionfo dell'ambra, dell'ametista, dell'argento e dell'oro sui palazzi, suoi monumenti e sulle guglie ancora in piedi.
Il vapore con i riflessi del Sole sulle alte cupole e su ciò che restava delle colossali mura, generavano giochi di luce forse sconosciuti a molti che vivono al di qual del Calars.
E fra questi impulsi cromatici di fiabesche fattezze dominavano però il lamento dei sopravvissuti, il pianto e il lutto per i morti.
“Siamo a Tylesia, Talia...” mormorò Guisgard “... o almeno, a ciò che ne resta...”
Ma proprio in quel momento, udirono dei passi.
Ma Guisgard non vide nulla intorno a loro.
Talia invece, come in una visione, vide una processione di cavalieri.
Sette cavalieri precedevano il corteo, bardati con corazze cromate e armati di tutto punto.
Dietro di loro vi erano alcuni penitenti che si battevano con verghe i fianchi e la schiena.
Seguivano poi otto vergini vestite di bianco e in cerchio racchiudevano una fanciulla, vestita con seta d'oro, che in mano portava qualcosa.
Era un vaso d'oro, con incisioni bellissime, coperto da un panno di lino bianchissimo come nessun'altra cosa a questo mondo.
Tre uomini con lunghi sai e visi coperti da cappucci portavano ciascuno tre Croci: una di legno, una di marmo e un'altra gemmata.
Chiudevano il corteo tredici cavalieri bardati ed armati come i primi sette, seguiti da alcuni suonatori di flauto.
La processione svanì nei caldi vapori del Calars.
Un silenzio innaturale scese poi nella selva.
Guisgard allora si voltò di nuovo verso Tylesia.
Le acque si erano improvvisamente ritirate.
“Sta per accadere qualcosa...” mormorò “... meglio affrettarci e andare in città a cercare il Fiore...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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