Discussione: Il secondo Gdr
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Vecchio 19-01-2021, 00.10.30   #293
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Ecco il secondo frammento...

Era diverso tempo che il cielo di giorno appariva grigio e senza Sole, mentre di sera e di notte di un rosso vivo come se l’aria bruciasse in continuazione. Il grande corso d’acqua che attraversava la vallata si era parecchio abbassato e quasi sempre qualche incendio si sviluppava tutt’intorno, facendo essiccare le poche bacche e le sporadiche radici che ormai spuntavano sempre più raramente dalla terra arida. Il cibo scarseggiava sempre più nella vallata e l’aria si faceva continuamente più pesante, quasi irrespirabile. Occhio-lungo ed i suoi compagni, rintanati nelle loro caverne per nascondersi dalle belve feroci giunte nella vallata in cerca di cibo, non immaginavano che a migliaia di chilometri da loro, ben oltre un oceano neanche concepibile per loro, una devastante catastrofe stava mutando il clima del pianeta e portando molte specie viventi, tra cui anche l’uomo, sull’orlo dell’estinzione. Infatti un vulcano su un’isola dall’altra parte della Terra aveva causato probabilmente la più devastante eruzione degli ultimi migliaia di anni, mettendo il mondo intero in ginocchio. Ma Occhio-lungo ed i suoi compagni non potevano saperlo. Lui guardava il cielo rosso e fiammeggiante, martoriato dai crampi della fame e sperando che nessuna belva feroce avrebbe attaccato la sua caverna. Luna-bianca, la sua compagna, dormiva poco distante da lui insieme ai piccoli. Erano riusciti a prendere sonno nonostante la fame, mentre lui invece era ancora lì immobile ed in silenzio. Sembrava attendere un segnale. Poi ad un tratto, nel cado silenzio della notte, scoppiarono le grida di Dente-nero e dei suoi fratelli. La loro grotta era stata assalita dai ruggiti di una bestia feroce e la lotta apparve subito disperata. Occhio-lungo restò ad ascoltare, con gli occhi fissi nel buio vermiglio di quella notte, fino a quando le grida strazianti di Dente-nero e dei suoi fratelli non cessarono. Poi solo il fruscio delle carcasse che la bestie feroce portava via. Ora anche Occhio-lungo avrebbe potuto riposare. Anche questa notte sarebbe trascorsa. Raggiunse Luna-bianca addormentata per stendersi con lei, quando qualcosa attrasse la sua attenzione. Subito raggiunse l’ingresso della caverna, guardando fuori, verso il centro della vallata. Aveva udito un rumore sordo, come un grosso masso si fosse staccato e frantumato al suolo. Fissò ancora per un po’ il buio rossastro, ma poi tornò dalla sua compagna e si addormentò. Quando al mattino si svegliò e lasciò la caverna per abbeverarsi lo vide. Era appena davanti l’ingresso della spelonca, a poca distanza dal corso d’acqua. Si trattava di qualcosa per lui indescrivibile. Un’enorme e perfetta sfera bianca, apparentemente dal peso straordinario e dalla circonferenza di almeno 10 metri si trovava di fronte a lui. Occhio-lungo dopo un attimo di stupore si avvicinò. Titubante poi la toccò. Era liscia, levigata e freddissima. Toccandola dava quasi sollievo dalla calura insopportabile. Nel momento in cui l’ebbe sfiorata, quella sfera parve cambiare colore. Fu un attimo, simile ad un bagliore, poi più nulla. Oltre la vallata, presso il promontorio, Occhio-lungo ed i suoi compagni sapevano che vi era più cibo e più acqua, ma quella era terra di Muso-rotto e dei suoi fratelli. Erano tanti, grossi e sazi. Poi avevano i loro lunghi bastoni fiammeggianti. Contro quelli Occhio-lungo ed i suoi non avrebbero potuto nulla. Erano stanchi, affamati e deboli. Guardò ancora la strana sfera bianca. E di nuovo la toccò. Non era più fredda, come se gli effetti causati dal suo viaggio di milioni di anni si fossero esauriti. Ma la sfera mutò nuovamente colore. Occhio-lungo tolse via la mano, ora incuriosito e sentì qualcosa. Come un misto di immagini e suoi. In un istante infinitesimale vide Muso-rotto, i suoi fratelli e le loro donne attorno al fuoco. Loro sapevano raccoglierlo e conservarlo, sebbene ignoravano come accenderlo. Col fuoco poi accendevano i loro lunghi bastoni, rendendoli invincibili. Occhio-lungo li vide ancora, tutti intorno al fuoco a mangiare. Uno dei loro era morto. Li vide mentre scavavano una buca, per poi metterci dentro il cadavere. Sparsero poi nella fossa delle erbe e dei fiori, recitarono qualcosa ed infine ricoprirono di terra la buca. Tutto ciò vide Occhio-lungo mentre toccava la misteriosa sfera bianca. Restò lì a lungo, fino a sera quasi, poi tornò nella grotta a dormire. Tornò dalla sfera anche l’indomani e ancora per giorni e giorni. Toccandola continuava a vedere Muso-rotto ed i suoi mentre cacciavano, si sedevano intorno al fuoco e mangiavano. Vide diversi tumuli di terra tutt’intorno, dove avevano seppellito la loro gente. Un giorno, toccando la sfera, Occhio-lungo vide di nuovo Muso-rotto, ma in procinto di partire con i suoi fratelli ed armati con i loro bastoni di fuoco. Ora le loro grotte erano indifese, abitate solo da donne e bambini. Anche se stanchi ed affamati Occhio-lungo comprese che era quello il momento suo e dei suoi compagni. Li radunò e raggiunsero il promontorio sotto un cielo grigio ed immutabile. Arrivarono alle grotte dei rivali, davanti alle quali ardeva il fuoco. Nessuno dei suoi compagni ebbe il coraggio di avvicinarsi e raccogliere uno dei rami che bruciavano . Solo Occhio-lungo lo fece. Lanciò un grido e poi corse in una delle caverne, dove assalì ed uccise le donne ed i bambini. Davanti a ciò anche gli altri presero coraggio e raccogliendo i rami infuocati si lanciarono nelle altre grotte, massacrando le donne e i bambini che vi vivano. Solo qualcuna fu risparmiata e usata al momento per accoppiarsi. Poi mentre i suoi compagni portavano via il cibo, Occhio-lungo ripensò alla sfera bianca. Come obbedendo ad un impulso, a quasi un ordine, si voltò verso i tumuli di terra, li raggiunse e col suo bastone iniziò toglierne da sopra il terreno. Scoprì così i cadaveri e col fuoco ne fece scempio. Avevano attaccato Muso-rotto ed i suoi fratelli che veneravano i morti. Lanciò un grido di battaglia, trionfante. Poi con i suoi compagni tornarono nella vallata. Il giorno dopo, al mattino, Occhio-lungo lasciò la sua caverna e raggiunse il corso d’acqua. Ma la misteriosa sfera bianca non c’era più.

Nel complesso scientifico della Cittadella delle Scienze di Afragolopolis, il professor Padal stava tenendo un’importante conferenza che avrebbe rivoluzionato nel modo più profondo la tecnologia mondiale, ma avrebbe anche stravolto la visione che l’uomo aveva riguardo il passato ed il futuro. Il giovane scienziato infatti stava mostrando al mondo accademico i suoi ultimi studi riguardo una sensazionale scoperta. Si trattava delle Particelle Kairos. Esse. perennemente in movimento, equilibravano i flussi quantistici che bilanciano i rapporti tra carica, massa e spazio-tempo. Attraverso un complesso algoritmo Padal stava svelando al mondo come teoricamente fosse possibile viaggiare nel Tempo.
“Lei vuol prenderci in giro forse, professor Padal.” Disse uno degli scienziati presenti. “Il Tempo non esiste.”
“E’ vero!” Un altro. “Lo diceva anche Einstein!”
“Lei non è uno scienziato, ma forse solo un filosofo, professor Padal!” Un altro ancora.
“Colleghi, vi prego…” Padal a tutti loro “… lasciatemi finire, in modo che tutto vi apparirà alla fine molto più comprensibile. Non sto parlando del Tempo inteso come fantomatica quarta dimensione e neppure come sia abituati ad immaginarlo grazie alla letteratura, al Cinema ed ai cartoni animati.” Avvicinandosi alla lavagna. “Immaginate il nostro universo come un’enorme casa.” Cominciando a disegnare. “A seconda dell’ora del giorno ciascuna stanza sarà illuminata in un momento differente dal Sole… in alcune avremo la luce di più al mattino, in altre invece al pomeriggio e in altre ancora al tramonto… ora immaginiamo di sostituire la luce che investe le diverse stanze con lo spazio-tempo. Sappiamo che grazie ad esso il tempo trascorre in maniera differente, giusto? Un giorno sulla Terra ha una durata diversa da uno su Marte, che a sua volta dura differentemente da un giorno su Giove, su Saturno, Plutone e così via. Ecco, in base a ciò, riuscendo a controllare i flussi delle Particelle Kairos noi potremmo spostarci nello spazio-tempo ed in base alla fonte di proiezione delle particelle decidere in quale zona dirigerci. Ciò equivale di fatto a scegliere in quale epoca storica andare.”
Nella sala scoppiò un putiferio, con molti scienziati polemici e persino ostili alla teoria di Padal.
In breve ci fu un tale disordine nella sala che la conferenza fu sospesa e molti di quegli studiosi abbandonarono quel luogo.
Mestamente, alla fine, anche Padal raccolse i suoi fogli e si apprestò a lasciare la sala.
“Professor Padal…” ad un tratto una voce.
“Chi è lei?”
“Il mio nome è Damp Fury, ma questo per ora non ha importanza, professore.” L’uomo a Padal. “Ma posso dirle che io ed i miei collaboratori crediamo nelle sue tesi.” Fissandolo.
“Davvero?” Padal stupito. “E posso chiederle come mai?”
“Perché lei mi ha convinto con le sue spiegazioni poco fa, professore.” Damp Fury. “Al punto che siamo pronti a finanziare il suo progetto.”
“E… in cambio?” Chiese Padal.
“Vogliamo essere gli unici in grado di usaro.”
“Perché?” Guardandolo Padal.
“Perché, diciamo così, tornare all’origine è probabilmente il modo migliore per combattere i nostri nemici e salvare il mondo, professore.” Sentenziò Damp Fury.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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