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Vecchio 18-10-2012, 02.19.40   #20
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Si, la vita è come un film e noi ne siamo i protagonisti.
E stanotte vorrei sognare della mia vita, sfogliandone tutti i capitoli fino all'alba.
E leggere, in ognuno di essi, il nome con cui poter dividere la scena...

L'ispirazione.
Cos'è l'ispirazione?
Io credo che per ognuno di noi sia differente e particolare.
Basta un'immagine, un colore, un profumo o anche solo qualcosa che desti in me una sensazione o un'emozione per ispirarmi.
Per me l'ispirazione è trovarsi in uno stato particolare, di grazia potrei dire, nel quale riesco a sentire ciò che nessuno può sentire e dire e fare ciò che per altri forse è impossibile anche solo immaginare.
Un momento, dunque.
Si, l'ispirazione è un momento speciale nel quale siamo in grado di compiere qualsiasi cosa e nella vita di un uomo vi sono diversi momenti speciali.
Ma in un'intera vita vi è un solo e straordinario momento nel quale un uomo può davvero realizzare qualsiasi sogno... quando, cioè, ci si innamora per la prima volta.
Ma per uomini straordinariamente fortunati e privilegiati, questi momenti possono essere addirittura due... perchè al primo può aggiungersene un altro, quando nell'innamorarci conosciamo il vero amore, quello che dura per sempre.
Era una soleggiata mattina d'Autunno ed ero sceso in strada per passeggiare proprio in cerca di una possibile ispirazione per il mio lavoro.
Io amo scrivere e quando lo faccio sono sempre in cerca di qualcosa di speciale.
Ero giunto nel centro storico, lontano dai grattaceli del Centro Direzionale, dalle insegne luminose al neon, dalla nuova sede universitaria con i suoi richiami futuristici e dai lavori di ampliamento del nuovo stadio di calcio.
Mi piacciono le viuzze strette, quegli antichi palazzi settecenteschi, la via che guarda al mare, con il Borgo Marinaro, la cittadella aragonese fortificata e la calata con le sue meravigliose ville nobiliari d'altri tempi.
Non potrei vivere in una città senza una sua storia.
Che sia una città di mare o una città d'arte.
Le grandi metropoli fatte solo di cemento, di vetro e di infinite luci psichedeliche finiscono, presto o tardi, per mettermi tristezza.
Forse perchè non riescono a farmi fantasticare, a farmi immaginare e quindi sognare.
E così, proseguendo in quel mio giro in cerca di chissà cosa, girando tra piazze e vicoletti, accadde qualcosa.
La vidi.
Camminava a passo svelto, fissando la strada davanti a lei, con i lunghi capelli chiari che le scendevano sulle spalle e la sua pelle chiara.
Nessun altro particolare degno di nota, nulla più che potesse colpire o incuriosire.
Non aveva infatti bisogno d'altro per rapire tutta la mia attenzione.
E per un momento mi sembrò di essere il protagonista di una vecchia canzone, “L'Isola di Wight”.
Per un attimo provai a seguirla con lo sguardo, fino a quando entrò in un vecchio e appariscente edificio.
Era un teatro.
E senza accorgermene, un attimo dopo, anche io vi entrai.
C'era una sala semibuia, con poche luci e tutte rivolte sul palco vuoto.
“Ragazzo...” disse una voce all'improvviso “... sei qui per il provino?”
In quel momento mi accorsi che nella penombra vi erano alcune persone sedute dove prendevano posto gli spettatori.
“Oggi è l'ultimo giorno” continuò quell'uomo “ma sei fortunato perchè la parte è ancora da assegnare.”
Lo fissai confuso, senza rispondere nulla.
“Su, cominciamo che non abbiamo tutto il giorno...” sbuffò quell'uomo “... detesto quando abbiamo la protagonista senza però il protagonista...”
Compresi allora che quella ragazza era l'eroina di ciò che stava per andare in scena.
Alzai così lo sguardo verso il palco e vidi un cartellone con un titolo a caratteri cubitali: “Il Magnifico Cavaliere e la Dama che non credeva ai Sogni”.
“Questo è il copione” disse quell'uomo “e ti ho segnato con un evidenziatore il brano che domani dovrai recitarci. Cerca di fare del tuo meglio, imparalo stanotte, non so, ma se vuoi la parte domani devi saperlo a memoria.”
Lessi di getto quel brano durante la strada per ritornare a casa.
E lo lessi ancora una volta, poi due, tre, fino a perdere il conto.
Ormai sapevo ogni battuta a memoria.
Ma sarebbe bastato?
Il protagonista era sir Guisgard, il Primo Cavaliere e Amante Perfetto.
Come interpretarlo dunque?
Un attore deve calarsi in un personaggio non solo imparando un copione, ma dandogli un po' di se stesso, viverlo come se fosse un vero e proprio alter ego, fino ad immedesimarsi con l'eroe.
Pensare, parlare e agire come lui.
O forse, farlo pensare, farlo parlare e farlo agire come me.
Cosa avevo in comune con un cavaliere immaginario?
Io non sono sir Guisgard e non giro il mondo infilzando felloni, liberando dame in pericolo e salvando la Cristianità da infedeli ed eretici.
Cosa potevo avere in comune con quel cavaliere nato per la letteratura ed il cinema?
Forse solo una cosa... io e lui amavamo la stessa donna.
Quella ragazza vista per strada era la protagonista della storia, quella a cui sir Guisgard con il suo amore doveva insegnarle a sognare.
Io e quel cavaliere, dunque, avevamo lo stesso sogno.
Guisgard allora avrebbe avuto il mio volto ed il mio cuore.
Il giorno dopo, davanti al regista e agli sceneggiatori, recitai quel brano.
E mentre parlavo fissavo il volto di lei disegnato sul manifesto.
Finita la mia audizione, attesi il loro verdetto.
Mi fissarono per diversi momenti, fino a quando il regista si alzò e rise.
“Ti viene bene il tono guascone quando parli con i tuoi cadetti” con aria soddisfatta “e allo stesso tempo sai assumere quel caratteristico sguardo cupo ed ombroso da eroe romantico e tormentato. Forse sarà una pazzia, ma mi piaci!” Esclamò. “Domattina alle otto qui. Bisognerà che impari a tirare di spada però. Ah, lavora un po' su qualche espressione e posa provocatoria, ragazzo... ricorda, il tuo personaggio deve conquistare le dame, ma risulta il più delle volte antipatico ai vari messeri.” Ridendo. “Chissà poi perchè!”
Alla fine restati da solo su quel palco.
Era seduto a terra con quel copione in mano.
“Ce l'abbiamo fatta allora!” All'improvviso una voce. “Sono qui, sul balcone!”
Alzai lo sguardo fino all'impalcatura superiore, dove era stato issato il balcone della bella.
“Sarai tu allora sir Guisgard!” Era lei.
“Si, sembra di si...” fissandola io.
Vestita con i costumi di scena e affacciata a quel balcone sembrava una novella Giulietta da conquistare.
Era bellissima.
“Domani allora cominceremo a provare le scene.” Sorridendomi lei. “Sei preoccupato? Emozionato? A cosa pensi?”
“A come fare per conquistarti...” sorridendole.
“Eh, Primo Cavaliere...” fece lei “... domandalo al tuo fiore...” e mi lanciò un fiore colto tra le piante che adornavano il balcone “...ora devo andare... a presto allora!”
Uscì anch'io dal teatro e all'ingresso vidi due giovani che leggevano il manifesto dello spettacolo.
“Di cosa parla?” Chiese uno dei due all'altro che leggeva.
“Di un cavaliere innamorato di una dama...” rispose l'altro “... farla sognare per poi farla innamorare...”
“E ci riuscirà?” Domandò il primo.
“Bisognerà vederlo per saperlo!” Fece l'altro all'amico.
Li lasciai davanti a quel manifesto e con quel fiore tornai a casa.
“Si...” pensavo “... si, riuscirò a conquistarla... perchè io sono sir Guisgard e questo fiore, mio alleato, è la mia straordinaria margherita.”



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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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