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Vecchio 20-06-2012, 01.57.58   #2484
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
“Sei un tipo strano...” disse Guisgard a Umans “... e continuo a non comprendere cosa tu voglia da me...”
“Cavaliere...” fece Umans come a voler richiamare l'attenzione di Guisgard “... il menestrello sembra abbia finito di mangiare...”
I due allora si voltarono a guardare di nuovo nella locanda, dove videro il menestrello sul punto di riprendere il suo racconto...

Intanto, nel luogo scelto per il duello, Feudis fremeva nell’attesa di quella fatale contesa.
Ad un tratto Andros apparve con in pugno la sua spada.
“Ti ritrovi un bel gioiellino fra le mani, bifolco!” Disse con meraviglia Feudis, nel vedere la superba Parusia. “Starò attento a non danneggiarla troppo… ho idea che la tua spada finirà nel mio corredo d'armi! Del resto è la tua testa che voglio, bifolco!”
E rise in modo grottesco.
Poi, rivolto al suo compare, aggiunse:
“Mars, conta fino a tre… sarà il segnale che darà inizio al duello!”
Per un attimo gli sguardi dei due contendenti arrivarono quasi a confondersi.
Al tre, Mars gridò.

Era il segnale.
I due cavalieri scattarono rapidi, cominciando a colpirsi a forte velocità.
Una pioggia di colpi cominciò a dirigersi verso Andros, mentre questo si spostava rapidissimo tra la polvere.
“Sei veloce, maledetto!” Gridò Feudis. ”Allora useremo le maniere forti!”
Estrasse così la scure e tentò di braccare sui due lati il suo avversario.
Andros allora cercò di evitare quei letali fendenti, ma uno di quei colpi andò a segno, ferendolo di striscio ad un fianco
“Un altro paio di colpi così e quel cane farà la fine degli altri, capo!” Urlò eccitato Mars.
Feudis riprese a vomitargli addosso i suoi terribili colpi e Andros solo a stento riusciva ad evitare l'attacco del suo nemico.
Feudis, più attaccava, più vedeva i suoi colpi fallire il bersaglio.
“Maledetto!” Gridò verso il suo avversario.
Ma continuò a bersagliarlo, con tutta la forza che aveva in corpo.
“Dannazione, sono scoperto!” Urlò all'improvviso.
A quel punto Andros si lanciò verso di lui.
La corazza di Feudis, sotto i colpi di Parusia, cominciò ad emanare bagliori incandescenti.
“Coprimi, Mars!” Ordinò Feudis.
Un attimo dopo, Mars si lanciò verso Andros.
“Ora sono due…” mormorò il taddeide, che non ebbe il tempo di aggiungere altro, ritrovandosi sotto i colpi del nuovo nemico.
Tentò di evitarlo, ma quei fendenti erano violentissimi.
Cercò allora di rispondere a quell'attacco, ma la ferita cominciò a bruciare intensamente, a causa della povere che vi si era attaccata sopra.
“Maledizione!” Urlò il cavaliere di Capomazda.
“Sei mio!” Disse Mars piombandogli addosso per il colpo decisivo.
Ma il Torix fece l’errore di avvicinarsi troppo.
In una frazione di secondo, Andros lo mise sotto tiro e menò due violenti fendenti.
Un colpo raggiunse la testa di Mars, facendo volare via l'elmo.
Il secondo gli mozzò la testa, uccidendolo dunque sul colpo.
Un’alta e soffocante nube di polvere si alzò tutt'intorno, rendendo praticamente impossibile vedere qualcosa.
Alcuni istanti dopo il vento iniziò a dissipare quella densa nuvola di morte e tutto intorno ad Andros cominciò a mostrarsi chiaramente.
Ciò che restava di Mars giaceva al suolo, ma di Feudis nemmeno l’ombra.
Intanto Chymela era giunta quasi sul luogo dello scontro.
Aveva avvertito i rumori della battaglia e vedeva piccole colonne di polvere alzarsi nel vento.
Corse allora più velocemente, con tutta la forza che aveva in corpo, come sospinta dal vento e dai battiti del suo cuore.
Nel frattempo, Andros continuava a guardarsi intorno.
Faceva caldo. Un caldo infernale che impediva quasi di pensare.
Ma lui doveva restare lucido.
Ad un tratto un sibilo si diffuse nel vento.
Andros si voltò e intravide la sagoma di Feudis dirigersi verso di lui, impugnando la sua spada.
L'eroe in quel momento vide tante immagini attraversargli la mente.

E tra queste vi era Chymela, la più bella di tutte.
Il suo sguardo, il suo sorriso e l'eco delle sue parole sembravano accompagnare ogni respiro dell'eroe.
Ebbe però solo il tempo di stringere con forza l'elsa di Parusia, dopo di che avvenne il mortale e devastante contatto tra i due contendenti.
Un sordo impatto sancì quel momento, per poi perdersi in un angosciante silenzio.
Chymela cadde al suolo poco più avanti.
Aveva gli occhi stravolti ed il suo cuore sembrava volersi fermare, mentre un Averno di polvere si alzava nel vento.

Il giorno dopo a Solopas giunse una squadriglia di soldati che fu accolta da un triste evento.
Tutta la popolazione seguiva un’austera e silenziosa processione, mentre la chiesa della cittadina sembrava scandirne il passo con il solenne rintocco delle sue campane.
“Sono il capitano Anwelf, della guardia del Gastaldo.” Disse l’ufficiale presentandosi ai cittadini che seguivano quel corteo funebre. “Siamo sulle tracce di tre feroci criminali. Dovrebbero essere giunti in questa cittadina.”
“Si, sono giunti ieri, capitano.” Rispose Hunz.
“Cosa è accaduto qui?” Chiese il capitano, notando i resti della violenta battaglia del giorno prima.
“I tre criminali, una volta arrivati in città, hanno sfidato un uomo che viveva qui da qualche tempo.” Spiegò Hunz. “Era stato un cavaliere, ma non so quale motivo abbia scatenato l’insensata battaglia. Forse odio e rancori personali.”
“Quell’uomo aveva delle armi?” Chiese il capitano.
“Si, una spada…” rispose Hunz. “… l’aveva nascosta in una miniera abbandonata. Ma, come potete vedere, dei quattro non è rimasto nulla.” Disse indicando i resti delle corazze e delle armi sparsi ovunque.
“Già, vedo…” mormorò il capitano. “… e sia, qui non c’è altro da fare. Del resto è destino che simili individui non riescano mai a fuggire dalle loro tristi e violente esistenze.”
Poco dopo, assicuratisi che tutto fosse tranquillo in città, i soldati ripartirono.
E quando furono lontani, la folla accorsa al funerale iniziò a scomporsi.
E da essa emersero un ragazzo ed una ragazza.
“E’ finita, vero Andros?” Chiese Chymela.
“Si, è finita per sempre.” Rispose lui. “Ora che Parusia è di nuovo sepolta, potremo cominciare a vivere una vita tutta nostra. E un giorno ritorneremo a Capomazda, per rinchiuderla nella Cappella della Vergine, come supremo simbolo di pace.”
“Ora siete due persone nuove” intervenne Hunz “e nessuno verrà più a cercare Andros il cavaliere... poiché tutti lo crederanno morto nella battaglia di Solopas. E quel tumulo dove riposa Parusia, sarà tutto ciò che resta della leggenda della spada sepolta.” Concluse indicando il luogo in cui era stata sotterrata la formidabile arma dei Taddei.
Tutti allora si strinsero con gioia attorno ad Andros e a Chymela, salutandoli in quella che da oggi sarebbe stata la loro nuova vita.
Perché quella vecchia era finita per sempre.
Confusa ed abbandonata nella medesima leggenda.
La leggenda della spada sepolta.



La duchessa restò a fissare Talia per qualche istante.
Chiuse poi il libretto e lo riconsegnò alla ragazza.
Per tutto il tragitto fino al convento nella carrozza dominò un irreale silenzio.
Poco dopo si fermarono proprio davanti al sacro edificio.
Il cocchiere scese e suonò la campanella che pendeva dal grande portone d'accesso.
Una finestrella allora si aprì e due occhi fissarono colui che aveva appena annunciato il loro arrivo.
Il portone così fu subito aperto e la carrozza entrò.
Nel cortile poi il cocchiere aiutò la duchessa e Talia a scendere.
“Milady, che onore.” Disse la badessa andando in contro a lady Vicenzia.
“Madre...” salutandola con un cenno del capo la duchessa “... volete condurci nel piccolo cimitero?”
La badessa annuì e pregò la duchessa di seguirla.
“Dammi il braccio, Talia.” Mormorò lady Vicenzia, per poi seguire la badessa insieme alla ragazza.
Giunsero così in un piccolo spiazzo, dove vi erano alcune lapidi.
Alla fine la duchessa si fermò davanti ad una che sorgeva quasi in disparte, circondata da fiori di campo e che recava un nome inciso sulla sua pietra.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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