Discussione: Il nome della perla
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Vecchio 25-05-2018, 16.17.28   #72
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Per alcune settimane non accadde nulla.
La bestia non si mostrò e non ci furono aggressioni.
Come sospesa in una sorta di incanto, la Sundra sembrava vivere sospesa, tra un'atavica paura ed una sottile speranza di liberazione.
Pian piano i sentieri dei boschi tornarono ad essere battuti, i solchi degli sterrati di nuovo videro affondare le ruote di cigolanti carretti e giovani pastorelle riportarono i grassi greggi a brucare nelle praterie a fondovalle.
Era un soleggiato pomeriggio di Maggio, in piena Primavera, quando l'alchimia della natura trasforma il paesaggio millenario dei boschi in una vivida ed omogenea massa di verde splendente, screziata degli infiniti colori di un iride fiorito ed i sensi vengono destati da un mare di vegetazione umida, da sottili ed indefinibili odori di terra e verzura.
Boschetti selvaggi ricoprivano e macchiettavano profondi conche, un tempo abitati forse da creature di cui oggi nessuno serba più il ricordo.
Qui pascolavano pigre le belanti pecore tenute al lazzo dall'abbaiare strenuo di un cane, tutte rivolte all'erba bagnata della valle.
Ad un tratto il cane cominciò prima a latrare, poi a guaire.
“Buono, Tobia...” disse la pastorella “... buono, su.”
Alte e sottili nubi mutavano lente in una foschia chiusa, calda, quasi opprimente.
“Tobia, su...” la ragazzina all'uggiolare del suo cane “... buono...”
L'animale allora si accucciò con la testa fissa verso alcuni spuntoni bassi di roccia ammantata di muschio e rampicanti, per poi chinare il capo mugolando.
“Tobia, cos'hai oggi?” La ragazzina a braccia conserte.
Allora da quelle rocce di muschio e rampicanti qualcosa di pesante cominciò a farle quasi scricchiolare.
Il cane scappò via, la pastorella restò con occhi increduli, rossi dalla paura, bagnati dal terrore.
Per un lungo istante restò così, incapace di capire, di comprendere, di credere.
Con uno sforzo riuscì infine a muovere i muscoli tesi ed intorpiditi delle gambe, voltandosi e cominciando a correre a perdifiato verso il bosco, mentre qualcosa di massiccio iniziò a scuotete la terra sotto di sé, inseguendola.
La pastorella correva.
Inciampò e cadde più volte, come Nostro Signore, tra i rovi, le eriche, le radici degli alberi.
Si alzò e riprese a correre, con la gonna strappata, le calze lacerate e la pelle dei piedi sanguinante.
Corse, senza riuscire a gridare.
Nella sua mente confusa e terrorizzata cercava di recitare un Padre Nostro, un'Ave o Maria ma solo pensieri confusi si rincorrevano alla stessa folle e disperata velocità con cui le sue gambe si muovevano.
Vide delle rovine.
Una vecchia casa abbandonata, quasi tutta crollata.
Un ultimo sforzo e la raggiunse.
Non sentiva più nulla alle sie spalle, solo il cuore che batteva impazzito nel suo petto.
Arrivò a toccare le rovinate murature della casa diroccata.
Si voltò, restando con la schiena contro il muro di pietre squadrate.
Non vedeva nulla.
Il cuore batteva ancora forte.
Comincio a sentire le gambe ed i piedi bruciare per i tagli.
Poi un verso indefinito.
Cupo, sordo, profondo.
Un suono innaturale.
Non ebbe il tempo di voltarsi che qualcosa di incredibilmente forte, feroce la issò letteralmente su, sbattendola più volte contro le murature della casa, fracassandole le ossa ed aprendole con profondi squarci la carne.
Poi la trascinò via, nel sinistro silenzio in cui il bosco era ora piombato.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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