Discussione: L'inizio della fine
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Vecchio 12-08-2009, 17.22.28   #7
Mordred Inlè
Cittadino di Camelot
 
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Mordred Inlè è un gioiello nella rocciaMordred Inlè è un gioiello nella rocciaMordred Inlè è un gioiello nella rocciaMordred Inlè è un gioiello nella roccia
03. Mordred (parte due) (capitolo 3 di 6)

Da quel momento la vita sembrò aver perso anche quei pochi colori che aveva avuto prima. Mordred iniziò a dedicarsi alle armi, all'addestramento, ricordando come Sagramore avesse sempre sperato, quando erano bimbi, di poter vedere Mordred cavaliere.
Artù non gli negò la carica e, giovanissimo, Mordred divenne Sir Mordred.
Molti cavalieri iniziarono ad essere gelosi di lui ed ad additarlo come un approfittatore. Bedivere, che fino ad ora era stato il sovrintendente di Artù, vide come una minaccia l'ascesa del giovane bastardo e tentò di convincere il re che sarebbe stato meglio rallentare quel ragazzo all'apparenza così cupo ed ambizioso.
Artù non fece nulla, almeno finché non giunse Morgause.
Mordred aveva già conosciuto i suoi fratellastri i quali lo temevano e lo odiavano perché, se un giorno Artù avesse riconosciuto Mordred come figlio, loro non avrebbero più potuto avere alcuna pretesa sul trono di Camelot. Da parte sua, il giovane cavaliere tentava di stare il più distante possibile da quei cuccioli irosi e litigiosi.
Infine Mordred poté incontrare la madre.
Nel momento in cui si guardarono negli occhi, entrambi capirono che l'altra persona sapeva. Mordred la chiamò Zia e Morgause ignorò il nomignolo e non impallidì nemmeno quando vide il figlio.
Suo malgrado, Mordred si ritrovò ad ammirare quella donna di ghiaccio e sete di sangue che l'aveva generato ed a rammaricarsi del fatto che Morgause sembrava decisa ad ostacolarlo.
Fu grazie a lei, diventata ormai braccio destro di Artù, che Mordred venne mandato a combattere contro i predoni irlandesi, a capo di un battaglione di cavalieri giovani ed inesperti.
"Spero che tu muoia," gli disse Morgause, il giorno prima della partenza.
"Siete rammaricata di non esserci riuscita la prima volta?"
"Dovresti sperare di morire. Artù ti vuole morto."
Mordred irrigidì la mascella, stringendo i denti per non colpire sua madre che con un singolo gesto ed una singola parola sembrava sempre capace di distruggerlo.
"Non sapete nulla di me e di lui. Non siete mia madre."
"Sono tua madre e tu sei uguale a me ed a lui. Sei meschino, infido e debole. Sei il peccato che si è fatto persona, per punire me ed Artù."
"Non si tratta di voi e di Artù! Io sono Mordred e nient'altro. Si tratta di me!"
"Artù mi ha chiesto di ucciderti perché Merlino e Nimue avevano predetto che tu un giorno avresti distrutto tuo padre."
Mordred prese la spada e fece per uscire dalla stanza. Non voleva ascoltare quella vipera, non voleva sapere nulla.
La donna lo prese per l'avambraccio e lo fece voltare, velocemente.
"Artù spera ogni giorno che le gelosie degli altri cavalieri siano la tua morte. Dovresti ucciderti."
"Morirò solo se sarà lui ad uccidermi," rispose Mordred, afferrando con forza la mano di Morgause prima che questa potesse accarezzargli il volto.
Mordred ed i suoi cavalieri, combatterono contro i predoni irlandesi sulle coste ovest della Britannia per quasi due mesi. Si ricoprirono di sangue e tornarono a casa dimezzati. Ma contro tutte le speranze di Morgase, Mordred era ancora vivo ma nonostante questo aveva perso l'aria giovane che un ventenne dovrebbe avere. Aveva visto troppo ed in troppo poco tempo.
Al suo ritorno, il giovane trovò Camelot cambiata.
Morgause era ancora lì, pronta a consigliare Artù in tutto, a stargli vicino ed ad amarlo da lontano con un amore che non aveva nulla di fraterno. Artù però sembrava stanco, più vecchio, sommerso da un mondo che era completamente diverso e corrotto da come lo aveva immaginato e sperato da giovane. Le voci di un tradimento di Ginevra con Lancillotto, uno dei cavalieri più potenti e coraggiosi di Artù, giravano per Camelot, implacabili, rendendo ridicolo il re, che non faceva nulla né per fermarle né per fermare gli amanti.
Da parte sua, Mordred trovò il re più distante e sospettoso e se ne andò dal loro primo colloquio con un'amarezza ed una delusione che non aveva mai provato prima.
Agravaine arrivò in quel momento.
Giovane cucciolo di Morgause, Agravaine era diventato un cavaliere ma ancora non era partito in alcuna missione e passava il suo tempo ad odiare il re per l'ottimo rapporto che questi aveva con la madre Morgause. Mordred capì subito che genere di affetto di celava dietro gli occhi del fratellastro. Con orrore si chiese se l'incesto, l'infamia ed il peccato non fosse una parte obbligatoria compresa nel sangue dei Pendragon e dei figli di Igraine.
"Cugino, ho bisogno del tuo aiuto per salvare l'onore del nostro re."
Mordred dubitò subito che si trattasse di qualcosa circa l'onore del re, ma trattò Agravaine con la solita cortese irritazione di sempre e sorrise. "Quale onore?"
"Parlo di Lancillotto e Ginevra, i traditori. Stanno infangando il nome del nostro re."
"Sei malato quanto tua madre," gli sussurrò Mordred, sporgendosi verso di lui, sperando di cacciare quel piccolo assetato di vendetta ed amore. "Marcio come tutta la sua cucciolata di cani fedeli, solo a lei, non ad Artù."
Agravaine però non sembrava disposto a cedere, non quella volta.
"Artù potrebbe decidere di nominarti suo erede se dovesse perdere la moglie. Ed in caso di adulterio ti assicuro che non potrebbe salvarla dal fuoco. Il nostro re potrebbe persino chiamarti figlio."
Gli occhi di Mordred si allargarono ed Agravaine sentì di aver colpito le corde giuste.
La sua vita non era stata nulla. Aveva vissuto con una donna che non era sua madre e che l'aveva amato per amore di un'altra persona. Solo Sagramore l'aveva davvero amato per ciò che era ma ora Sagramore era morto per sempre e non sarebbe mai più tornato a prenderlo in giro per la sua bocca troppo larga o per i suoi capelli sempre troppo arruffati. Era figlio del re ma non era veramente figlio di nessuno perché mai, mai, nemmeno una volta, qualcuno lo aveva chiamato figlio mio e le uniche parole che aveva ricevuto da sua madre erano stati auguri di morte.
La sua vita era stata come il mondo che vedevano i suoi occhi, senza il rosso di tutto ciò che rappresentava la sua casata Pendragon: la forza, la vitalità, il coraggio, l'amore.
Se Artù fosse stato costretto a riconoscerlo come figlio- in mancanza di un erede lo avrebbe fatto di sicuro. Ed in ogni caso il re gli sarebbe stato riconoscente per aver salvato davvero la sua reputazione ed il suo onore dalle grinfie peccatrici della moglie.
"Accetto."
Qualche giorno dopo la trappola agì. Agravaine aveva programmato tutto. Il momento in cui sorprendere i due amanti, come dirlo al re, che cosa fare. Erano in tre, lui, Mordred e Gaheris, trascinato dal fratello.
Purtroppo le cose non andarono come sperarono. Quando i due amanti si incontrarono, Agravaine balzò fuori dal nascondiglio ed afferrò la regina, iniziando a trascinarla fino alla stanza di Artù, mentre Mordred e Gaheris furono costretti a battersi contro Lancillotto, per evitare di essere uccisi dalla rabbia del cavaliere.
Artù accolse con ira il nipote ed abbracciò la propria consorte, in lacrime ed umiliata ed osservò con disprezzo Mordred, Gaheris e Agravaine, ora la suo cospetto.
"Come hai osato trattare in questo modo la tua regina!"
"Mio re, mio sovrano, Ginevra, la Regina, vi stava tradendo. L'abbiamo sorpresa mentre stava per darsi a Lancillotto, il vostro cavaliere traditore," rispose Gaheris.
"Lancillotto è fuggito," spiegò Agravaine, "e se non vi bastano le vostre parole, questa è una prova della sua colpevolezza."
"Non lasciate che l'amore di qualcuno vi accechi e vi impedisca di compiere i vostri doveri," intervenne infine Mordred, gelidamente.
Artù ordinò loro di uscire e di lasciarlo solo.
I tre vennero sorvegliati continuamente da guardie del re e non poterono lasciare le loro abitazioni o Camelot. Sembrava improvvisamente che l'atto dei tre fratelli, o fratellastri, avesse cancellato il tradimento di Ginevra e Lancillotto. Improvvisamente era molto più interessante pensare a Lancillotto ed a Ginevra come due casti amici tratti in inganno da tre serpi assetati di potere.
Artù non fu da meno. Per amore di Ginevra, annunciò pubblicamente che non vi era stato alcun adulterio e che Mordred, Agravaine e Gaheris avevano fatto irruzione nelle stanze reali.
"Sicuramente spinti dalla maldicenza di Sir Mordred," aggiunse Morgause.
E subito Mordred seppe subito a chi dare la colpa. Provò ad incrociare lo sguardo di Artù ma questi lo evitò, severo.
"Siete banditi," annunciò infine.
E la condanna giunse come una liberazione nel cuore di Mordred.
Ora aveva qualcosa da distruggere. Qualcuno da odiare. Ora poteva odiare Artù e Morgause, finalmente.
Giurò che non avrebbe mai più sperato in loro e che non avrebbe mai più desiderato le braccia di Artù che lo abbracciavano.
Eppure, mentre lasciava Camelot, era proprio al primo incontro con il re che Mordred pensava. A quel momento in cui tutte le loro debolezze erano venute meno.
E decise che il modo più veloce per distruggere quel ricordo sarebbe stato distruggere Artù.



Per chi se lo stesse chiedendo, Mordred è affetto da pronatopia (questo è il termine inglese), che è una forma di daltonismo.
Ho pensato che, essendo Mordred figlio di una sorella e di un fratello, avesse più probabilità di essere affetto da una malattia genetica.
http://colorfilter.wickline.org/ <= in questo sito potete selezionare 'pronatopia' e mette una pagina web per vedere anche voi come vede una persona affetta da questa malattia.
Io non sono daltonica quindi ho sicuramente fatto degli errori nell'usare questa malattia che non conosco bene. Se qualcuno di voi li nota, vi prego di dirmelo e correggerò subito la storia.
Hu hu, per amor di fanfiction e fandom ho fatto accadere le cose troppo velocemente, forse, perché Mordred ha solo 25 anni alla battaglia di Camlann. Dite che è poco?
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[English Arthurian fandom]

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