Talia restò a parlare per un po’ con i suoi fratelli.
Dopo il racconto di quanto accaduto al castello del signorotto, alcuni di loro restarono perplessi.
Si divisero così su come giudicare Guisgard.
Certi cominciarono ad ammorbidirsi nei suoi confronti, altri invece restarono fermi sulle loro convinzioni.
Prima di andare a letto, poi, accennarono alla ragazza di una proposta del vescovo: egli li aveva invitati ad arruolarsi tutti nella sua guardia, come gesto di affetto e rispetto verso il loro padre adottivo, sempre fedele e devoto alla Chiesa.
Avevano tre giorni per decidere su quella proposta.
Detto ciò e salutata la loro sorella, i ragazzi andarono a letto.
Nel Tempio, intanto, Guisgard era ancora davanti all’altare.
Fissava la spada del maestro e numerose immagini correvano nel suo cuore e nella sua mente.
“Diventerò un cavaliere, maestro! Il Primo fra tutti i cavalieri!”
Il maestro sorrideva ed annuiva.
“Qual è il segreto dell’invulnerabilità di un vero cavaliere, maestro?” Serrando i pugni lui. “Dimmelo, maestro!”
“Non è nella corazza o nelle sue armi…” fissandolo il maestro “... ma nel suo cuore... segui sempre il tuo cuore, Guisgard... esso non ti mentirà...”
“Perché hai ucciso il cavallo, maestro?”
“Perché era rimasto zoppo e soffriva.”
“La mamma non poteva accudirlo?”
“No, era solo al mondo.” Rispose il maestro. “Ed era vecchio. Tutti invecchiano… anche io un giorno sarò vecchio e debole.”
“Ma penserò io a te, maestro!”
Il maestro rise.
“Non mi credi?” Fissandolo lui. “Io ti difenderò sempre! Lo giuro, maestro!”
“Lo so, ragazzo mio!” Prendendolo in braccio. “Lo so!”
“Perdonami, maestro…” mormorò in lacrime “… perdonami se sono stato un pessimo allievo e un pessimo figlio… perdonami se ho abbandonato tutti voi… perdonami e che possa perdonarmi anche il Cielo per non essere stato qui quando…” pianse amaramente “… Dio mio, perdonami…”
Trascorse così buona parte della notte.
Poi, verso l’albeggiare, finalmente Guisgard uscì dal Tempio.