Guisgard si voltò di scatto a quella voce.
Come se il vento avesse portato a lui quelle parole simili al fruscio delle onde e al canto degli uccelli sull'acqua.
La guardò.
A lungo.
“Mi avevano detto” disse piano a Talia “che la ferita non era grave... sono venuto a vederti appena tornato, ma dormivi... e così sono rimasto a fissarti... invidiando i tuoi sogni...” si mosse appena, facendo aprire il mantello, che si lasciò gonfiare dal vento “... ti ho rapita, lady Talia... ti ho portata via come bottino... sono Mirabole e tu sei la mia preda...” le si avvicinò per poi stringerla “... stiamo portando il Verziere Fiesolano a Capomazda... il furto lo ha commissionato l'Arciduca... quel quadro serve per vincere un'antica maledizione... cos'è una maledizione?” Sussurrò stringendola al suo petto. “Qualcosa che ti incatena, che non ti rende libero... ma l'Amore non è una maledizione... tu non sei libera... poiché io ti voglio per sempre per me, Talia... per sempre...”
E fissarono Sygma che liberava la sua bellezza tra lo splendore delle dolci colline che l'avvolgevano, già pullulanti del chiarore luminoso dei suoi borghi lontani e incantati.