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Vecchio 01-09-2021, 17.49.02   #1
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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La lega della Felce Nera

LA LEGA DELLA FELCE NERA


“Ecco, il malvagio concepisce ingiustizia,
è gravido di cattiveria, partorisce menzogna.”

(Salmo 7)

<<Felce di luoghi silenti e sogni intorpiditi,
fiore del mistero e dell'oblio di un castello semichiuso, le cui torri si perdono nelle nuvole che passano, arrossando l'ultimo crepuscolo d'Estate.>>
(Chretien de Loff, “Il fiore del mistero”.)





Nella felice e amena Afragolignone, dove ad Ovest scorreva placido il corso del Lagno e ad Est si estendeva la selvaggia e misteriosa brughiera, sorgeva improvviso e fantastico il bosco di Suession.
Querce frondose, robusti olmi ed alti noci si inerpicavano verso l'alto, con i loro lunghi ed intricati rami che in danze immaginarie tendevano al cielo come perdute divinità ammutolite dall'unica Fede. Antiche rovine, di un'epoca remota e dimenticata, giacevano silenti fra dossi ammantati di bacche ed agrifogli, tutt'uno con quel paesaggio vasto e tortuoso, dove miti e leggende riposano mai dome fra i crepuscoli dormienti.
Oltre queste felici selve sorgeva l'antica città di Suession, un tempo conosciuta come Akeru, avvolta da un'atmosfera sognante e nebulosa. Alcuni raccontavano che tale luogo fosse stato stregato da una potente strega appena dopo la sua fondazione, altri invece giuravano che un alchimista l'avesse maledetta con i suoi innaturali e sacrileghi esperimenti. Al di là di ciò a molti pareva che questo luogo fosse ancora sotto l'influsso di una qualche magia, capace di tenere sotto scacco le menti della povera e brava gente di queste contrade. Essi infatti credono ad ogni sorta di tradizione o diceria, molti dei quali sarebbero pronti persino a giurare di aver visto oscure ed indicibili visioni, o di aver udito ogni sorta di voci ed ogni genere di musica nell'aria. Tutto dunque in queste terre abbonda di storie fantastiche o racconti crepuscolari.
E proprio su un verde e stretto sentiero che tagliava il sottobosco, due goffe figure avanzavano sotto il primo Sole di Settembre.
Una appariva come i villani del posto, grossa e tozza, vestita di pelli, stretti calzoni e calzari stretti da lacci fino al polpaccio.
L'altra invece era simile ai mendicanti non rari in questi luoghi, con indosso un lungo e logoro mantello, dai piedi scalzi e un buffo cappello sul capo.
Discutevano di una strana faccenda, udita nella locanda da poco lasciata, in cui due lestofanti destinati alla forca erano scappati senza che nessuno ne comprendesse il modo.
Come poi spesso accade in tali situazioni, dove manca la conoscenza dei fatti ecco che sovente giunge il folclore, l'impensabile e la stupidità.
Così almeno affermava il grosso villano, ammonendo il mendicante di non indugiare oltre nel considerare tali voci, essendo quelli in cui vivevano tempi difficili, dove ogni parola è pesata dalle autorità.
Il mendicante, di contro, ribadiva che quelle erano le parole udite nella locanda e che di certo coloro che le avevano professate non erano sembrati folli o sciocchi.
“Pare invero” disse il mendicante “che i due lestofanti non fossero soli la scorsa notte alla gogna. A giurare ciò sono stati addirittura alcuni soldati di sua eccellenza lo sceriffo di Suession. Mi pare perciò di non poter negare ciò che affermano invece con forza uomini d'armi, non certo avvezzi a temere uomini o spettri.”
“E cosa avrebbero visto quei soldati vicino alla gogna?” Chiese poco convinto il villano.
“Pare un grosso lupo, dalle fauci spalancate, gli occhi come tizzoni ardenti ed un pelo fulvo e crespo. Invero solo Cerbero, il cane degli inferi, potrebbe apparire così a noi mortali.” Facendosi il Segno della Croce. “Fatto sta che dopo l'ululato di quella spaventosa belva, i due lestofanti erano spariti, con la gogna senza più alcuna testa bloccata fra le sue assi.”
“Mi pare chiaro che un loro complice” ipotizzò il villano “abbia usato il suo fedele cane per spaventare i soldati e liberare così i due compari.”
“Dici?” Fissandolo il mendicante. “Eppure nessuno ha visto alcuno avvicinarsi alla gogna, inoltre il cane pare sia scomparso nel nulla, come i due marrani che erano in attesa del patibolo.”
“La gente nelle locande beve troppo e parla anche di più.” Osservò il villano. “Un vinello leggero e una donna facile rendono una serata al tavolo parecchio fantasiosa.”
In quel momento i due sentirono dei cavalli avvicinarsi.
Videro allora un nobile drappello uscire dalla boscaglia.
Esso era guidato da tre uomini, due dei quali cavalieri, ingentiliti da sfarzose divise di lamè e ricoperti da armi damascate recanti lo stemma dei Taddei.
L'altro invece appariva abbigliato come un alto prelato, con il suo mantello foderato alla moda di Normandia e ingentilito da un'ampia pelliccia d'ermellino sulle spalle.
Al collo gli pendeva un pesante Crocifisso in oro e gemmato.
In breve quegli uomini raggiunsero i due sul sentiero ed il chierico li interrogò:
“Bravi figlioli, ditemi... è lontana Suession da questo bosco?”
“Monsignore, non più di tre leghe buone.” Rispose il villano. “Di certo i vostri palafreni sapranno giungervi con passo svelto prima del tramonto.”
“E ditemi ancora, amici miei...” ancora il chierico “... è in questo distretto avvenuta la faccenda dei due evasi?”
“Oh, non si possono dire evasi, monsignore.” Lesto il mendicante.
“Cosa intendi, figliolo?”
“Monsignore, evasi sono coloro che fuggono...” rispose il mendicante “... ma qui tutti giurano di non averli veduti scappare dalla gogna.”
“Ti prendi gioco di noi, cane?” Uno dei cavalieri.
“Non potrei esser tanto stolto da pensarlo, milord!”
“Allora spiegati bene o ti infilzo come un tordo, bestia!” Minacciò il cavaliere.
“Mi sia testimone San Rocco, messere, che racconto solo quanto udito in giro!”
“Allora sarai stato ingannato da tali dicerie, figliolo.” Mormorò il chierico.
“Oh si, lui è tonto ed ignorante, monsignore.” Il villano al chierico, indicando il mendicante.
“Di cosa erano accusati i due lestofanti?” Fissandoli il religioso.
“Di eresia mi pare, monsignore.” Il villano grattandosi il grugno.
“Oh, in realtà molto di più, sembra, monsignore.” Sorridendo il villano.
“Ossia?” Il chierico con tono severo.
“Pare, o così almeno raccontano, monsignore, che i due felloni si intrattenessero spesso con una donna di malaffare...”
“E questo, pur essendo un peccato e una colpa, meritò loro la gogna?” Perplesso il chierico. “Sono delitti dell'anima e richiedono orazioni e digiuni per riceverne il perdono.”
“Oh, monsignore, ma voi dite questo perchè la Grazia Divina vi rende alieno al male e alle cattive intenzioni...” gesticolando il mendicante “... ma sappiate, con licenza per il vostro abito e rispetto alla vostra morale, che quella donna non usava solo prostituirsi, ma pare che venerasse il diavolo in persona.” Facendosi il Segno della Croce.
Gli uomini a cavallo non badarono più ai due, spronarono i cavalli e ripresero il cammino, diretti a Suessuion, che dopo un po' apparve sognante ed incantata sulle acque calme del Lagno.







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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO

Ultima modifica di Guisgard : 01-09-2021 alle ore 19.00.06.
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