Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 21-09-2009, 04.35.43   #44
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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ARDEA DE' TADDEI

X


"Ma si, ce n'è, mammina, se permetti,
ce n'è mammina, cavalier son detti.
E io, mammina, voglio andar con loro,
e aver vesti di ferro e sproni d'oro."
(Breus, II, 9)


“Allora?” iniziò a parlare il duca. “Ti ricordi di me?”
“Si…si, milord.” Rispose con un filo di voce Ardea. “Come avrei potuto dimenticarvi.”
“E come mi trovi?”
“Il vostro volto è uguale a quella sera e qualche filo d’argento nei capelli e nella barba vi rende ancor più nobile e gentile.”
“Del resto il tempo passa per tutti.”
“Si, verissimo, milord.”
“Ma tu non puoi saperlo” disse con tono severo il duca “sei ancora troppo giovane.”
“Quindi…non mi trovi cambiato, a quanto dici.” Continuò il duca dopo un attimo di silenzio.
“Affatto, mio signore.” Ma mentre diede questa risposta, lo sguardo di Ardea cadde sul bastone che il duca aveva accanto a se.
“Dici il vero?” Tuonò il duca. “Oppure appartieni alla categoria di coloro troppo educati e timorosi per essere sinceri?”
“Dico sempre il vero, milord.” Rispose pronto Ardea.
“Perché fissavi allora il mio bastone?”
“In vero” rispose con pudore il giovane “mi chiedevo cosa mai vi fosse capitato.”
“Una vecchia ferita mal curata. Allora?” Chiese, cambiando discorso, ancora il duca. “Sei felice di venire a stare qui al castello?”
“E’ per me una gioia immensa! Mio signore, io non so come ringraziarvi, né mai potrei sdebitarmi!”
“Il Cielo non ha voluto concedermi la gioia di avere dei figli. Ma quello che tu facesti quella notte per me va oltre la pietà di un figlio.”
Poi, rivolgendosi ai suoi servitori, comandò:
“Accompagnate il ragazzo nella sua stanza e fatelo riposare. Il viaggio è stato lungo.”
Il ragazzo salutò i presenti e seguì i servi verso la stanza che il duca aveva fatto preparare per lui.
Rimasto solo con l’abate e Vico d’Antò, il duca chiese:
“Allora, cosa ne pensate del ragazzo?”
“Milord, devo essere sincero” rispose Vico “credo che il ragazzo abbia doti non comuni.”
“Lo penso anche io.” Rispose il duca.
“Nel suo sguardo” continuò Vico “ho scorto un ardore ed una nobiltà raramente visti in altri occhi. Credo sarà un grande cavaliere.”
“E’ quello il mio intento.” Intervenne ancora il duca. “E voi, eccellenza, condividete il parere di ser Vico?”
“Pienamente, milord!” Rispose Petrillus. “Conversando con i suoi nonni, ho saputo che il giovane è animato da alti valori religiosi e questo rende ancor più eccellente il suo animo.”
“Ser Vico” disse il duca con il suo solito tono “ovviamente mi affiancherete nel compito di educare il giovane alle regole della cavalleria. Nelle mie condizioni non posso più eccellere negli esercizi fisici.”
Vico rispose con un profondo inchino.
Nella sua stanza intanto, Ardea riposò pochissimo, eccitato com’era dalla sua nuova vita.
Non che la sua stanza fosse inospitale.
Era invece riccamente arredata, abbellita da splenditi teli raffiguranti scene di tornei cavallereschi e di caccia. Dalla stanza poi, attraverso una finestra, si poteva ammirare l’affascinante spettacolo della brughiera afragolignonese.
Ma, come detto, il giovane aveva l’argento vivo fin dentro il cuore e di riposare non ne sentiva alcun bisogno.
Chiese così di essere condotto ancora dal duca, dal quale per troppo tempo ne fu separato.
I due trovarono, nell’uno e nell’altro, reciproca compagnia e l’austero cuore del duca conobbe in quel ragazzo un motivo di gioia ed affetto.
Il momento della timidezza e del pudore passò presto, come se ci fosse davvero un filo, di fatale origine, che univa quei due animi. Giorno dopo giorno e poi mese dopo mese, Ardea sentiva sempre più il castello come la sua nuova casa e il duca come suo vero padre.
Così, con la tenera severità di un padre e la giusta intransigenza del maestro, il duca Taddeo iniziò ad impartire le supreme regole della cavalleria, insieme a quelle non meno nobili della cortesia, a quel giovane che ormai amava come un figlio.
Ed Ardea, con il suo affetto ed i suoi insegnamenti, crebbe forte nel fisico e saldo nello spirito.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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