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Vecchio 06-03-2022, 22.35.55   #5
Destresya
Cittadino di Camelot
 
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Destresya è sulla buona strada
Le luci della piccola cappella erano fioche candele che sprigionavano tutto intorno un profumo di vaniglia, che si mischiava ai gigli e alle violette che ornavano l’altare. Ci tenevo particolarmente che tutto fosse in ordine, avevo voluto quel luogo sobrio e nascosto per avere tutta la concentrazione possibile alle mie preghiere.
L’alba faceva capolino dolcemente, filtrando dalle vetrate colorate e dando così all’ambiente un’aria lievemente meno spettrale.
Il silenzio sarebbe stato rotto, di lì a poco, dalla città che si svegliava sotto di me, fuori dalle mura della mia dimora e una nuova giornata sarebbe cominciata.
Ecco perché preferivo ritagliarmi il tempo per le mie preghiere appena prima dell’alba, perché quel silenzio era impagabile, quella solitudine mistica mi permetteva di essere tutt’uno con i miei intenti e la potenza delle mie invocazioni.
Quando l’ultimo grano giunse alle mie mani, e le ultime preghiere alle labbra socchiuse, il sole era diventato prepotente.
Così mi alzai, mi segnai e lasciai la mia piccola cappella privata, per raggiungere gli ambienti più modani della casa.
C’era stata calma, negli ultimi giorni, così avevo potuto intensificare gli allenamenti con i miei maestri, fidati naturalmente.
A parte Ramon ma… beh, di lui ci eravamo già occupati.
Non solo, la sarta mi doveva consegnare un nuovo abito che non vedevo l’ora di indossare e al circolo di Madame Lovarien avevo sfoggiato dei nuovissimi diamanti.
Forse tutto questo dovrebbe sembrarmi strano, considerando la soffitta in cui vivevo da bambina, quando facevo gli inganni più assurdi per sopravviere.
Ma in realtà no, perché tutto mi sembra così al suo posto che mi sembra di esserci nata qui.
Invece, me lo sono guadagnato pezzo per pezzo.
Perché a quelle come me la vita non regala niente, ma devi prenderti tutto ciò che ti spetta.
Oh i miei pensieri motivazionali sono sempre molto importanti prima di dedicarmi a un’intensa mattinata di allenamenti, sempre sperando che non mi annoino.
Ma rintemprare il corpo, dopo aver purificato l’anima è di certo il modo migliore per cominciare una giornata, anche se… a dirla tutta, sprofondare nella vasca da bagno, ha il suo perché.
Deve essere quasi mezzogiorno quando torno nelle mie stanze e posso dedicarmi alla mia toeletta e agli abiti, dato che non posso certo farmi vedere in società conciata o in disordine.
Buona parte delle mie informazioni e delle mie doti è data proprio dall’essere sempre impeccabile, invidiabile e invidiata.
Le chiacchiere tra donne sono di certo il più importante bacino in cui trapelano i segreti di Stato, o tutti quelli che possono essere utili alla mia missione.
Perché in realtà tutto questo non è certo per nulla. I gioielli, gli abiti, le conoscenze che ho acquisito, le abilità, sono benedette perché non sono certo per me, ma per la missione che la Confraternita mi ha affidato, che vale certo di più della mia stessa vita.
Ero giusto persa nei miei pensieri quando mi accorsi del bigliettino lasciato sulla mia toeletta.
Scossi la testa mentre prendevo in mano il foglio e scorgevo il sigillo.
Oh, e dire che mi ero allontanata giusto pochi minuti.
Ma quell’uomo aveva mille risorse e dopotutto non volevo mai che i domestici mi disturbassero.
Lessi il biglietto, che di per sé non diceva nulla, ma se si sapeva decifrare il codice, era tutto molto più chiaro.
Era di padre Tommaso, dovevo farmi trovare alle catacombe a mezzanotte in punto.
Guardai l’abito che dovevo indossare ancora per metà sul manichino che lo teneva in forma.
Beh, sarebbe stato il caso di non andarci vestita così, ma la giornata era ancora lunga.
Sorrisi, uno di quei sorrisetti che mi spuntavano quando qualcosa iniziava a muoversi.
La calma doveva essere finita.
Così mi alzai, e finii di vestirmi, ma il pensiero ormai correva già alla notte.

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Lei si innamorò, sopra ad un cespuglio di rose, e poi rispose... Sì!
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