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Vecchio 27-10-2017, 17.35.28   #43
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
“Nell'universo niente come le stelle è così simile all'Amore.
La loro luce si riflette anche dopo la loro morte, viaggiando nello spazio, nel tempo e nelle distanze, arrivando fino a noi e brillando per sempre.”

(Arato da Soli)

Era un Natale della mia infanzia, poi venne il Capodanno ed infine l'Epifania.
I miei amici avevano ricevuto il loro regalo dei sogni, quasi sempre un giocattolo ed i soliti immancabili dolci nella calza della Befana.
In quelle Feste però io ero indeciso.
Poco importava che il 6 Gennaio era appena passato e la scuola aveva già riaperto le sue porte.
Io non avevo ancora scelto il mio regalo.
Ero indeciso e fantasticavo, sognavo.
Ero il solo bambino della mia classe a non aver ancora scelto il suo dono.
In verità di sogni e di fantasie ne avevo tante.
Troppe forse e questo rendeva difficile, se non impossibile sceglierne uno.
Doveva essere speciale e lo sarebbe stato, se Dio vuole.
Questo pensavo, mentre la mia mente giocava già con la mia immaginazione.
Poi ci saremmo riuniti tutti, io, i miei cuginetti ed i miei compagni di scuola.
Ci sarebbe stato un mega gioco, di quelli che ti restano impressi.
Per molto tempo.
Forse per sempre.
Tutti quindi aspettavano me per cominciare.
“Guardia Spaziale Guisgard.” Disse uno dei miei amici. “Quando ci alzeremo in volo per solcare lo spazio profondo?”
“Molto presto, Nostromo Galattico.” Feci io. “Nessuna stella del cosmo è così lontana da non poter essere raggiunta nonostante il nostro ritardo.”
“Quale sceglieremo, Capitan Guisgard?”
“La più luminosa e lontana, amico mio.” Risposi io indicando il cielo.
Ma senza il mio regalo la nostra astronave, come tutti i nostri giochi e sogni, non avrebbe mai solcato gli spazi siderali di quei nostri pomeriggi spensierati.
“Sei troppo indeciso...” fissandomi lei “... lo dico sempre.” Pettinando la sua Barbie.
“Sciocchezze.” Ridendo io.
“Invece si...” annuì lei con quei suoi occhi di quel verde indefinito che tanto lasciava alla mia fantasia quando provavo a perdermi dentro “... fai sempre così... per un fumetto, un videogioco o un giocattolo... sei sempre lì a pensarci, a rimuginarci sopra...”
“Eh, Kagney...” sorridendo io “... quanta poca fiducia hai in me...”
“Perchè ti conosco.” Con sufficienza lei al punto che mi seccò. “Sono giorni che hai promesso a tutti un nuovo gioco... ed a me...” esitò “... a me una nuova stella da raggiungere... una stella a cui dare il mio nome... la più bella e lontana...”
“Ovvio, sono un Eroe da Romanzo, no?”
“Sei solo chiacchiere da Romanzo.” Facendomi la linguaccia lei.
“Non sai, pettegola, che ogni eroe ha bisogno di una musa che lo ispiri?” Infastidito io. “Come Errol Flynn che in ogni film aveva Olivia de Havilland accanto?”
“Si vede non sei Errol...” replicò lei piccata “... o io non sono la tua Olivia.”
“Si, forse...” nervoso io “... si vede non mi ispiri più.” Fissandola.
“Ah, ecco.” Smettendo di pettinare la sua Barbie lei. “Può essere.”
Andò così via.
Per qualche giorno non la vidi più, né la sentii.
La scuola era ricominciata con i suoi ritmi e le giornate cominciavano ad essere piene di compiti.
Io non avevo ancora scelto il mio regalo e quel gioco era rimasto sospeso in quei pomeriggi ora diventati malinconici.
Quella sera andai a giocare da mio cugino.
Lui, come tutti aveva avuto il suo regalo.
Era il robot del momento che con le sue avventure nello spazio riempiva i pomeriggi in tv.
Si vedeva nelle vetrine, nelle pubblicità e sugli adesivi che si trovavano nei biscotti e nelle merendine.
Avevo visto la pubblicità alla tv ma non mi aveva mai preso.
Non mi aveva conquistato.
Ma poi vedendolo da vicino quella sera tutto cambiò.
Era bellissimo, il sogno di ogni bambino.
Avevo scelto, avevo deciso.
Il giorno dopo lo dissi ai miei genitori ed il pomeriggio stesso, in tarda ora, fu mio.
Bellissimo.
Il pomeriggio seguente ero con i miei cuginetti ed i miei amici, ognuno col suo regalo, pronti finalmente per giocare e sognare.
Tutto era dunque pronto per partire verso le stelle.
Ma mancava qualcosa.
Lei non c'era.
Non era più venuta a giocare.
Così prima di tornare a casa fui io a passare da lei.
Era letto con l'influenza e l'emicrania.
Quando entrai nella sua cameretta lei era a letto, stringendo la sua Barbie, mentre sul comodino c'era una margherita in un vasetto.
“Ehilà...” io.
“Ciao...” lei, notando la scatola che avevo in mano “... e quella?”
“E' il mio regalo.” Avvicinandomi io. “Ho deciso, finalmente.”
“Bravo.” Indifferente lei.
Io aprii la scatola e le mostrai il mio bellissimo robot.
“E' bellissimo.” Disse lei, ancora imbronciata. “Ora potrete partire per le stelle.”
“Già...” annuì io.
“Già...” ripetè lei.
“Per questo sono qui.” Sorridendo io.
“Cioè?”
“Beh, dovevo portarci te sulla stella, no?”
“Allora mi sa non ci andrai mai.”
Io risi di gusto.
“Invece si.” Deciso io. “E tu verrai con me.”
“Senza ispirarti.” Lei a me.
Era sera ed io mi avvicinai alla finestra, guardando poi il cielo.
“Eccola...” indicando fra le prime stelle della sera “... quella è la più luminosa... la raggiungeremo e le daremo un nome... il tuo...”
“Perchè?” Voltandosi lei.
“Perchè Novalis diceva che ogni uomo possiede due cose...” prendendo la margherita dal vasetto e cominciando a sfogliarla “... una donna da amare ed una stella a cui darle il suo nome...”
Il giorno dopo le guarì e ci raggiunse per giocare.
Partimmo e raggiungemmo quella stella, che ancora oggi, come quel giocattolo, custodisco come un tesoro nello scrigno dei miei ricordi e dei miei sogni.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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