LETTERA ALLA MORTE
Per lo compito tuo assai te lodo
Dama nera ch’ operi ‘n baldanza
E silenzio, acuta e sanza fidanza
Dando aspri lai ch’ i’ silente odo.
All’ altra sponda i’ gaio approdo:
E mentre me conduci in stanza,
Mirando me misero in erranza
L’ alme prave stanno in sinòdo.
La man posa su chi non è amato
Pur s’ è ad amar più d’ altri atto,
Donagli quiete e rapiscilo ratto
E chi gli diè li dolori sia dannato.
Innanzi a te Morte son sol armato
De la mestizia mea, son sì fatto
Per te prendere la mano: ‘l tatto
È freddo e severo, ma agognato.
T’ impalmo e apro le mie braccia,
Le dolci tu’ labbia posa sulle mie
E che la tua sia pur la mi’ faccia.
Non passerem tra cent’ e mille vie
Per arrivar poi tardi alla barcaccia.
Or su andiam da Ade, loco di follie.
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