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Vecchio 20-12-2011, 02.35.14   #13
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
“Non sono stati i tesori a risvegliare in me una brama così indicibile” disse fra se. “Ogni avidità è lontana da me: tuttavia, ardo dal desiderio di vedere il Fiore Azzurro. Mi viene sempre in mente e non posso cantare d’altro o pensare ad altro. Una sensazione simile non l’avevo mai provata: è come se ne avessi sognato una volta, o mi fossi assopito in un altro mondo. Infatti, nel mondo in cui vivo abitualmente, chi si preoccuperebbe dei fiori? E del resto non ho mai sentito parlare di una passione così strana per un fiore.”

(Novalis, Enrico di Ofterdingen)


Come il protagonista di quel romanzo, ero inquieto ed eccitato insieme.
Il Sole era ormai prossimo a tramontare e lunghe ombre si allungavano sulla verdeggiante campagna che, man mano l’imbrunire avanzava, si confondeva con il lussureggiante bosco tutt’intorno.
Fissavo quello scenario da una delle finestre della taverna e tutto sembrava mutare con l’avvento del crepuscolo.
Come se antichi miti e leggende, perdute in un passato lontano, emergessero ora da quel mondo tanto bello quanto selvaggio.
Il camino era stato acceso da poco e tre o quattro ragazzi avevano cominciato a cantare allegramente davanti al fuoco, riempiendo la saletta di buonumore.
Eppure io non riuscivo a togliermi dalla testa quella storia…
Tutto in quel luogo sembrava parlarmi di quella storia e di quel fiore.
Forse questo miscuglio di sensazioni avevano provato Lancillotto alla Dolorosa Guardia ed Erec al castello della Gioia della Corte.
E forse anche Rinaldo nella Selva Incantata.
“Sono momenti come questo che rimpiango di non avere qualcosa su cui scrivere…” mormorai distrattamente.
Chi era seduto davanti a me sorrise.
“Vuoi carta e penna?” Mi chiese.
“Ne hai?”
"No, ma possiamo chiedere al padrone del locale..."
Poco dopo mi portarono al tavolo un book notes ed una penna.
Avrei voluto mettere tutto quel mondo che mi circondava sul foglio di carta davanti a me.
Ma era impossibile.
Decisi allora di tracciare qualcosa che raccontasse e che racchiudesse le emozioni che sentivo in quel momento.
Allora decisi di disegnare quel fiore.
Disegnarlo come lo avevo immaginato, poco prima durante il racconto al lago.
Ed è quel fiore che sto guardando in questo momento mentre scrivo…
Lo stesso fiore a cui affido tutti i miei sogni di questa notte…
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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