Visualizza messaggio singolo
Vecchio 27-10-2010, 02.40.38   #359
Morrigan
Cittadino di Camelot
 
L'avatar di Morrigan
Registrazione: 21-08-2010
Messaggi: 596
Morrigan ha un'aura spettacolareMorrigan ha un'aura spettacolare
In un istante, la luce era cambiata.
Un attimo prima Morven stava ascoltando con avidità le informazioni che Goldblum stava rivelando loro.
Un attimo dopo le sue orecchie furono oscurate da un rombo sordo che riempì l’aria intorno.
Un attimo prima stava guardando con sollievo e con una punta di soddisfazione al proprio operato e a come fosse riuscito a comprendere bene l’animo del guerriero.
Un attimo dopo il suo spirito fu come oscurato, sorpreso, stordito e bendato da una forza violenta e improvvisa, che gli scese sul capo e che per poco non lo scaraventò al suolo.

Morven perse l’equilibrio, si puntellò sull’erba e in un istante il suo sguardo si lanciò verso l’alto, verso i rami degli alberi che circondavano la radura e che si protendevano verso di loro. Quei rami che si erano rivelati provvidenziali per i loro agguerriti assalitori, che in quel momento, come rapidi uccelli oscuri generati dal ventre della notte, si scagliavano contro di loro. Le loro lame scintillavano rapide nel buio, e al suo fianco il giovane cavaliere vide cadere un suo compagno senza che questi avesse il tempo di estrarre le armi.
Morven, allora, si lanciò di lato, per prendere almeno un istante, ed estrasse dai foderi le due spade. Quindi, incitato dalle grida di Belven, adirato per la morte dei suo compagno e galvanizzato dall’idea di un nuovo scontro, si lanciò contro l’uomo che aveva appena ritratto la lama dal collo del soldato. Si lanciò contro di lui con foga incontrollata, anelando soltanto di vederlo cadere al suolo in una pozza di sangue.

Era stato forse a causa della natura improvvisa di quell’attacco, della sorpresa di vedersi di fronte un numero così elevato di nemici, o forse solo l’oscurità della notte, che rendeva tutto più incerto e pauroso… o forse era stato semplicemente perché ancora non era così avvezzo alla mischia come gli piaceva credere… per questo o per altri motivi, comunque avvenne che Morven si lasciasse completamente vincere dalla foga, dimenticando l’ordine e ogni forma di ragionamento razionale.
Nella singolar tenzone, fino a quel momento, il giovane aveva dimostrato di avere un equilibrio e un controllo del duello fuori dal normale… ma nella mischia di quella notte, dal suo animo venne fuori soltanto una rabbia sorda ed incontrollata, guidata forse dalla paura, o guidata forse del desiderio… una paura che lo spinse a cercare con insistenza i corpi degli avversari, a menare fendenti con l’una e l’altra mano, a bramare la lama di più nemici alla volta, esponendosi pure con mosse azzardate, che troppe volte lasciarono scoperto il bersaglio.

Fu mentre la testa iniziava a girargli in quella violenta emozione della battaglia che udì in lontananza la voce di Belven, quasi gli stesse arrivando da distanze infinite. Morven non ne afferrò che il vago senso, tanto le sue orecchie erano piene del battito accelerato del suo cuore.

"Dividiamoci!... Dividiamoci! … Morven, Goldblum... dall'altra parte!"

Automaticamente, istintivamente, Morven si spostò nella direzione indicata da Belven, continuando a tenere a bada gli aggressori con le sue due spade.
Tuttavia, il loro numero era ancora superiore, rispetto alle loro forze, e Morven si trovò ad un tratto nella scomoda posizione di dover indietreggiare. Cominciò a chiamare Goldblum, a cercare l’appoggio della sua spada in quella lotta, ma la bassa statura del suo compagno gli impediva di scorgerlo tra gli assalitori.
Indietreggiò ancora, e già era al limitare del bosco. Con un fendente squarciò il ventre dell’uomo che gli stava davanti, ma ancora altri due gli stavano addosso. Le sue due spade, pur valenti, erano troppo corte per tenere i nemici a debita distanza. Il ragazzo cominciò a perdere lucidità e a menare colpi con violenza senza calibrare troppo la direzione ed il bersaglio. In breve, pensò di essere rimasto solo, solo con le sue due armi, solo con quei nemici, ed ebbe paura. E la paura fa muovere gli uomini con mala grazia e con scarza ponderatezza, conducendoli spesso proprio in quelle vie che essi avevano in principio deciso di rifuggire.
Un ultimo impeto di coraggio, di forza, di ardimento, gli permise ancora una volta di scagliarsi contro quegli uomini che lo compivano senza sosta. Il sangue di uno di loro gli schizzò il viso e lo accecò per un istante.
L’attimo dopo il cavaliere era a terra. Gli aggressori giacevano sull’erba, davanti a lui. Il corpo di uno di loro gli pesava su una gamba. Morven fece uno sforzo, si liberò. Si guardò intorno e si avvide di essersi allontanato dalla radura e dai suo compagni. Era solo.

“Goldblum!” gridò, chiamando il nano nella speranza che fosse ancora in vita “Goldblum!”

Ma gli rispose solo il silenzio del bosco.
Allora Morven si trascinò per qualche metro, chè il dolore alla gamba gli impediva di sollevarsi. Si trascinò nella direzione in cui il suo orecchio intese scorrere dell’acqua in lontananza. Ma per quella fatica, gli occhi gli si chiusero e di colpo tutto divenne buio nella sua testa.
__________________
"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"

Ultima modifica di Morrigan : 27-10-2010 alle ore 11.01.36.
Morrigan non è connesso