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Vecchio 18-02-2015, 14.31.55   #506
Tessa
Cittadino di Camelot
 
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Tessa è sulla buona strada
“... e non capirò mai te, così cinica sugli incanti d'Amore e sempre china con la testa sui libri... credi che gli studi diano la felicità? Eh, no, mia cara... l'Amore, la passione e gli slanci di un amante innamorato rendono una donna felice...”

Ripenso alle parole della giovane Rabona, mentre rovisto fra gli scaffali della biblioteca, in cerca degli annali da consegnare al curato Pipino.
Ebbene sì, gli studi mi hanno dato molta felicità. Molta più di quanta avrebbe potuto darmene un uomo.
Ho sempre avuto occhi acuti ed attenti, capaci di osservare il comportamento umano e, molte volte, dietro la parola "amore", ho scorto solo giochi di potere e possesso: la gelosia, le ripicche, il mettere alla prova l'altro escogitando puerili tranelli... Anche nell'amplesso stesso, spesso ho visto solo la smania di possesso. Il bisogno spasmodico di possedere qualcuno o di appartenergli, anima e corpo.

Socrate ha detto "Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l'ignoranza"

Io questa frase me la sono cucita sulla pelle e ne ho fatto la mia bandiera. Tutto quello che c'è fuori, compreso l'amore, adesso non è cosa di cui abbia voglia di occuparmi.

"Suor Corale, sono pronta, andiamo!" dico alla giovane suora che mi attende vicino al portone, con l'aspetto felice ed emozionato di una bambina. Penso alle poche occasioni che alcune giovani religiose hanno di affacciarsi sul mondo esterno e le sorrido, benevola "coraggio, sorella, voglio tornare al convento prima che faccia buio! Non sono tempi felici per Capomazda, questi. La città è nel caos e quando in una città non c'è più ordine, non si sa mai cosa aspettarsi..."

La verità, è che gran parte della mia inquietudine è causata ai sogni che affollano le mie notti.

Cammino fra i filari di una vigna, affacciata su dolci e verdi colline, con il sole che mi scalda la pelle. E nel sogno penso che vorrei restare lì per sempre, perché qua il sole è così raro e così pallido...
Ed è tutto così perfetto, che un moto di commozione mi sale dal petto. Improvvisamente, però, odo un grido ed un pianto strazianti, che lacerano la calma di quel paesaggio da sogno. E quel pianto è così disperato e carico di dolore, che mi domando come sia possibile che tanta bellezza e tanta sofferenza possano convivere sotto lo stesso cielo. Poco a poco, però, il paesaggio inzia a cambiare e ad ingrigirsi, sotto il peso di quel dolore, che comincia ad impregnare l'aria e ad attaccarsi sulla pelle, come l'afa di una tormentata notte estiva, che ho vissuto non so bene quando, da sembrarmi un'altra vita.
Adesso tutto intorno a me è secco. Mi sciolgo in pianto e cado in ginocchio, sulla terra fredda.


Il rumore del portone chiuso alle nostre spalle e il ciarlìo incessante di Suor Corale, mi risvegliano dai miei pensieri.
Siamo per strada, il nostro cammino è iniziato.
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Footfalls echo in the memory, down the passage we did not take, towards the door we never opened, into the rose garden.

Ultima modifica di Tessa : 18-02-2015 alle ore 15.28.33.
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