Discussione: Romanzo Tristano e Isotta
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Vecchio 11-08-2011, 23.55.14   #3
Chantal
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Chantal sarà presto famosoChantal sarà presto famoso
Tristano e Isotta.
Leggenda Celtica che ha conosciuto ampia diffusione in tutta Europa.
In realtà ciò che è giunto fino a noi non è altro che un insieme di frammenti,una raccolta di versi di due distinti poeti,Béroul e Thomas(fonte "Collection littéraire Michard").
L'immortalità di questo romanzo è tutta celata(e forse,esasperata) dalla "Fatalità"della passione,racchiusa nell'immagine del filtro.
Una passione travolgente,conturbante che può trovare compimento e idealizzazione solo nella morte,troppo accesa perchè riesca ad accupare il breve spazio di una vita.Una passione capace di esprimersi e contenersi nell'eternità.
E la morte,vero tempo eterno,unisce i due amanti,per sempre,indissolubilmente,tanto che persino dalle loro spoglie si generano due arbusti,i cui rami sono anch'essi indistricabili l'uno dall'altro(questo narra una delle versioni della leggenda).
Una leggenda che accosta e oltrepassa il mito stesso,l'antico mito di Teseo (Tristano accostato per astuzia a Teseo,ma anche per impavidità).Ma,mentre Teseo si dimena nel labirinto per districarne gli incanti,Tristano sembra volersi dimenare nella costruzione stessa di un labirinto da lui organizzato,con i suoi irriconoscibili travestimenti che creano una rete senza fine(cit. tratta da un commento di Franco Troncarelli per l'ed.Garzanti).
Ma la figura di Tristano,fulcro dell'opera stessa,immagine trascinante anche la stessa figura di Isotta,è il cavaliere inquieto,vinto dalla passione ma che non vuole rinunciare alla grandezza del suo valore.Tristano è la figura che ama,incauta eppure astuta,passionale eppure razionale,che tenta di vincere l'abbandono cedendo a sua volta alle debolezze che finiranno col logorarlo.
Sposa una donna solo perchè ha lo stesso nome della donna da lui amata e che sembra averlo abbandonato.
Un nome.Una donna.Può un nome creare l'illusione di una donna?
"Perchè il nome la fa bella
e più bella senza il nome
non gli sembrerebbe.Il nome
la fa bella!Ed egli chiede la sua mano."
Tristano lo crede,ma mente a se stesso ed al suo cuore.E il cavaliere teme di perdersi,teme di fallire culminando in un duplice tradimento,tradire una promessa eterna sigillata con un anello verso la donna amata,Isotta la Bionda,e tradire se stesso,attraverso il giacere della carne adempiendo ai suoi doveri coniugali con una donna,Isotta dalle bianche mani,verso la quale si è impegnato secondo i canoni della Chiesa,ma che non ama.
Il tormento,la colpa,il timore di perdere ciò che ha di più caro,l'amore del suo cuore ma anche l'inquietudine di perdere l'onore,l'onore di uomo,di cavaliere che si macchia qualora ripudiasse la moglie,poichè ha commesso l'errore di condurla al matrimonio con inganno,senza nutrire per lei amore.
Scene struggenti,intrighi astuti ed acuti,sotterfugi raffinati in nome di una passione consumata con ardimento e spregiudicatezza.
Questo è,a mio avviso,il "Tristano e Isotta" di Thomas.
Quando mi accostai per la prima volta a questo poema intraprendevo i raffinati studi della letteratura Francese e compariva un elemento nuovo nella letteratura,un elemento che io non avevo mai scorto,se non in forma di "sogno"nella rime italiane,ben più angeliche e soavi,con Thomas esplodeva la passione,una passione a tratti sensuale,a tratti,invece,divinatoria.
Romanzo che Thomas aveva destinato alla corte,a uomini e donne di cultura eccelsa,romanzo che nasce per dilettare ma che include anche un altro elemento,l'accostamento alla psicologia umana,Thomas entra nel profondo dei due amanti per cercare di comprenderne la forza e le debolezze,e ci riesce,mettendo in luce un amore contrastato,vissuto secondo la carnalità e il desiderio ma senza perdere l'aura di purezza e cadore del sentimento d'amore,il sentimento per eccellenza.
E il tutto è mediato da un filtro,un filtro oggetto di un'influenza illimitata che regge le vite e le vicissitudini che coinvolgono i due amanti,ma il cui "inganno"trova la sua vera dimensione nella morte.
Opera questa,tanto immortale quanto costante fonte di ispirazione in arti differenti dalla letteratura stessa,basti pensare al "Tristan et Isolde" di Wagner,il quale compone un'opera autobiografica,riconducendo se stesso a quel Tristano che ama una donna dalla quale è separato per opera del Fato(nell'angolo della musica lascerò il preludio al I atto,dell'opera di Wagner).
O anche le influenze stesse che il Tristano ha avuto in un'arte antica come il ricamo.Le avventure di Tristano,infatti,sono raffigurate sulla preziosa coperta "Guicciardini",di recente sottoposta a un progetto di restauro e conservazione attuato dall'"Opificio delle Pietre Dure "di Firenze(il soggetto della coperta,infatti,prevede la raffigurazione di scene tratte dal romanzo epico cavalleresco di Tristano e Isotta,appunto,in una tecnica di ricamo definita "trapunto",divulgatasi durante il Rinascimento a Firenze ad opera di Caterina De'Medici).
Il cavaliere Tristano sin dalle sue origini,che si passi da Thomas per Béroul e Goffredo di Strasburgo,sembra non uscirne mai come un traditore,ma come il vincitore,il vincitore di cuore,la cui follia è in verità,tutta la sua integrezza mentale,poichè in nome di quella follia egli rimane fedele al suo cuore,integro nella sua passione.
Figura eclettica,capace di mutare nel'aspetto,ma non nell'animo,inganna e seduce,persuade ed ammalia,eppure,per sortilegio o per intelligenza,mai si tradisce,mai perde l'integrezza del suo valore.
Nell'intero Romanzo c'è un momento in cui quattro figure sono rette dal tormento e dalle pene,Isotta col suo sposo,Tristano con la sua sposa.In un percorso parallelo entrambi gli amanti si logorano nel dubbio che l'uno abbia potuto dimenticare l'altra,ma quì viene fuori la forza di Isotta la Bionda che sa che il matrimonio di Tristano è un "complotto".Più tormentato e cedevole all'umana debolezza della fragilità e dell'insicurezza,è Tristano,che teme che la sua amante abbia potuto scacciarlo dal suo cuore.
Ma la scena più delicata è la cura della statua che Tristano venera per sopperire alla mancata pienezza di colei che gli manca più di quanto possa mancargli il suo stesso cuore.
"..e la gioa di un grand'amore,
tutta l'ansia ed il dolore,
la sua pena,il triste affanno
dice il bel Tristano al marmo!"
Il "marmo",la statua di Isotta,che diviene per Tristano oggetto di culto ma anche confessionale dei propri tormenti,delle proprie pene.

Devo dire che è un poema che mi ha coinvolta molto(non quanto "Romeo e Giulietta",per riallacciarmi a chi mi ha preceduta)e non più di quanto avrei desiderato leggere del "Tristano"di Chretien de Troyes che,purtroppo,è andato perduto.
Chantal non è connesso   Rispondi citando