Gwen raggiunse lo studio, dove Chef l'aveva fatta chiamare.
L'uomo però era occupato e le fece segno di attendere sulla porta.
Lui era davanti alla cabina di regia, dove in chiaroscuro si intravedeva una figura i cui tratti erano però celati.
L'unica parte del corpo che sfuggiva al manto della penombra era un braccio dal quale si muoveva una mano coperta da un guanto.
“Ti stanno aspettando per l'intervista, capo...” disse Chef a colui che era nella cabina.
“Il nuovo spettacolo” disse Phoeminsk ignorando le parole dell'altro “deve avere qualcosa di unico... non deve essere scontato... né prevedibile... l'arte non lo è mai, come non è ripetibile... essa è un attimo, un istante, un momento fugace e sfuggente... un effimero frammento di vita che non si ripeterà mai più... serve qualcosa di speciale... più che speciale... la caduta di Lucifero lo fu... come l'incendio di Roma... o la morte di una stella...” muovendo la mano in quel guanto.