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Vecchio 03-07-2017, 17.12.14   #1
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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I misteri del V Canto dell'Inferno nelle parole di Francesca

Il quinto canto dell'Inferno Dantesco, come tutti sappiamo, è dedicato ad uno dei peccati più osteggiati e condannati dalla Scolastica e dall'intera teologia Cristiana medioevale, oltre che appartenente ai sette Peccati Capitali: la lussuria.


Qui il Sommo Poeta elenca alcune figure storiche, mitiche e letterarie che trovarono la morte proprio a causa non solo dell'Amore, ma anche del sesso e dalla libidine.
In questo cerchio infernale appaiono così Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena di Troia e persino Tristano.
Il canto è tutto incentrato su similitudini, metafore, segni ed allegorie per descrivere questo peccato, la sua sua pena e tutte le sue vittime.
I dannati infatti vengono dipinti come uccelli in balia del vento, come spazzati e portati via da una forza superiore, simbolismo della passione e dei suoi effetti.


Alcune anime vagano solitarie, altre in veri e propri stormi.
Ovunque dominano le tematiche dell'Amor Cortese, ma soprattutto il senso è la descrizione dell'Amore Cristiano.
Ma oltre a tutto ciò Dante, come sempre fa forgiano e giocando con una lingua che lui stesso sta ideando e sviluppando, assembla, scompone e mischia le parole ed il loro significato.
Compone gli immortali versi che cominciano tutti con la medesima parola, ossia Amor:

"Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense".


Tutto dunque ruota attorno all'Amore, descritto qui, anche se nel peccato, come un bisogno, un dono verso il quale anche Dio avrà pietà.
Ed infatti i veri protagonisti del canto, personaggi storicamente esistiti, Paolo e Francesca, benché dannati non verranno separati dall'Onnipotente, ma destinati anzi a condividere la medesima pena eterna.
Qui non vogliamo discutere dei contenuti del canto, già fatto in un'altra discussione dedicata a questo argomento, ma descriverne invece proprio i simbolismi, i segni ed i significati celati voluti dal Sommo Poeta.
Come i celebri versi "Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante".
Galeotto potrebbe essere il libro che fu causa dell'Amore dei due giovani amanti, oppure il richiamo a Lancillotto e Ginevra, emblemi dell'Amor Cortese ed adultero, citando il fedele amico del Primo Cavaliere, sir Galeotto appunto, l'unico a corte che sapeva del loro Amore e li copriva.
A questo passo gli studiosi hanno dato diversi significati e due su tutti ancora oggi si contendono il vero significato di questi versi.
Cosa intendeva davvero dire Francesca?
Da quel momento non lessero più quel libro perché persero la vita, oppure perché non ne ebbero più il tempo, impegnati com'erano ad amarsi?


Ma forse fra tutti questi segni e simboli celati il vero enigma, il più grande mistero è un altro.
Perché Dante da voce solo a Francesca, facendo restare in silenzio Paolo per tutto il tempo?
Qui teorie ed ipotesi si sono sprecate da secoli, con letterati, linguisti, filosofi e filologi tutti impegnati a cercare una degna e soddisfacente spiegazione.
Ed io ora lo chiedo a voi.
Io vi chiedo, dame cavalieri, perché solo a Francesca è dato di raccontare in questo canto?
Perché Paolo resta invece in silenzio?
Alla fine, dopo di voi, io darò la mia ipotesi, quella ossia che forse mi sembra la più possibile, per quanto possa valere.
Senza però dimenticare che, come diceva Novalis, "Amore altro non è che un sublime mistero a cui solo il cuore può dare un senso."
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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