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Vecchio 02-10-2009, 13.25.47   #9
Hastatus77
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Hastatus77 è un glorioso fuoco di luceHastatus77 è un glorioso fuoco di luceHastatus77 è un glorioso fuoco di luceHastatus77 è un glorioso fuoco di luceHastatus77 è un glorioso fuoco di luce
Il pomeriggio stesso ricevette la visita del Re nei sotterranei della torre dei dannati.
"Or dunque, messere, non vi ho forse io ospitato giunto voi da terre lontane? Non vi ho forse concesso l’onore di cavalcare al mio fianco e battervi per la giusta causa? E’ così che ripagate la mia fiducia?"
"Non so ancor cos’abbia commesso per meritare tale sventurata condizione." Rispose indicando i ceppi che gli impedivano di allontanarsi di più di due passi dagli stessi.
"La Regina Ginevra mi ha riferito del vostro tentativo di farle violenza … e già questo basterebbe a chè io vi spicchi la testa dal collo in questo preciso battito del cuore, ma altre accuse infestano il vostro nome … dicono amiate la compagnia dei pulzelli invece che delle giovani dame. Dicono tramiate col demonio e che una giovane strega v’infesti il letto ogni notte. Dicono ancora che vi siate vantato che questo demonio e le sue schiave splendano di beltà e virtù mille e mille volte più della stessa regina che uguali non ha in tutta la terra, dicono che …"
"Non un’altra parola su colei che amo …" Scattò Lanval all’in piedi e solo le catene gl’impedirono d’aggredire il Re.
"Ella è la più dolce e soave di tutte le creature del creato ed io lo ribadisco qui innanzi a voi, così come pure le sue ancelle. Se solo le poteste vedere capireste quel che voglio dire …" La voce gli si spezzò "ma io, ultimo tra gli ultimi ho perso il suo amore per averne svelato l’esistenza, tradendo il segreto che avevo con l’amata. Non più ella visita la mia casa, non più potrò stringerle la mano e carezzarle i biondi capelli … Cieco di rabbia respinsi la corte della regina e l’insultai difendendo il mio ed il vostro nome, che mai s’abbia dire che Lanval il prode abbia tradito il suo signore. Mi rimetterò al giudizio dei baroni che ben mi conoscono e sanno quel che alberga nel cuore della donna che vi ha reso cieco. Già una volta fu portata in giudizio e già una volta il suo amante la salvò."
Il colpo arrivò atteso, ma Lanval non fece nulla per evitare il pugno che gli ruppe il naso.
"Avete sfogato la vostra rabbia, mio signore, ma non credo che la ferita che avete nel cuore potrà sanarsi prima che la cartilagine del mio naso si ricomponga. Io vi sono amico e suddito fedele."
Il Re se ne andò furioso sbattendo la grata della cella. Convocò i propri baroni che lo convinsero a rilasciare il giovane se egli avesse trovato pur solo un garante che ne impedisse la fuga.Sul suo onore di cavaliere, Gawain, Bors ed i compagni si fecero innanzi ed a loro il prigioniero fu affidato. Lo ricondussero al proprio castello dove il misero non cessava di disperarsi a causa della propria sorte. Se anche avesse superato il giudizio del Re, non sarebbe più rimasto nel Regno dell’Estate, ma avrebbe attraversato le tenebre ed i mari più insidiosi per cercare di raggiungere il suo amore. Vivien aveva parlato di un’isola. Per l’amore che provava sarebbe giunto sin le colonne d’Ercole pur di ritrovarla. Gli amici e tutti coloro a cui aveva elargito doni da quando aveva ricevuto l’immensa fortuna dalla signora, non cessavano d’andarlo a trovare per assicurarsi che non commettesse qualche atto scellerato.
Il giorno del giudizio, Lanval fu condotto al cospetto del Re e di cento dei suoi baroni nel cortile delle armi, tutti rimasero costernati ed increduli innanzi le accuse mosse e tentarono più volte di far rilasciare il giovane senza che andasse a giudizio, ma invano. Il Re bramava una punizione che lasciasse illesa la reputazione sua e della consorte.
La regina interloquì brevemente col Re, dopodiché egli si alzò e prese la parola. "Noi tutti saremmo ben lieti di credere alle parole di questo giovane fellone, ma dove le prove? Che egli conduca la dama misteriosa od anche una delle sue ancelle, così che noi si possa giudicare del loro splendore e del suo dichiarato amore. Solo così cadrebbero tutte le accuse."
Lanval gridò … "Mai e poi mai, ella verrà in mio soccorso dacché un patto d’amore vincolava i nostri segreti incontri ed io l’ho infranto per difendermi da vomitevoli accuse di sodomia. Prendete le mie terre ed i miei cavalli, il mio castello e la mia fortuna, se è questo che in realtà bramate, ma lasciate che io parta per mare affinché raggiunga la sua isola e possa farmi perdonare l’onta recatale, foss’anche con la morte. L’accetterei di buon grado se fosse la sua mano a spiccarmi il capo dal collo, perché l’amo ancora, come e più di prima."
Le dame piansero a cotal parole, ma il Re si alzò prontamente. "A giudizio!"
In quel mentre fecero ingresso nel guardino due splendide ragazze su splendidi cavalli dal bianco manto e tutti si voltarono a mirar la beltà loro.
Gawain si accostò al prigioniero. "Dimmi cugino, son forse loro le damigelle di cui parli, o fra loro v’è forse la dama tua? Perché in verità non ho mai veduto in vita mia nulla di più bello e raffinato."
Le dame si avvicinarono al palco ed offrirono doni ed onori al sovrano chiedendo che fossero preparati gli appartamenti più belli per la loro signora, che presto sarebbe giunta a far visita al lontano parente.
Infastidito per l’interruzione, il Re comandò che tutto fosse preparato così come le due dame avevano richiesto e insistette affinché il giudizio riprendesse. Ginevra sembrò fremere di rabbia quando i baroni e tutti i presenti si voltarono ancora una volta all’ingresso della più bella dama avessero mai veduto: vestita di una semplice tunica di lino bianco, una cintura le cingeva i fianchi così che risaltasse l’esile figura. Il bianco cavallo condotto da un elegante paggio innanzi al palco dove il Re osservava estasiato il falcone che ella teneva sul braccio.
Lanval fremette e pianse silenzioso nel distinguere i lontani lineamenti.
"E’ lei? Dì … è lei?" Insistette Gawain, ma egli non rispose perso estasiato nell’altrui figura.
"Sire!" Cominciò ella. "Ascoltatemi, io ho amato un tuo cavaliere e Lanval è il suo nome. Non sia che egli venga giudicato per le sue parole innocenti e veritiere, mai e poi mai cercò l’amore della tua regina bugiarda e se, del vanto che egli ha fatto della mia persona, con la mia intercessione potrà essere salvato, che sia subito liberato."
La regina sbiancò in viso nel riconoscere nella donna, Vivien, una delle sacerdotesse di Avalon e del sacro calice.
I baroni e quanti addentro nei misteri emisero per acclamazione il giudizio di libertà. Le ancelle uscirono dal castello e attraversarono nuovamente il cortile, seguite poco dopo dalla signora.
"Addio, cugino mio." Disse Lanval abbracciando Gawain. Detto questo, corse verso il grande piedistallo che i cavalieri usavano per essere issati sulle loro cavalcature e, quando la dama vi passò accanto, saltò in groppa dietro le sue spalle stringendole la vita grato della sua presenza e del suo amore.
D’allora di loro non si seppe più nulla, se non che trascorsero l’intero corso della vita sull’isola di Avalon, bianca meretrice dei nostri sogni di gloria di miseri mortali.

(Fine del racconto)

Postilla di Pierluigi Curcio: In un giorno d’autunno, su una scogliera di una terra lontana, oggi chiamata Cornovaglia, ma un tempo conosciuta come Dummonia, la perfidia dei Re, mise fine alla tragica storia d’amore tra il prode Tristan e la giovane Isotta … nel Regno dell’Estate.
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"La Morte sorride a tutti... Un uomo non può fare altro che sorriderle di rimando..."


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