Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 16-10-2009, 02.55.13   #80
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

XXII

“Questo potere ti viene dato
dal Cielo, attraverso le mie mani.
Ti sarò per questo sempre signore
e duce. Ricordalo, Lorenzo.”
(Il buono e il cattivo amministratore, I, 28)


Celebrata la santa messa, Ardea raggiunse la sua stanza e lì vi trascorse la notte.
Dormì pochissimo ed una marea di pensieri, dubbi e timori invasero la sua mente ed il suo cuore.
La notte era illuminata dalla pallida Luna piena, solo di tanto in tanto attraversata dalle alte nuvole che sotto la sua luce si gonfiavano e si illuminavano, assomigliando ad irrequiete onde di un mare infinito.
I suoni e gli echi di quella notte penetrarono nella stanza, aumentando l’inquietudine del giovane.
Dopo aver cercato invano di domare quei pensieri, vinto, decise di arrendersi al loro corso.
E l’unico conforto per il suo stato d’animo afflitto lo trovò nella preghiera.
Così fino all’alba pregò con una intensità ed una pietà mai avute prima.
Il canto del gallo lo destò dalle sue orazioni e i primi raggi del giorno nascente iniziarono a squarciare il buio di quella stanza.
Dopo un po’, un rumore di passi attirò la sua attenzione.
Nella stanza entrarono alcuni paggi e portarono un nuovo abito ad Ardea.
“Il re vi attende.” Gli annunciò uno di loro.
Condotto nella sala del trono, Ardea fu subito colpito della presenza di tanti baroni e dame. Era presente anche ser Vico, mentre il re, sul suo regale seggio, conversava con ser Torio delle Taverne.
Ma appena il giovane giunse al suo cospetto, il re iniziò a fissare il ragazzo, che per la soggezione abbassò lo sguardo e si inchinò a terra.
“Come è trascorsa la notte?” Chiese il re.
“Pensierosa, mio sovrano.”
Il re fece allora cenno ad Ardea di avvicinarsi. E quando gli fu davanti, il sovrano lo colpì sulla guancia sinistra.
“Questo è l’ultimo colpo che ricevi senza reagire!” Disse il re. “Ora inchinati.”
Allora battè con la sua spada su ciascuna delle spalle del ragazzo, pronunciando la solenne formula:
“In nome di San Giorgio e San Michele noi vi armiamo cavaliere!”
In quel momento si alzò spontaneo nella sala un vigoroso e lungo applauso ed Ardea credette di sognare.
“Mio signore e mio re…” Disse con un filo di voce.
“Ardea de Taddei” Disse il re “oggi siete un nuovo cavaliere del reame. Ricordate che i vostri compiti sono quelli di difendere la Fede e la Chiesa, il regno ed il vostro re, i deboli e gli oppressi!”
Poi baciò sulla guancia il nuovo cavaliere e invitò tutti i presenti a salutarlo ed omaggiarlo.
La giornata fu gioiosa e lunga, con ricchi pranzi accompagnati da musica, canti e balli.
Essendosi ora tutto risolto e regolato, fu possibile concludere il torneo di Capo degli Orafi con la solenne premiazione del vincitore.
Tutti poterono così lodare il valore di quel cavaliere che ora aveva finalmente un nome.
Il vessillo raffigurante il gufo e la rosa, simbolo del casato del duca Taddeo d’Altavilla, fu issato sulla torre più alta del palazzo e tutte le campane della città suonarono a festa.
Inoltre i nobili della corte recarono doni, ricchi e sfarzosi, al cospetto del nuovo cavaliere, omaggiando così il suo nobile lignaggio.
Quando la giornata fu conclusa, Ardea potè riposarsi, anche se la forte eccitazione per quell’incredibile dono della sorte gli impedì di dormire.
Ma anche se fosse stato stanco e senza forze, non avrebbe potuto comunque chiudere occhio. Non prima di aver scritto una lettera a suo padre, per raccontargli di essere finalmente diventato cavaliere.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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