Lelandro sorrise a Clio, forse un po' deluso da quella sua risposta, mentre il carrozzone raggiungeva il maniero.
L'antica cinta muraria ormai non copriva più l'intero e vecchio perimetro, mentre il castello vero e proprio aveva solo qualche torre ancora in piedi, con la parte nobile segnata da crolli.
Ma qualcosa di spettrale, di cupo, di misterioso avvolgeva quel luogo.
Un senso di decadenza, non solo dettato dalle rovine, ma come se una vaga angoscia attraversasse quel posto.
“Ehi, guardate...” disse Lione, indicando una lapide marmorea nelle murature dell'ingresso.
Una lapide che così recitava:
“Qui è dove non c'è Fortuna...
Dove è muta si' anche la Luna...
Dove Amor han tutti dimenticato...
Dove nessun Fior più è sbocciato...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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