Visualizza messaggio singolo
Vecchio 26-08-2010, 20.26.47   #63
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
Messaggi: 51,903
Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

XV

Vivara era battuta dal vento che continuava a gonfiare le grosse e scure nuvole, che da Occidente si affacciavano minacciose su un mondo che appariva, al loro passaggio, debole ed indifeso.
In lontananza sordi boati già annunciavano l’imminente tempesta.
“Per tutti i diavoli del Creato!” Eslamò Gastone. “Avrei giurato che la burrasca fosse molto più lontana e più debole! Invece sembra che le folgori abbiano una gran voglia di abbattersi sul mondo sottostante!”
“Tranquillo, amico mio…” intervenne Icaro “… mi lascerai qui e passerai a riprendermi quando la burrasca te lo permetterà.”
“E cosa farete da solo qui, mio signore?” Chiese stupito Gastone. “Io non ci lascerei nemmeno il demonio su questo scoglio! Forse anche l’Altissimo ha abbandonato questo luogo!”
Icaro saltò giù dalla piccola barca e si incamminò verso le rocce che frastagliavano i pendii dell’isolotto.
“Appena la furia della tempesta si sarà esaurita” prese a dire Icaro “tu tornerai a riprendimi.”
E, arrampicatosi sugli scogli, già resi schiumosi dal vigore delle onde, svanì tra l’inquieta vegetazione di Vivara.
Il vento soffiava con un vigore quasi sconosciuto al giovane.
Eppure lui ben conosceva la foga del vento quando, battendo sui verdeggianti colli del suo Chianti, arrivava a piegare i fieri cipressi che come fedeli e secolari vassalli si chinavano al suo passaggio.
Ma quel vento gli appariva diverso.
Forse soffiava da un mondo lontano.
Un mondo situato al di là di quell’orizzonte che a molti suoi simili appariva come una prigione.
Ma ora anche Icaro sentiva l’ossessione di quella prigione.
Una prigione da cui cercava in tutti i modi di fuggire, senza però trovare mai il varco che gli permettesse di lasciare quel mondo di pene, miserie ed ingiustizia.
Ma cosa cercava Icaro su quell’isolotto?
Un luogo desolato, abbandonato e forse maledetto.
La sua caratteristica forma di mezzaluna rendeva facile al vento penetrare tra i suoi pendi e le sue scogliere, per poi però restare intrappolato, echeggiando sul suo stesso austero ed indomabile soffio.
E cosi era anche per Icaro.
Come il vento, infatti, il giovane era stato attratto da quell’enigmatica sporgenza sul mare, restando però di fatto rinchiuso nelle sue sbarre di pietra e vento.
La tempesta avanzava e si faceva annunciare da boati e lampi che cominciavano ad illuminare un cielo divenuto in breve scurissimo.
Cercò allora un rifugio.
L’isolotto però non presentava costruzioni, nemmeno ruderi che testimoniassero un passato, anche lontano, di vita, né rifugi naturali.
Intanto il vento aumentava e sembrava voler flagellare quel luogo dimenticato, mentre gli alberi come spaventati da quella primordiale forza parevano sul punto di essere spazzati via.
Per un brevissimo momento un’accecante bagliore accese l’oscuro cielo, seguito da un devastante boato che terminò con una folgore che si abbatté su una rientranza alle pendici della vetta di Vivara.
Ed in quell’attimo ad Icaro sembrò di aver visto qualcosa.
Qualcosa celato tra la fitta e selvaggia vegetazione, resosi visibile per un infinitesimale attimo.
Un infinitesimale attimo che però non sfuggì ad Icaro.
Il giovane allora cominciò ad avanzare verso quel punto, che pure distava abbastanza da dove si trovava ora.
Inoltre il vento soffiava in senso contrario, quasi ad ostacolare il suo cammino.
Sordi lamenti sorgevano tra quella impaurita flora che sembrava come impazzita per l’arrivo imminente di una collera troppo grande ed inevitabile.
E con la forza della disperazione, Icaro aprendosi un varco tra il folto fogliame, riuscì a raggiungere alla fine quella cosa mostratasi nel bagliore della tempesta.
Era una piccola rientranza del pendio, circondata da sterpi e rovi che crescevano su rocce lisce e lucenti, tanto da riflettersi sotto i bagliori della burrasca.
Icaro, per ripararsi dalla fitta pioggia che aveva iniziato a cadere con forza, entrò nella grotta.
Subito notò qualcosa, di inaspettato.
Un lieve bagliore, tremante ed incerto, che proveniva dal fondo della grotta.
Il giovane, vinto l’iniziale timore, si avvicinò verso quella debole luce.
Sul fondo la grotta girava a gomito, dando poi verso un ampio varco naturale, simile ad una grande sala scavata nelle viscere di quell’isola.
E qui riconobbe la sagoma di un uomo, intento a scrivere, che gli dava le spalle, seduto ad un rozzo tavolo di duro legno.


(Continua...)
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
Guisgard non è connesso   Rispondi citando