“Una notte d’Inverno, buia e tormentata, un vento fortissimo infuriava e sibilava sopra le mura di Capomazda, aristocratica ed antica terra, di nobili tradizioni e dimora d’invincibili ed inarrivabili cavalieri, campioni della Fede e della giustizia, nel ridente e potente regno di Afragogna.”
Così mio nonno, durante un tardo pomeriggio estivo, già intriso delle tinte dell’imbrunire e sotto la pallida luce di un’enigmatica Luna, cominciò a raccontarmi dei Taddei e della loro terribile maledizione.
E, al suono delle sue parole e delle sue sensazioni, dentro di me prendeva vita quel mondo incantato, fatto di duelli, amori, magia, dannazione e salvezza, un mondo il cui eco favoloso risuona ancora oggi nei miei sogni.
E così sognavo di essere l’Arciduca, di difendere Capomazda e conquistare il cuore della Granduchessa.
Mi vedevo impugnare la superba Parusia contro le forze del male e sfidare in un mortale duello l’invincibile Cavaliere del Gufo, per riscattare il mio cuore, la mia anima e vincere la misteriosa e spettrale Gioia dei Taddei.
E quel mondo poi ha aperto davvero le sue fiabesche porte, permettendo a me e a tutti voi di entrare e vivere da protagonisti le sue sognanti e fantastiche avventure.
Io credo, senza banalità e formalità di sorta, che questi ringraziamenti vadano a tutti voi, amici ed amiche, che avete reso possibile far rivivere quel mondo oggi su Camelot.
Grazie a tutti per aver letto, giocato e sognato in questa avventura d’altri tempi